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PRIMARIE ELEZIONE SEGRETARIO PD 2009-10-25 ELETTO SEGRETARIO PIERLUIGI BERSANI Lo scrutinio? Con un sms 2009-10-26 |
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2009-10-27
PRIMARIE PD 2009-10-25 ELEZIONI SEGRETARIO NAZIONALE Ultimo aggiornamento 28 ottobre 2009 ore 00:20 8.971 sezioni su 10.000 |
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Cadidato |
Voti |
% |
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1 |
PIERLUIGI BERSANI |
1389681 |
52,9 |
|
2 |
DARIO FRANCESCHINI |
899683 |
34,3 |
|
3 |
IGNAZIO MARINO |
335155 |
12,8 |
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VOTANTI VOTI SCRUTINATI % |
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3 |
100 |
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-10-31 Critiche dagli "ecocon" del Pd: niente futuro nel dialogo col partito di cuffaro Casini: "Bene l'uscita di Rutelli dal Pd Insieme possiamo raddoppiare i voti" Il leader centrista: lavorare per superare il bipolarismo. Bersani risponde:"Impegnati a fare il bambino nuovo" * NOTIZIE CORRELATE * Rutelli: "Sì, lascio il Pd. Questo non è il mio partito" (31 ottobre 2009) Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli (Ansa) Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli (Ansa) ROMA - Francesco Rutelli lascia il Pd e il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, considera questa una buona notizia. "La accolgo positivamente - dice Casini a margine di un convegno della fondazione Liberal -. Si può realizzare un percorso comune. Non è un problema di destra, di sinistra o di centro perchè bisogna parlare agli italiani un linguaggio di senso che vada nella direzione di modernizzare il Paese in modo da ancorarlo a valori seri in un momento di degrado". A chi gli chiede se con l'ipotesi di avviare un percorso comune con l'ex leader della Margherita ci sia la possibilità di raddoppiare i consensi, l'ex presidente della Camera risponde: "È il minimo sennò sarebbe un insuccesso". "Francesco Rutelli - commenta poi il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa - sta facendo un lavoro positivo che va nello stesso verso nostro, nella nostra stessa direzione". "SUPERARE IL BIPOLARISMO" - Per Casini, poi, occorre "riformare la legge elettorale" per superare una "sistema bipolare in cui risultano vincenti le ali esterne e i populisti". Il bipolarismo, per Casini, ha "consegnato la politica italiana ai ricatti da una parte di un populismo giustizialista di Di Pietro, che finisce per dare voce ai peggiori istinti di un'opposizione politica, e dall'altra ha messo la golden share della politica italiana in mano alla Lega, che la esercita con la spregiudicatezza e l'intelligenza che ha". Anche per questo, in vista delle prossime elezioni regionali, la scelta dei centristi sarà chiara: "L'Udc non si alleerá mai con coalizioni che sostengano un presidente della Lega". BERSANI - E da Piacenza, dove sta festeggiando l'elezione a segretario Pd, Pierluigi Bersani commenta con i cronisti l'addio di Francesco Rutelli, che ha parlato di promesse tradite e del Pd come di un partito mai nato. "A me spiace - dice ancora Bersani - ma stiamo appunto cercando di fare il bambino nuovo, come ci hanno detto di fare 3 milioni di persone. Questo è quello in cui siamo impegnati. Mi dispiace - conclude - che non se ne possa discutere anche con Rutelli". "Non facciamo cose antiche. Stiamo cercando di fare il progetto nuovo, il bambino nuovo sotto la spinta di una grande partecipazione". LE CRITICHE DAL PD - Ma la scelta di Rutelli è commentata anche da altri esponenti del centrosinistra. Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti della corrente ecodem del Pd, mandano un messaggio chiaro al presidente del Copasir: "Caro Francesco stai sbagliando". Secondo i due esponenti democratici è il Pd che "incarna la speranza di milioni di cittadini che vogliono cambiare questo paese con la costruzione di una forza riformista e moderna che non guardi al 900 ma alle sfide del futuro". E per questo la sua scelta di abbandonare "ci pare francamente di difficile comprensione, tanto più alla luce di un approdo in una forza che vedrebbe come interlocutore privilegiato l'Udc di Casini e Cuffaro". Per l'ex ministro Arturo Parisi, prodiano e ulivista doc, "nell'uscita di Rutelli dal Pd c'è una nettezza e una nitidezza che va riconosciuta e apprezzata. Se la scelta è netta e nitide sono le spiegazioni, lo stesso non si può certo dire per la prospettiva". In particolare, per Parisi "non è con una iniziativa di centro e inevitabilmente centrista che si può mettere riparo al danno fatto da tanti e innanzitutto dallo stesso Rutelli, ma riproponendo con forza la domanda di un partito nuovo".
31 ottobre 2009(ultima modifica: 01 novembre 2009)
2009-10-28 Pd, Rutelli: "Inizia tragitto differente" Si dimettono Soro e Finocchiaro Il capogruppo alla Camera: "Non intendo riproporre la mia candidatura, ritengo conclusa una fase politica" MILANO - Grandi manovre nel Pd. Dopo l'annuncio di Rutelli ("Andrò con Casini"), sono i due capigruppo alla Camera e al Senato, Antonello Soro e Anna Finocchiaro, a giocare la carta delle dimissioni. Intanto Rutelli spiega meglio i motivi del suo addio: "Bisogna iniziare un tragitto differente, con persone che hanno culture diverse e che non facciano riferimento all'Italia del rancore - ha detto a Sky Tg24 -. La risposta alla crisi economica e alla divisione del paese non può limitarsi a dire che da una parte c'è la destra e dall'altra un centrosinistra che fondamentalmente ripercorre le strade del passato". CONTRAPPOSIZIONE - Rutelli, a Milano per la presentazione del suo libro "La svolta", profetizza una divisione del paese: "L'Italia sta vivendo un cambiamento e uno spostamento del quale la gran parte dei cittadini non si accorge a causa di un conflitto che sta snervando il Paese. Il centrodestra che è diventato destra e il centrosinistra improntato sul Pd, che ritrova le sue ragioni di sinistra ed è alleato del movimento dipietrista, comportano che l'offerta politica abbia bisogno di persone di buona volontà consapevoli che c'è un rischio dinanzi a noi: quello che l'Italia si possa dividere". Rutelli cita le "mille fratture", con la Lega che è "l'unico contraente del centrodestra, come dimostrano le discussioni per i candidati alle regionali del Veneto e del Piemonte. "Potremmo avere un'altra frattura con la nascita del partito del sud tutto interno alla destra - prosegue -, in questo caso un centrosinistra orientato a sinistra non avrebbe parole per il Paese e diventerebbe minoranza". Fassino, Finocchiaro e Bersani (M. Di Vita) Fassino, Finocchiaro e Bersani (M. Di Vita) LASCIANO I CAPIGRUPPO - Soro ha annunciato le dimissioni sue e della Finocchiaro, spiegando che considera conslusa una fase politica e che è necessario un ricambio della classe dirigente. "Sia io che Anna Finocchiaro abbiamo deciso dalla settimana scorsa di convocare per mercoledì l'assemblea dei parlamentari del nostro gruppo, rassegnare le nostre dimissioni e attivare la procedura di rinnovo delle cariche così come si fa all'indomani di un cambiamento importante di fase politica - ha detto Soro a Radio Radicale -. Personalmente aggiungo che non intendo riproporre la mia candidatura". FASE POLITICA CONCLUSA - "Mi dimetto - spiega Soro - non per un contrasto politico né per un atto di straordinaria cortesia, ma semplicemente perché considero conclusa la fase politica che mi ha visto alla presidenza del gruppo e considero che il ricambio di classe dirigente fa parte della fisiologia democratica". Soro ha poi auspicato che "le notizie circa l'uscita di Rutelli dal Pd non siano fondate". "È giusto - conclude - che il segretario vincente abbia la responsabilità e non ho dubbi che saprà cogliere la complessità del Partito Democratico, ma nel Pd si partecipa alle competizioni per rispettarne l'esito, non per scapparne via".
27 ottobre 2009
2009-10-27 dopo la vittoria di bersani alle primarie Pd, Rutelli: "Inizia tragitto differente" Si dimettono Soro e Finocchiaro Il capogruppo alla Camera: "Non intendo riproporre la mia candidatura, ritengo conclusa una fase politica" MILANO - Grandi manovre nel Pd. Dopo l'annuncio di Rutelli ("Andrò con Casini"), sono i due capigruppo alla Camera e al Senato, Antonello Soro e Anna Finocchiaro, a giocare la carta delle dimissioni. Intanto Rutelli spiega meglio i motivi del suo addio: "Bisogna iniziare un tragitto differente, con persone che hanno culture diverse e che non facciano riferimento all'Italia del rancore - ha detto a Sky Tg24 -. La risposta alla crisi economica e alla divisione del paese non può limitarsi a dire che da una parte c'è la destra e dall'altra un centrosinistra che fondamentalmente ripercorre le strade del passato". CONTRAPPOSIZIONE - Rutelli, a Milano per la presentazione del suo libro "La svolta", profetizza una divisione del paese: "L'Italia sta vivendo un cambiamento e uno spostamento del quale la gran parte dei cittadini non si accorge a causa di un conflitto che sta snervando il Paese. Il centrodestra che è diventato destra e il centrosinistra improntato sul Pd, che ritrova le sue ragioni di sinistra ed è alleato del movimento dipietrista, comportano che l'offerta politica abbia bisogno di persone di buona volontà consapevoli che c'è un rischio dinanzi a noi: quello che l'Italia si possa dividere". Rutelli cita le "mille fratture", con la Lega che è "l'unico contraente del centrodestra, come dimostrano le discussioni per i candidati alle regionali del Veneto e del Piemonte. "Potremmo avere un'altra frattura con la nascita del partito del sud tutto interno alla destra - prosegue -, in questo caso un centrosinistra orientato a sinistra non avrebbe parole per il Paese e diventerebbe minoranza". Fassino, Finocchiaro e Bersani (M. Di Vita) Fassino, Finocchiaro e Bersani (M. Di Vita) LASCIANO I CAPIGRUPPO - Soro ha annunciato le dimissioni sue e della Finocchiaro, spiegando che considera conslusa una fase politica e che è necessario un ricambio della classe dirigente. "Sia io che Anna Finocchiaro abbiamo deciso dalla settimana scorsa di convocare per mercoledì l'assemblea dei parlamentari del nostro gruppo, rassegnare le nostre dimissioni e attivare la procedura di rinnovo delle cariche così come si fa all'indomani di un cambiamento importante di fase politica - ha detto Soro a Radio Radicale -. Personalmente aggiungo che non intendo riproporre la mia candidatura". FASE POLITICA CONCLUSA - "Mi dimetto - spiega Soro - non per un contrasto politico né per un atto di straordinaria cortesia, ma semplicemente perché considero conclusa la fase politica che mi ha visto alla presidenza del gruppo e considero che il ricambio di classe dirigente fa parte della fisiologia democratica". Soro ha poi auspicato che "le notizie circa l'uscita di Rutelli dal Pd non siano fondate". "È giusto - conclude - che il segretario vincente abbia la responsabilità e non ho dubbi che saprà cogliere la complessità del Partito Democratico, ma nel Pd si partecipa alle competizioni per rispettarne l'esito, non per scapparne via".
27 ottobre 2009
Manovre per la "squadra dei 25" Binetti e Lusi già pronti a seguirlo L’ex sindaco di Roma lavora a un suo gruppo di parlamentari * NOTIZIE CORRELATE * Pd, si apre il caso Rutelli Paola Binetti Paola Binetti ROMA — Ci sono gli entusiasti, i cauti e i "coperti" nella pattuglia che Rutelli medita di portar via al Pd di Bersani. "È una cosa seria — aderisce senza tentennamenti Paola Binetti —. Se il Pd continuerà a marciare verso sinistra io ci sarò. Sì". Un nuovo gruppo parlamentare, venticinque tra deputati e senatori. È l’obiettivo che il presidente del Copasir ha confidato agli amici più fidati. Ma negli ultimi tempi la geografia dei fedelissimi è cambiata. Paolo Gentiloni si è avvicinato a Franceschini, Ermete Realacci è molto attivo nel partito e Roberto Giachetti prende distanze dai compagni di strada dell’ex sindaco di Roma: "Non andrei mai da Casini e lui non verrebbe a cercarmi". Assai diversa la reazione di Andrea Sarubbi, giornalista e deputato cui sta stretta la definizione di "teodem", ma anche, un po’, il Pd: "Sto elaborando il lutto della vittoria di Bersani. Se tutti i nostri avversari festeggiano, c’è qualcosa che non va". Enzo Carra, che dei "teodem" è stato ben più di un portavoce, dice che non seguirà Rutelli, però la porta si cura di non chiuderla: "Sentirò quel che dirà Bersani, poi deciderò. Senza preavviso". E cauto si mostra Luigi Bobba: "Non conosco il progetto, quindi non posso avere né interesse, né disinteresse". Preferisce restarsene comodo nel Pd, onorevole Bobba? "Comodo è troppo, non esageriamo". Marco Calgaro si è avvicinato a Enrico Letta e ha votato Bersani. Però resta a guardare: "Il Pd si sta restringendo alla matrice socialista. Se il segretario invertirà la tendenza starò nel partito, altrimenti credo che tanti avranno dei problemi". Il cellulare di Linda Lanzillotta, che i rutelliani descrivono tentata dallo strappo, squilla a vuoto. Risponde invece Luigi Lusi, tesoriere della Margherita: "Seguirò Francesco se e quando ci sarà un motivo. Speriamo che Bersani non ce ne dia uno". Altrettanto esplicito Renzo Lusetti: "Io non ci vado, è tutto prematuro e senza senso". Che sia "prematuro" lo dice anche Gianni Vernetti, per quanto convinto che "il Pd sta diventando qualcosa di molto diverso da ciò che avevamo concepito ". Il senatore Andrea Marcucci si aspetta che Bersani difenda l’"unità del partito ". Alle primarie era schierato con Franceschini, ma Dario ha perso e ora anche lui spera che il neo—segretario terrà aperte le porte. Altrimenti, senatore Marcucci? "Ognuno trarrà le sue valutazioni". Il senatore ligure Claudio Gustavino aderisce di slancio: "Assolutamente sì... Guardo con interesse alle mosse di Rutelli ". Racconta di aver scritto una lettera a Franceschini per dirgli che la vittoria di Bersani, che pure stima, "rischia di ridurre il Pd a una evoluzione dei Ds in una 'Cosa 4'". Se Rutelli fa la scissione lei lo segue, senatore Gustavino? "Non so se sarà una scissione, ma certo bisogna segnare un punto verso l’area moderata trascurata dal Pd". La stessa area da cui proviene Marco Follini, che però non mostra fretta di tornarvi. "Comprendo la delusione di Rutelli e condivido alcune delle critiche che fa — motiva l’ex segretario dell’Udc —. Però scompaginare oggi il principale partito dell’opposizione rischia, involontariamente, di dare una mano alla maggioranza". Per dare nomi e volti alle intenzioni di Rutelli c’è chi guarda ai delusi illustri del Pd, come Massimo Cacciari, e chi agli scontenti del Pdl. Si dice che il senatore Marcello Pera sia disponibile, ma lui smentisce: "Non mi risulta". Paolo Guzzanti conferma il "progetto di un gruppo comune" e racconta: "Giorgio La Malfa potrebbe entrarvi". Monica Guerzoni 27 ottobre 2009
L'ex pm sulle REgionali: "Prima di allearci, chiarezza sui compagni di viaggio" Idv-Rifondazione: in piazza il 5 dicembre per chiedere le dimissioni di Berlusconi Di Pietro e Ferrero: "A noi si uniscano Bersani e il Pd. Proviamo tutti insieme a costruire un'opposizione" Antonio Di Pietro (Fotogramma) Antonio Di Pietro (Fotogramma) ROMA - "Una grande manifestazione unitaria il 5 dicembre per far riflettere sui danni al Paese dell'era Berlusconi". Italia dei valori e Rifondazione comunista hanno presentato la Manifestazione unitaria contro le politiche del governo Berlusconi, già ribattezzata "anti-berlusconi day". I leader dei rispettivi partiti, Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, hanno esteso l'invito a partecipare al nuovo segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "A Bersani dico: vieni anche tu, mobilita la tua organizzazione", ha detto Di Pietro. "Deve essere un'iniziativa di tutta l'opposizione che chiede le dimissione di Berlusconi", ha aggiunto Ferrero. "Diamo all'opposizione l'opportunità di stare insieme. Il nostro invito è al Pd ma anche un'opportunità: proviamo tutti insieme a costruire un'opposizione". REGIONALI, ALLEANZE - "Ci auguriamo alle regionali di poter creare una coalizione allargata, come annunciato da Bersani, ma deve essere chiara nei programmi e leale", ha chiarito Di Pietro. Per quanto riguarda il meridione Di Pietro vuole garanzie sui candidati: "Abbiamo chiesto un incontro a Bersani perché vogliamo sapere se intende rimettere in campo la squadra che ha sporcato la politica in Puglia, Campania e in generale al Sud o se vuole cambiarla. Prima di allearci, vogliamo sapere chi sono i compagni di viaggio".
27 ottobre 2009
"Guerriglia" nel Pd. Spunta la carta Prodi Se Bersani non convincerà l’ex premier, la presidenza andrà alla Bindi * NOTIZIE CORRELATE * Pd, tensione sulle alleanze. Rutelli: "Io con Casini" Romano Prodi Romano Prodi ROMA — I rutelliani minacciano una microscissione, Dario Franceschini e i veltroniani si sono dati alla guerriglia interna: a meno di 24 ore dalla sua elezione Pier Luigi Bersani si è trovato a dover affrontare le prime grane. Il neosegretario stava già pensando a un organigramma molto classico: una segreteria in cui coinvolgere i leader del partito, come Massimo D’Alema, e un esecutivo di giovani e volti nuovi per la politica nazionale come Andrea Orlando (ex portavoce del Pd versione Walter Veltroni) e il presidente della Regione Toscana Claudio Martini. Un modo per non emarginare i maggiorenti del partito e per valorizzare, nel contempo, il resto della classe dirigente sparsa in tutta Italia. Ma non è detto che questo basti, visto che le fibrillazioni aumentano. Perciò si sta facendo strada l’idea di un estremo tentativo: quello di coinvolgere Romano Prodi offrendogli la presidenza del Pd che originariamente Bersani aveva in mente di affidare a Rosy Bindi. Finora l’ex premier ha sempre rifiutato questa prospettiva. Ma anche in politica tentar non nuoce: riuscire a raggiungere questo obiettivo darebbe maggior respiro al segretario e gli consentirebbe di affrontare le beghe interne con maggiore tranquillità. Infatti con Prodi alla presidenza del Pd difficilmente Franceschini e i veltroniani potrebbero continuare la loro battaglia in nome del "vero" Partito democratico. Prodi è l’uomo che nell’immaginario del popolo ulivista incarna il Pd, è colui che potrebbe dare a Bersani la patente di autentico "democratico" e dimostrare che con lui non si torna indietro. Se l’ex premier confermerà la propria indisponibilità ancora una volta e in maniera definitiva, allora Bersani tornerà su Bindi, anche perché le donne non si sentono adeguatamente rappresentate nel Pd: una vicesegretaria, come previsto dal farraginoso statuto, non basta. Intanto, però, in attesa che si sciolga il nodo della presidenza del partito, la guerriglia interna ha preso il via. Alla Camera dei deputati Antonello Soro, fedelissimo dell’ex segretario, si è impuntato: non vuole farsi sostituire. Una mossa che ha messo in difficoltà Bersani. Il neo leader non ha nessun interesse a mostrare che il "suo" Pd è spaccato. Perciò al momento sta temporeggiando. Dicono che a questo punto, pur di arrivare a una resa interna, sarebbe disposto ad aspettare le elezioni regionali prima di procedere al cambio della guardia a Montecitorio. Un altro esempio delle frizioni tra franceschiniani e bersaniani è dato da quel che è accaduto in Puglia. Lì il candidato di Massimo D’Alema alla segreteria regionale, Blasi, non è riuscito a farsi eleggere al primo turno, cioè non ha oltrepassato il 50 per cento. Franceschini ha pensato di far convergere i propri voti non su di lui, ma su Michele Emiliano, il sindaco di Bari in pessimi rapporti con il presidente della Fondazione Italianieuropei, intenzionato ad arginarne il potere in Puglia. Un vero e proprio atto di guerra nei confronti di D’Alema. Per fortuna dell’ex ministro degli Esteri e del segretario, nonché del "povero" Blasi, è arrivato il soccorso bianco. Ossia quello degli ex popolari di Peppe Fioroni e Franco Marini. Sia il primo che il secondo sono intenzionati ad aprire un dialogo con la nuova maggioranza. L’ex presidente del Senato in modo più che esplicito, tant’è vero che ieri si è affrettato a spargere parole di apprezzamento nei confronti di Bersani, sottolineando come il neosegretario abbia azzeccato la campagna elettorale per le primarie ed elogiando il fatto che si sia defilato dalle risse e dagli scambi di accuse (attività, questa, in cui si è invece distinto Franceschini). Ma anche Fioroni sta lavorando con alacrità per cercare di ricucire i rapporti con l’altro fronte. E ieri, in un colloquio riservato con Dario Franceschini ha ribadito più volte che la mozione deve restare unita, ma ha anche lasciato chiaramente intendere che l’ex segretario non può fare di testa sua e portare tutti alla guerra contro Bersani e D’Alema. Se non altro perché quasi il 60 per cento dei delegati della mozione Franceschini sono ex popolari, poco propensi allo scontro. Un aiuto a Bersani potrebbe perciò venire da Marini e Fioroni, ma non è detto che basti. I due dovrebbero riuscire a mettere ai margini i veltroniani più accaniti e convincere Franceschini ad andare alla trattativa o spingersi fino a spaccare la corrente dell’ex segretario. Ieri, comunque, Bersani non è rimasto certamente con le mani in mano e ha contattato anche gli esponenti dell’altra minoranza, quella di Ignazio Marino. Per ora però non sembrano esservi molti margini di manovra per intessere una trattativa con il senatore- chirurgo. Il quale, peraltro, sembra intenzionato a presentarsi alle primarie per il candidato regionale del Lazio scontrandosi con Enrico Gasbarra, l’ex presidente della Provincia di Roma fortemente sponsorizzato da D’Alema. Dunque, le grane ci sono e i problemi anche, ma Bersani sorride e tira dritto: "Non mi spavento certo per così poco". Maria Teresa Meli 27 ottobre 2009
2009-10-26 I primi dati ufficiali: Bersani al 52% Scrutinio completo nel 35%. Migliavacca: dati grezzi ma significativi. Franceschini al 34,1%, Marino al 13,8
1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.
1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale
1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie multi SONDAGGIO Scegliete il vostro candidato I PRECEDENTI - primarie 2007 - primarie 2005 LINK UTILI - Trova il tuo seggio ROMA - Dopo che sono stati scrutinati 3.341 seggi, pari al 35% del totale, Pier Luigi Bersani ha ottenuto 572.695 voti pari al 52%, Dario Franceschini 372.760 voti pari al 34,1% e Ignazio Marino 152.214 voti pari al 13,8%. Lo ha annunciato il responsabile organizzazione del Pd Maurizio Migliavacca. "DATI GREZZI" - "Questi sono dati grezzi - ha spiegato Migliavacca - pervenuti direttamente dai seggi", e non costituiscono quindi una campionatura statistica. "Tuttavia - ha sottolineato - pur trattandosi di dati grezzi sono rappresentativi". "Le regioni in percentuale più rappresentate in questi primi 3.341 seggi scrutinati sono il Friuli Venezia Giulia e il Trentino, con il 64% dei seggi, nonchè la Lombardia e la Toscana con il 49%; questo senza contare la Valle d'Aosta che ha sì l'87% dei seggi scrutinati, ma è un campione poco significativo per il piccolo numero di votanti". Le regioni meno rappresentante in percentuale in questa prima tranche di seggi scrutinati sono l'Emilia Romagna (8%), il Molise 6%) e la Sardegna (2%). 26 ottobre 2009
E Fava (Sl): "SPeriamo ora nel dialogo con le altre forze di opposizione" D'Alema: "Gli iscritti non sono marziani" L'ex premier: "Il voto popolare dà autorevolezza alle scelte dei circoli". Parisi: "Ma ora dica cosa vuole fare"
1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.
1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale
1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie multi SONDAGGIO Scegliete il vostro candidato I PRECEDENTI - primarie 2007 - primarie 2005 LINK UTILI - Trova il tuo seggio MILANO - Tra i primi commenti alla vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie per la segreteria del Pd, c'è quello di Massimo D'Alema, che ha parlato di una "scelta chiara" che dimostra che gli iscritti del Pd "non sono marziani" e ora Bersani darà innanzitutto un segnale "di unità". "La scelta è chiara - ha precisato l'ex premier -, conferma il risultato che abbiamo avuto già nei congressi di circolo, però con l’autorevolezza di un voto popolare. Si è dimostrato che i nostri iscritti non erano dei marziani". E' però critico il prodiano Arturo Parisi: "Vedo che D'Alema esalta la chiarezza della scelta degli elettori. Chiarezza su che cosa? Certo sul vincitore. Attendiamo adesso che Bersani, non avendoci detto su quale linea cercava il consenso, ci dica finalmente dopo la vittoria su che linea ha vinto. Il fatto che ce lo dica D'Alema è già una conferma dei timori della vigilia". Per Ermete Realacci, leader degli ambientalisti del partito, "Il grande successo delle primarie rafforza il Partito Democratico. Bersani, scelto dai cittadini come nuovo segretario, ha diritto al sostegno di tutto il partito ma ha anche l`onere di tenerlo unito. Valuteremo le sue scelte future". Da Sinistra e Libertà arriva invece il commento di Claudio Fava: "Spero che adesso tra il Pd e la sinistra italiana si aprano finalmente nuovi spazi di dialogo, purché in nome di una rigorosa e reciproca autonomia". 26 ottobre 2009
Gli assetti La prima esigenza di Bersani è tenere unito il partito L'ex ministro pensa alla squadra L'ipotesi della Bindi presidente Il capogruppo alla Camera può restare ai franceschiniani * NOTIZIE CORRELATE * Pd, è Bersani il nuovo segretario: "Saremo il partito dell'alternativa" (26 ottobre 2009) Pier Luigi Bersani (Eidon) Pier Luigi Bersani (Eidon) ROMA — Alle nove e mezzo di sera Pier Luigi Bersani è segretario del Pd con il 53 per cento dei voti. Ma sono proiezioni, le prime, e per questa ragione l'ex ministro del governo Prodi invita tutti i suoi sostenitori alla "cautela": "Non sta andando male, ma prudenza". Se non altro perché i numeri sono ancora ballerini: c'è una forbice del 4 per cento, il che significa che quel 53 potrebbe diventare 57 ma anche 49. Rientrato da Piacenza, dove ha votato, Bersani si è asserragliato insieme ai suoi nella sede del suo comitato elettorale a Roma: preferisce aspettar lì i primi risultati, insieme ad alcuni dirigenti della sua mozione. Solo alle 23, entrando nella sede del Nazareno, finalmente può dire: "Dentro la vittoria di tutti c'è anche la mia". Anche Massimo D'Alema comincia a commentare: "È stata una scelta chiara: si è visto che gli iscritti non sono marziani". Prima, nel quartier generale di santi Apostoli, l'ex premier aveva invitato tutti alla prudenza: niente dichiarazioni anzitempo. C'erano comunque già voti confortanti: quelli della Lombardia e del Piemonte con una certa celerità e promettono bene. Ma è ancora troppo presto. L'attesa del risultato definitivo è snervante, anche perché a seconda del margine di vantaggio l'ex ministro del governo Prodi potrà usufruire di uno spazio di manovra che gli consenta di metter mano agli organigrammi di partito con una certa disinvoltura, senza la preoccupazione di possibili scissioni. Per la presidenza del Pd Bersani ha già in mente un nome. Quello di Rosy Bindi. Anche perché le donne che sostengono l'ex ministro ritengono che sia lei la persona giusta, come diceva qualche giorno fa Livia Turco: "Ci vuole assolutamente una donna come presidente, di questo siamo convinte tutte, e ci sono solo due nomi possibili, quello di Bindi e Finocchiaro, ma Anna è già capogruppo al Senato". E a proposito di capigruppo, è assai probabile che almeno quello della Camera cambi. E' difficile che il franceschiniano Antonello Soro mantenga quella poltrona. E non è solo una questione di spartizioni tra correnti. In molti si sono lamentati per la mancanza di polso dell'attuale presidente dei deputati. Un esempio per tutti, la vicenda degli assenti del Pd nella votazione sullo scudo fiscale. Quella volta non erano stati lanciati i soliti messaggi insistenti in cui si chiede l'obbligo di presenza, come si fa nelle occasioni particolari. Chi potrebbe prendere il posto di Soro? L'avrebbe voluto volentieri Piero Fassino quando credeva che vincesse Franceschini. Così non è stato. In questi giorni si era fatto anche il nome di Enrico Letta. Ma non è detto che la poltronissima della presidenza del gruppo a Montecitorio finisca a un esponente della mozione Bersani. Quel posto potrebbe diventare oggetto di trattativa con l'area che fa capo a Franceschini. Non è un mistero per nessuno, infatti, che dentro il Pd gli ex popolari come Franco Marini e Beppe Fioroni abbiano già lanciato un'offensiva diplomatica nei confronti di Bersani e di D'Alema. L'altro giorno, in Transatlantico, Fioroni diceva sorridendo: "Io comunque vada vinco". Una battuta, ma fino a un certo punto. Del resto, è nell'interesse di Bersani tenere il partito il più possibile "unito": l'ex ministro di Prodi lo ha ripetuto molte volte e lo ha ribadito anche ieri sera con i suoi. Sembra invece tramontata l'ipotesi che, pure era circolata, di un'offerta della presidenza del gruppo della Camera a Franceschini. Lui non accetterebbe mai: piuttosto l'ex segretario sembra intenzionato, almeno per ora, a capeggiare l'opposizione interna. con gran piacere di Bersani, il quale è convinto che assumendo quel ruolo Franceschini arginerà l'emorragia dei veltroniani, quasi tutti assai poco propensi alla trattativa, alcuni intenzionati a defilarsi se non ad andarsene. Da segretario Bersani dovrà giocare un'altra partita tutta interna. Quella con i "suoi" alleati. In particolare con Massimo D'Alema. Quanti dirigenti vicini al presidente della Fondazione Italianieuropei verranno piazzati nei posti-chiave del partito? Si parla già di Gianni Cuperlo all'informazione, il ruolo ricoperto finora da Paolo Gentiloni. E l'importanza che avranno i dalemiani nel nuovo organigramma sarà un fattore nient'affatto trascurabile per il futuro del Pd. Maria Teresa Meli 26 ottobre 2009
"Viaggio" nella Capitale Ai seggi si scopre che c'è un'armata dei nonni-elettori Un viaggio in motorino tra il volgo disperso del centrosinistra * NOTIZIE CORRELATE * Pd, Bersani nuovo segretario: "Vittoria di tutti, anche mia" (26 ottobre 2009) Il gazebo di piazza del Popolo a Roma (Ansa) Il gazebo di piazza del Popolo a Roma (Ansa) Tutto un partito davanti. Forse. Come nel finale di un film di Paolo Virzì. Così sono state le primarie, in giro per Roma. Qualche ragazzo precario e molte gentili persone anziane. Tra gli elettori, più centro che periferia, più borghesi che gente a basso reddito, più studenti che commesse, più vecchi che giovani, più donne che uomini. Un viaggio in motorino tra il volgo disperso del centrosinistra si può raccontare, volendo, così. 8.15, piazza Cola di Rienzo. Rione Prati, borghesia di destra con innesti farabutti. Quattro ragazzi sotto la tenda offrono minicornetti ai primi votanti. Due signore mattiniere si baciano e confrontano il voto: "Franceschini". "Ah, io Marino". "Oddio, Marino. E' come quelli che una volta votavano Potere Operaio". Addirittura. 8.40, piazza Melozzo da Forlì. Quartiere Flaminio, case del Ventennio abitate da anziani e ambite dai loro nipoti. I nipoti dovranno aspettare. Gli anziani del Flaminio sono battaglieri. Una nonna assertiva insiste per votare senza certificato elettorale, insistendo "sono in zona". Una coetanea si azzuffa verbalmente con lei e grida "No! Dobbiamo essere un partito serio!". Qualcuno si affaccia. 9.20, Ponte Milvio. La sezione dove era iscritto Enrico Berlinguer. Fuori un cartello a pennarello informa "domenica 25 non sarà possibile la visione della partita". Dentro c'è fila. "Sono tranquilla, vince Bersani", sorride la sua rappresentante di lista, Marika Vaida. Ma qui non aveva vinto Marino, tra gli iscritti? "Evabbe', siamo pieni di medici". Indubbio. 9.50 via Ferrero da Cambiano, Vigna Clara. I personaggi dei Vanzina abitano qui. Ma anche qui c'è fila. E molte lamentele di chi ha sbagliato gazebo. Un'elettrice che se la prende col quartiere "fascista, razzista, casinista, cafonista". Intanto si mette in coda una ventenne, accolta con entusiasmo. 10.10, piazza Monteleone, zona Fleming. Al gazebo lavora Paola Gaiotti de Biase, classe 1927, più volte parlamentare, tonicissima anche lei. Analizza il caso Marrazzo senza imbarazzo: "Influirà in un senso e nell'altro. Nei circoli sono arrabbiati con lui; molti elettori non verranno per questo. Altri invece, arrabbiati anche loro, decideranno che è il momento di muoversi". Vinceranno i primi, di misura. 10.40, piazza Euclide, Parioli. Età media altissima, ingentilita da mamme con figlie adolescenti scese dalle Smart. Nella celebre piazza nera, la fila aumenterà dopo la messa. A fine giornata, si aspetterà un'ora per votare. 11.30 Viale delle Province. Fila meno abbiente e più giovane. Tranne un'altra ottantenne curata, con bastone, ombretto azzurro e scoppola viola: "Sono una di sinistra buona, non "litigosa". Ho paura anche di quelli della destra buona, io il fascismo me lo ricordo". 12.00, via Sant'Agata dei Goti, rione Monti. Mostruosa fila in modalità "tutti da Fulvia sabato sera". Aspetta di votare Valentino Parlato, tra gli scrutatori c'è la sorella di Giovanna Melandri, in mezzo c'è la pragmatica Bianca, ricercatrice: "Voto Bersani ma se fosse stato primo Franceschini avrei votato lui. Serve un'opposizione unita e basta". 12.45, via dei Giubbonari, Campo dè Fiori. Fotografi appostati per i Vips. Però il più vip è un ignoto milanese che sgrida gli scrutatori perché ha sbagliato seggio (lui); lo accompagna un figlio vestito da cavallerizzo, con stivali e felpa "St. George Pony Club". 14.00, via Galilei, piazza Vittorio, cuore multietnico di Roma. Su 900 elettori hanno votato "due argentini col passaporto e due filippini col permesso di soggiorno", e si spera nel pomeriggio. 15.00, via Tiburtina 521. E' zona popolare, e c'è meno fila. Di fronte al Tiburtina Shopping Center Roberto e Mirko, studenti fuorisede, elogiano la "scelta sobria" di Marrazzo, ma gli viene da ridere. 16.30, circolo Prenestino-Pigneto, accanto all'albergo cinese Jia Huan. Anche qui pochi stranieri e pochi sedicenni. Il presidente Giorgio Endrizzi, ex Pci-Pds-Ds, si definisce "criticamente Pd". Molti alzano gli occhi al cielo e condividono. 17.20, piazza Talenti. Roberta Leoncini, laureanda piddina, smista il traffico nella tendina bianca accanto al megabar multipiano Lo Zio d'America. Sembra una metafora dell'opposizione ai tempi di Berlusconi. Poi si vedrà, ovviamente. Maria Laura Rodotà 26 ottobre 2009
E Fava (Sl): "SPeriamo ora nel dialogo con le altre forze di opposizione" D'Alema: "Gli iscritti non sono marziani" L'ex premier: "Il voto popolare dà autorevolezza alle scelte dei circoli". Parisi: "Ma ora dica cosa vuole fare"
1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.
1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale
1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie multi SONDAGGIO Scegliete il vostro candidato I PRECEDENTI - primarie 2007 - primarie 2005 LINK UTILI - Trova il tuo seggio MILANO - Tra i primi commenti alla vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie per la segreteria del Pd, c'è quello di Massimo D'Alema, che ha parlato di una "scelta chiara" che dimostra che gli iscritti del Pd "non sono marziani" e ora Bersani darà innanzitutto un segnale "di unità". "La scelta è chiara - ha precisato l'ex premier -, conferma il risultato che abbiamo avuto già nei congressi di circolo, però con l’autorevolezza di un voto popolare. Si è dimostrato che i nostri iscritti non erano dei marziani". E' però critico il prodiano Arturo Parisi: "Vedo che D'Alema esalta la chiarezza della scelta degli elettori. Chiarezza su che cosa? Certo sul vincitore. Attendiamo adesso che Bersani, non avendoci detto su quale linea cercava il consenso, ci dica finalmente dopo la vittoria su che linea ha vinto. Il fatto che ce lo dica D'Alema è già una conferma dei timori della vigilia". Per Ermete Realacci, leader degli ambientalisti del partito, "Il grande successo delle primarie rafforza il Partito Democratico. Bersani, scelto dai cittadini come nuovo segretario, ha diritto al sostegno di tutto il partito ma ha anche l`onere di tenerlo unito. Valuteremo le sue scelte future". Da Sinistra e Libertà arriva invece il commento di Claudio Fava: "Spero che adesso tra il Pd e la sinistra italiana si aprano finalmente nuovi spazi di dialogo, purché in nome di una rigorosa e reciproca autonomia".
26 ottobre 2009
seggi chiusi alle 20, ma molti elettori erano ancora in coda. Scontro D'ALema-Parisi Pd, è Bersani il nuovo segretario "Saremo il partito dell'alternativa" Il vincitore delle primarie: "Dentro la vittoria di tutti c'è anche la mia". Affluenza: tre milioni di votanti
1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.
1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale
1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie multi SONDAGGIO Scegliete il vostro candidato I PRECEDENTI - primarie 2007 - primarie 2005 LINK UTILI - Trova il tuo seggio Pier Luigi Bersani: secondo i suoi sostenitori ha superato il 50% dei consensi (Ansa) MILANO - Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario del Partito democratico. Dopo le prime indiscrezioni sui risultati diramate dal suo comitato elettorale ("ha più del 50% dei voti"), l'ex ministro ha ricevuto l'investitura direttamente dal segretario uscente, Dario Franceschini, suo principale sfidante nella corsa alla segreteria: "Dai dati in arrivo emerge chiaramente la scelta degli elettori". Elettori che sono stati più di due milioni e mezzo, secondo quanto annunciato da Maurizio Migliavacca, responsabile organizzativo del partito. I primi risultati ufficiali, che hanno iniziato ad arrivare attorno alla mezzanotte, hanno confermato il trionfo dell'ex ministro dell'Industria. "VITTORIA DI TUTTI" - Il neosegretario ha rialsciato via Twitter il suo primo commento, poco prima delle 23: "Dentro la vittoria di tutti c'è anche la mia". Un concetto poi ribadito mezz'ora più tardi, davanti a microfoni e telecamere nella sede del partito: "Gli iscritti e gli elettori non sono due razze diverse, io l'ho sempre detto. Farò il leader a modo mio, come uno che pensa che il Pd non può essere il partito di un uomo solo. Un grande partito popolare è un collettivo di protagonisti e questa sarà la chiave del mio lavoro". Spiegando che il suo sarà un "partito dell'alternativa" e non solo di opposizione ("perché stare in un angolo ad urlare non serve a niente") e che fin da subito cercherà di coinvolgere sia Franceschini sia Marino, Bersani ha detto di voler tornare allo spirito dell'Ulivo, al dialogo con il resto delle forze di opposizione e ha annunciato che il primo atto sarà quello di incontrare lunedì mattina un gruppo di artigiani a Prato, una delle aree del Paese che accusano fortemente la crisi economica. "Noi siamo orgogliosi di essere quelli che stanno costruendo un partito - ha poi aggiunto con un riferimento indiretto al Pdl- . Chi fa un partito realizza la costituzione repubblicana che parla di partiti e non di "popoli". Questo mette l'Italia al pari delle altre democrazie mondiali che non hanno partiti con dei padroni". E ancora: "Spero che questo nostro esempio induca qualcuno a riflettere sull'assenza di trasparenza su altri soggetti politici. Noi siamo stati e siamo un libro aperto". PASSAGGIO DI TESTIMONE - "I dati usciranno più tardi e non saranno geograficamente omogenei - aveva spiegato poco prima Franceschini dagli stessi microfoni della sala stampa allestita nella sede del Pd -. Ma dai dati che abbiamo emerge con chiarezza che Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario. Gliene dò atto. Gli ho già telefonato. La scelta è stata quella dei nostri elettori". Prima ancora di avere i dati ufficiali, dunque, è stato formalizzato il passaggio di testimone al vertice del centrosinistra. Lo stesso Franceschini aveva del resto già fatto sapere che qualunque fossero stati i risultati avrebbe comunque riversato i propri consensi a chi avesse avuto anche un solo voto più di lui, rendendo di fatto inutile la verifica del superamento della soglia del 50% necessaria per la proclamazione immediata del vincitore. E questo perché "serve un segretario subito". MARINO SODDISFATTO - Anche il terzo contendente, Ignazio Marino, ha commentato il risultato, prendendo la parola subito dopo Franceschini: "Sono comunque soddisfatto, la nostra mozione si colloca tra il 10 e il 20%. Vuol dire che i temi dell'ambiente e dell'energia, la lotta al precariato, la diminuzione delle tasse per chi vive di lavoro dipendente o pensione e i diritti per tutti diventano temi che entrano di forza nel dna del Partito democratico". Quanto a Bersani, Marino ha spiegato che "avrà la forza per lavorare per allontanare questa destra che sta lasciando dietro di sè solo rovine". SCONTRO D'ALEMA-PARISI- Tra i primi commenti degli altri big del centrosinistra dopo l'annuncio sul nuovo segretario c'è quello di Massimo D'Alema, che ha parlato di una "scelta chiara" che dimostra che gli iscritti del Pd "non sono marziani" e ora Bersani darà innanzitutto un segnale "di unità". Ma questo commento ha subito provocato la reazione del prodiano Arturo Parisi: "Nnon avendoci detto su quale linea cercava il consenso, Bersani ci dica finalmente dopo la vittoria su che linea ha vinto. Il fatto che ce lo dica D'Alema è già una conferma dei timori della vigilia. L'AFFLUENZA - Il dato definitivo dell'affluenza parla di tre milioni gli elettori. A causa della grande affluenza non è stato possibile rispettare l'orario di chiusura dei seggi, inizialmente fissato alle 20, essendoci state a quell'ora ancora lunghe code di elettori in fila per votare, "soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud". Alle 17,30, secondo i primi dati ufficiali, erano già stati superati i due milioni di votanti. Due anni fa alla stessa ora i votanti erano stati 1,5 milioni, ora per l'esattezza sono 1.962.397. La regione che ha più votato è l'Emilia Romagna (400 mila persone), seguita dalla Lombardia (300 mila) e dal Lazio (200 mila). CONTESTAZIONI E MINACCE - Qualche contestazione è stata registrata in provincia di Messina, a Napoli e a Massa. Nel primo caso a Brolo, davanti all'unico gazebo per le primarie, ci sono stati scambi di accuse fra i sostenitori delle tre mozioni: alcuni esponenti del circolo pro Franceschini e il candidato alla segreteria regionale Giuseppe Lupo, pagano - sostengono gli avversari - la prevista quota di due euro agli elettori. Spintoni e schede a soqquadro nel capoluogo campano, per una controversia relativa a una persona senza certificato elettorale che intendeva votare. A Massa, scambio di offese tra il sindaco Pucci e il presidente del seggio, che gli ha contestato il diritto di voto in base allo statuto del partito. Il problema è nato alle scorse amministrative, per le quali non furono fatte le primarie, quando Pucci si è candidato con una lista civica, vincendo le elezioni al ballottaggio contro il candidato ufficiale del Pd. Minacce, infine, contro la candidata alla segreteria regionale del Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani. Un caricatore di pistola vuoto, con un foglietto di insulti, è stato trovato in un seggio di Trieste. Gli investigatori ritengono di aver già identificato il responsabile: sarebbe un pregiudicato triestino già noto per aver recapitato in passato "innumerevoli" lettere minatorie, corredate anche di proiettili a molti esponenti politici, tra i quali anche Violante e Berlusconi. 24 ottobre 2009
2009-10-25 Alle 17,30 avevano già votato 2 milioni di persone. I seggi chiudono alle 20 Il popolo del Pd sceglie il suo leader Affluenza superiore rispetto al 2007 Sfida tra Bersani, Franceschini e Marino. Fassino: "Partecipazione straordinaria". Moretti: "Voto Dario"
1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.
1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale
1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie multi SONDAGGIO Scegliete il vostro candidato I PRECEDENTI - primarie 2007 - primarie 2005 LINK UTILI - Trova il tuo seggio MILANO - Sfiorano i 2 milioni i cittadini che hanno votato alle primarie del Pd alle 17,30, un dato superiore anche alle previsioni più rosee del partito. Due anni fa alla stessa ora i votanti erano stati 1,5 milioni, ora per l'esattezza sono 1.962.397. Un dato, fornito dal partito, che suscita ottimismo nei tre candidati anche perché i seggi chiudono alle 20. La regione che ha più votato è l'Emilia Romagna (300 mila persone), seguita dalla Lombardia (250 mila) e dal Lazio (200 mila). I CANDIDATI - Se c'è stato un 'effetto Marrazzo', questo ha pesato nei circa 650 seggi aperti a Roma e nel Lazio, dove, in controtendenza rispetto al dato nazionale, l'affluenza sarebbe inferiore del 30% rispetto a due anni fa. "Voglio ringraziare - ha detto Franceschini - tutte le persone che stanno votando alle primarie. So che c'è tanta gente perbene che si sta recando alle urne per esprimere il proprio voto. È una grande festa della democrazia, a prescindere da chi stiano votando". Ignazio Marino è entusiasta del dato della mattinata: "È il 20% in più del 2007, quando alla stessa ora avevano votato circa 600 mila persone. Un dato che dimostra il desiderio di cambiamento degli italiani". Pier Luigi Bersani ritiene che le primarie "abbiano risvegliato la nostra gente e consolidato la convinzione che noi siamo la normalità". "In tutti i Paesi democratici infatti - rileva - ci sono partiti che discutono, in trasparenza, sul proprio futuro e sui propri vertici; solo noi abbiamo un partito con un padrone, ma è quella l'eccezione, noi siamo la regola. Non facciamo i congressi per risolvere le nostre 'beghe', ma perché pensiamo che nei partiti deve regnare la democrazia". CONTESTAZIONI E MINACCE - Qualche contestazione in provincia di Messina, a Napoli e a Massa. Nel primo caso a Brolo, davanti all'unico gazebo per le primarie, scambi di accuse fra i sostenitori delle tre mozioni: alcuni esponenti del circolo che sostiene Dario Franceschini e il candidato alla segreteria regionale Giuseppe Lupo, pagano - sostengono gli avversari - la prevista quota di due euro agli elettori. Spintoni e schede a soqquadro nel capoluogo campano, per una controversia relativa a una persona senza certificato elettorale che intendeva votare. A Massa, scambio di offese tra il sindaco Pucci e il presidente del seggio, che gli ha contestato il diritto di voto in base allo statuto del partito. Il problema è nato alle scorse amministrative, per le quali non furono fatte le primarie, quando Pucci si è candidato con una lista civica, vincendo le elezioni al ballottaggio contro il candidato ufficiale del Pd. Minacce, infine, contro la candidata alla segreteria regionale del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. Un caricatore di pistola vuoto, con un foglietto di insulti, è stato trovato in un seggio di Trieste. MORETTI - Intanto anche Nanni Moretti si aggiunge alla lista di vip e intellettuali che si schierano. "Alle primarie voto Franceschini, non dico altro" annuncia il regista, intervistato da Maria Latella a Sky Tg24. "Sono un elettore del Pd e un tifoso delle primarie, quindi andrò a votare". "Grazie Nanni! - è il commento di Franceschini - Prometto, dirò qualcosa di sinistra...".
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-10-29 Il segretario democratico continua a tessere la tela delle alleanze Incontro Rutelli-D'Alema: l'ex sindaco di Roma non cambia idea Riforme, parte il dialogo tra Fini e Bersani Il leader Pd: "Premier piccona la casa comune" Riforme, parte il dialogo tra Fini e Bersani Il leader Pd: "Premier piccona la casa comune" ROMA - A Berlusconi manda a dire che "le picconate alla convivenza" creano guai seri. E mentre lo fa tesse la tela delle alleanze: dopo aver visto Di Pietro, stavolta tocca alla sinistra radicale. Nel frattempo dialoga con Fini sulle riforme e incassa un durissimo attacco del Pdl che allontana le flebili speranze di dialogo. Pier Luigi Bersani continua il suo percorso alla guida del Pd. Tra attese per le sue mosse future e polemiche sempre in agguato. Sia dentro che fuori il partito. Fini e le riforme. Più di una visita di cortesia (come quella riservata al presidente del Senato Renato Schifani). Un faccia a faccia di mezz'ora che vede sul piatto le riforme, la centralità del Parlamento e il no alla riedizione di vecchie formule tipo la bicamerale. "Siamo una forza di opposizione responsabile pronta alle riforme che interessano i cittadini" dice Bersani. Mentre Fini si dice "d'accordo" sull'esigenza di affrontare uno alla volta "singoli elementi" di riforme istituzionali, evitando "la strada globale" fallita in passato. Servono riforme condivise, concordano i due. A partire dal Senato federale e dal superamento del bicameralismo perfetto. Bersani, però, precisa: "Pronti a votare il Senato federale purchè si cominci a discutere di riforma elettorale". Arriva a stretto giro la chiusura del governo: "Non modificheranno di una virgola questa legge" dice il ministro Gianfranco Rotondi. Attacco a Berlusconi. "Picconate al quadro della nostra convivenza, alla casa comune garantita dalla Costituzione che pretende rispetto dei ruoli reciproci. Se picconiamo i muri portanti della casa comune provochiamo guai seri". Pier Luigi Bersani, pur senza nominarlo, critica gli attacchi di Silvio Berlusconi a 'Ballarò sulla magistratura. Il riferimento al premier è chiaro. Come quando definisce "un guaio" il fatto che in Italia "spesso e volentieri siamo portati a discutere non dei problemi nostri ma dei suoi". La sinistra. Il Pd e Sinistra e Libertà sono d'accordo sulla necessità di promuovere sin dalle regionali "alleanze larghe", senza "veti" verso l'Udc o altri partiti, sulla base di una piattaforma che ponga al centro la questione sociale e quella democratica. E' questa la sintesi del faccia a faccia tra Bersani e Nichi Vendola al termine di un colloqui di circa tre quarti d'ora, svoltosi nella sede nazionale del Pd. Domani sarà la volta dell'incontro con la Federazione della Sinistra d'alternativa (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarieta'). D'Alema-Rutelli. Se l'obiettivo era far cambiare idea a Rutelli, la missione di Massimo D'Alema sembra fallira. Al termine del faccia a faccia tra i due, le indiscrezioni raccontano di "un incontro "cordiale" nel quale l'ex ministro degli esteri avrebbe cercato di convincere Rutelli a restare nel Pd. Senza però fare breccia nelle convinzioni dell'ex sindaco di Roma. Che avrebbe ribadito le sue critiche e perplessità e la sua intenzione di fare percorsi politici nuovi che però, avrebbe assicurato, non siano "laceranti" nei confronti del Pd, lasciando intuire che l'addio non avverrà con rotture nette e immediate. L'ex segretario Franceschini, però, lo boccia: "Ha sbagliato a fare un bilancio nel primo giorno di lavoro. Bisogna lasciare a Bersani il tempo di cominciare, lavorare e fare delle scelte". Bondi contro Bersani. Una stroncatura senza appello. Che chiude ogni barlume di speranza per un rapporto meno conflittuale tra maggioranza e opposizione. "Si profila una nuova linea politica che è la risultante del peggio della strategia dell'Ulivo incarnata da Prodi, fondata sull'assemblaggio di tutti gli spezzoni della sinistra: da Di Pietro a Vendola, e del peggio dell'opposta strategia di D'Alema, consistente in un tatticismo privo di valori, nel tentativo di stringere alleanze anche forze politiche di centro come l'Udc" afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl. (29 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
2009-10-28 Sondaggio Ipr: il 74% approva l'uso della consultazione per scegliere il segretario Il lavoro in cima alle sfide del nuovo leader, e sulle alleanze il centrosinistra si divide Primarie e Bersani, il Pd li promuove e il popolo del Pdl vorrebbe i gazebo di ANTONIO NOTO * Primarie e Bersani, il Pd li promuove e il popolo del Pdl vorrebbe i gazebo Multimedia * LE TABELLE All'indomani dell'incoronazione delle primarie si registra un grande entusiasmo attorno alla scelta del metodo, considerato dalla quasi totalità del centrosinistra come lo strumento migliore per la selezione dei vertici. Il dato interessante è che lo strumento piace molto anche agli elettori del centrodestra che, nel 63% dei casi, ne farebbero uso per la selezione del proprio leader. L'indagine condotta da Ipr per Repubblica.it nelle ore immediatamente successive alla scelta del leader del Pd, conferma, dunque, il "valore" dei gazebo, e pare anzi regalare una dote di consensi ancora maggiore al segretario appena eletto, proveniente da una parte dell'elettorato che non si è recato alle urne e che oggi si riconosce nelle posizioni di Bersani. E' probabilmente il segno che la competizione interna al partito è stata vissuta dalla base nel modo migliore, come un esercizio di confronto chiamato a risolversi, una volta consolidato il responso, nel compattamento sul nuovo leader. Quanto alla figura del nuovo segretario, la scelta gode di un'ampia conferma. La quasi totalità degli elettori di centrosinistra giudica Bersani in possesso delle caratteristiche per guidare il partito: a questo proposito, più di due elettori su tre ritengono che lo saprà gestire meglio di Franceschini. La valutazione del neo segretario trova conferme anche nello schieramento opposto, ovviamente in un'ottica diversa: circa la metà degli intervistati dichiara infatti di nutrire fiducia in Bersani come interlocutore nel dibattito maggioranza-opposizione. Il terreno su cui dovrà muoversi il nuovo segretario appare inequivocabile: lotta alla disoccupazione, alla precarietà e alla crisi del potere d'acquisto rappresentano infatti priorità condivise dalla totalità del campione, a prescindere dall'area politica di appartenenza. Nell'indicare il tema economico come l'emergenza delle emergenze, i cittadini richiamano inoltre l'attenzione sull'urgenza del rilancio e dello sviluppo del sistema produttivo. Infine, la vera incognita sul futuro è quella delle alleanze: i sostenitori del centrosinistra, infatti, pur privilegiando l'apparentamento con l'Udc di Casini - soluzione preferita da un intervistato sui quattro - non forniscono un'indicazione univoca: a pesare, un'alta percentuali di indecisi, ma soprattutto una notevole frammentazione sulle diverse ipotesi sul tavolo, tra cui l'apertura alle forze ambientaliste o alla sinistra radicale. * Direttore di Ipr Marketing © Riproduzione riservata (28 ottobre 2009)
Il leader democratico incontra quello dell'Idv: "Rispetto per l'iniziativa ma abbiamo modi diversi di fare l'opposizione. A marzo alleanze regione per regione" Bersani, faccia a faccia con Di Pietro Il 5 dicembre il Pd non andrà in piazza "Rutelli? Il popolo delle primarie ci ha chiesto di andare avanti assieme" E a Berlusconi: "Comunisti? Lo ripete da anni, chiunque sia il leader. Lo scelga lui allora..." Bersani, faccia a faccia con Di Pietro Il 5 dicembre il Pd non andrà in piazza ROMA - Niente adesione alla manifestazione del 5 dicembre. Con Di Pietro, alle regionali, "alleanze caso per caso". Su Rutelli, nessun commento, ma ricorda che tre milioni di persone, alle primarie, "hanno chiesto unità". E a Berlusconi, che ritorna col suo antico refrain dei comunisti, risponde: "Lo ha sempre detto, con tutti i nostri leader. A questo punto, scelga lui il segretario...". Per Pier Luigi Bersani, da tre giorni nuovo segretario del Pd, è il momento di mettere i piedi nel piatto della leadership. Un incontro con il leader dell'Idv, la grana Rutelli, la prima polemica con il Cavaliere. Di Pietro, alleanze regione per regione. Nella sede del Pd vertice con Antonio Di Pietro. Sul tavolo alleanze e strategie dell'opposizione. Alla fine il risultato è che in vista delle regionali Pd e IdV "convergeranno in un'alleanza che verrà fatta regione per regione". "C'è l'intenzione reciproca di lavorare insieme". "Con Di Pietro - continua Bersani - ci sono punti di divergenza anche acuti, ma c'è la consapevolezza che la nostra responsabilità è quella di costruire un'alternativa. "Per me l'antiberlusconismo è fare l'alternativa e nel mestiere democratico dell'opposizione c'è sempre il compito di offrire un'alternativa. Ma ciò non avviene dalla domenica al lunedì, è un percorso complesso e non ci sono scorciatoie". Lavorare assieme, dunque, non significa schiacciarsi l'uno sull'altro. Tanto è vero che il neoleader Pd nega la sua adesione alla manifestazione del 5 dicembre, che vedrà proprio l'ex pm e il Prc in piazza a Roma per chiedere le dimissioni di Berlusconi. "C'è rispetto per questa iniziativa - dice Bersani - ma le convergenze vanno predisposte prima, si fanno in due, perciò no, non aderiremo". "Abbiamo due modi diversi di fare opposizione - continua il segretario -, ma dobbiamo prenderci la responsabilità di dialogare e trovare punti di convergenza economici e democratici, perciò continueremo a discutere". Il caso Rutelli. Nessun commento diretto sull'annunciato addio dell'ex leader Dl. Ma Bersani segnala che gli elettori "sono stati chiari, e hanno detto andate avanti insieme". "I tre milioni di persone che hanno partecipato alle primarie, rappresentano un messaggio unitario, vertici del partito dovrebbero sentire la responsabilità". Berlusconi e i comunisti. "Noi il nuovo Pci? Ma il premier diceva che eravamo comunisti già prima che diventassi segretario io, lo diceva con Veltroni, con Franceschini... Ce lo fornisca lui allora il segretario buono...". bersani replica con questa battuta alle parole pronunciate ieri dal Cavaliere a Ballarò.
Veltroni: "No a riflussi nel socialismo". "Se il Pd rifluisce sulle posizioni della sinistra socialista o se punta alla Grande Coalizione, si suicida. E, nel breve periodo, una coalizione che metta insieme l'Udc e la sinistra radicale è semplicemente impensabile. Ci vuole un'alleanza riformista, che abbia però al centro un partito grande, un partito di centrosinistra". Così Walter Veltroni risponde a Bruno Vespa nell'intervista per il nuovo libro del giornalista. (28 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
2009-10-27 L'ex leader della Margherita conferma di voler lasciare i democratici "Il centrosinistra sta ripercorrendo le strade del passato, è un errore" Pd, Rutelli annuncia lo strappo "Percorso diverso, con persone diverse" Pd, Rutelli annuncia lo strappo "Percorso diverso, con persone diverse" Rutelli e Casini ROMA - Non dice in modo diretto "me ne vado". Ma di fatto per Francesco Rutelli oggi è il giorno dello strappo dal Pd. Prima sussurrato, poi reso sempre più esplicito. Manca l'ufficializzazione, ma probabilmente non c'è bisogno. Da Milano, durante la presentazione del suo libro, le parole l'ex leader della Margherita che pronuncia non lasciano margini di dubbio: "Occorre iniziare un percorso diverso, con persone diverse. Davanti a noi c'è un altro tragitto". E, si capisce, un altro partito. Dunque il Pd fara a meno di lui, e viceversa. Per il presidente del Copasir si apre la strada di un raccordo con Casini, Pezzotta e forse con quell'aggregato centrista che sogna Luca Cordero di Montezemolo. Un nuovo partito che non può essere il Pd che, con l'elezione di Bersani, "ripropone strade del passato". D'altronde "coloro che oggi sono nel pd hanno aderito a quattro partiti, pci, pds, ds e pd ma il problema è che sono convinti di far parte sempre dello stesso partito". Un nuovo percorso, dunque. Perché l'orizzonte di oggi, ragiona Rutelli (che in in 30 anni è passato per quattro partiti, Radicali, Verdi, Margherita e Pd) non autorizza speranze. "Il centrodestra è diventato destra e il centrosinistra con il Pd, alleato con l'Idv, ripercorre strade del passato. C'è poi la Lega al nord ed è prossima la nascita di un partito del Sud, un cambiamento dello scenario politico italiano di fronte al quale un centrosinistra non avrebbe parole da spendere e finirebbe in minoranza". Il paese rischia "una rottura nel pieno di una crisi ormai sociale, una crisi profonda e una risposta della politica che si limita a dire 'c'è una destra e c'è un centrosinistra che ripercorre strade del passato' sarebbe un errore". Il dado è tratto. E a nulla valgono gli inviti di un suo ex compagno di partito come Beppe Fioroni. In mattinata l'ex ministro della Pubblica istruzione gli aveva chiesto di "riflettere" tenendo conto "degli oltre due milioni e mezzo alle primarie". Nulla da fare. E, adesso, resta l'interrogativo su cosa farà quella composta di parlamentari democratici vicini a Rutelli. Come si compoteranno Paola Binetti e Linda Lanzillotta? E lo stesso Fioroni? Seguiranno Rutelli nella sua ennesima avventura politica? Perché l'interrogativo è questo. Capire quanti si accoderanno alla scelta rutelliana. Quantificare quanti si getteranno nella creazione del "Grande Centro" o "Kadima italiano", come lo si voglia chiamare. E, ancor di più, capire l'effettivo peso in termini di voti di chi andrà via. Quante truppe hanno Rutelli e i suoi? E' questa, forse, la vera questione su cui il Pd, alle prese con una campagna elettorale difficile, dovrà interrogarsi. (27 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Il segretario del Pd in una intervista a Vespa per il suo nuovo libro "Donne di cuori" Domattina l'ex ministro vede il leader dell'Idv Antonio Di Pietro Bersani recupera la Canzone popolare "Pretendo un rapporto civile con Berlusconi" Bersani recupera la Canzone popolare "Pretendo un rapporto civile con Berlusconi" ROMA - Alleanze e rapporti con la maggioranza. Pierluigi Bersani non perde tempo. Domattina il neosegretario del Pd vedrà Antonio Di Pietro per cominciare quel dialogo per gettare le basi di un accordo politico in vista delle prossime elezioni regionali. E, nel frattempo, lancia un messaggio a Berlusconi: "Con lui pretendo un rapporto civile". Colonna sonora. Bersani cambia colonna sonora. Durante la campagna voti delle primarie si era affidato a Vasco Rossi dicendo, a proposito dello stesso linguaggio da usare al Nord come al Sud, "siamo solo noi che possiamo farlo". Da segretario, invece, rispolvera la "Canzone popolare" di Ivano Fossati, che fu la colonna sonora della stagione dell'Ulivo, "perchè allora c'era un movimento di riscossa civica che va recuperato". Su queste note affronta, in una intervista a Bruno Vespa per il suo nuovo libro "Donne di cuori", il rapporto con Silvio Berlusconi. Rapporti con premier. "Un rapporto civile con il presidente del Consiglio? Non solo sono disposto a cercarlo - dice a Vespa -, ma lo pretendo. In un Paese normale, il fatto che il capo del governo e un suo predecessore come D'Alema s'incontrino a una cerimonia pubblica e si stringano la mano non può essere una notizia. Ma Berlusconi ci metta un pò di suo. Non può essere aggressivo, non può ridurre al mutismo il Parlamento. Con 25 voti di fiducia e 38 decreti legge omnibus in un anno e mezzo, l'opposizione è frustrata". No al proporzionale. Nella stessa intervista Bersani si dice contrario al ritorno al proporzionale: "Va bene il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, la compensazione tra i maggiori poteri al presidente del Consiglio e i maggiori poteri di controllo del Parlamento. Su questi temi ci siamo, come sul federalismo. Ma ogni progetto diventa più credibile se partiamo da una costola che si chiama riforma della legge elettorale". "Non bisogna consentire ai partiti di nominare i parlamentari - dice ancora il segretario Pd - perché adesso il governo ha il comando della sua maggioranza. La deformazione del sistema nasce da qui. Tutti i partiti interessati a una discussione di questo genere sono i benvenuti. Sono contrario a un ritorno al sistema proporzionale - precisa Bersani -. Credo che si debba dare spazio ai collegi territoriali, in modo da avvicinare i candidati al cittadino, e discutere poi su un buon equilibrio tra maggioritario e proporzionale". Quanto all'elezione diretta del Presidente della Repubblica o del primo ministro, Bersani risponde: "Nelle democrazie del mondo, sistemi parlamentari e sistemi presidenziali hanno la stessa dignità. Ma il nostro problema è di arrestare una degenerazione che ci porta a un sistema padronale. Noi dobbiamo partire, perciò, da un parlamentarismo rafforzato". (27 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Appello dei leader dell'Idv e del Prc. Con una richiesta a Bersani: "Vieni anche tu. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova" Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre al 'No Berlusconi Day' di Facebook La manifestazione è stata indetta dal gruppo omonimo il 9 ottobre Di Pietro e Ferrero il 5 dicembre al 'No Berlusconi Day' di Facebook Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ROMA - In piazza, tutti insieme, il 5 dicembre prossimo contro la politica del governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. E' l'appello di Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, che chiedono a tutte le forze dell'opposizione di partecipare al 'No Berlusconi Day', indetto da un gruppo omonimo, che il 9 ottobre ha aperto un sito su Facebook. L'adesione di Di Pietro e Ferrero viene annunciata all'indomani delle primarie che hanno portato alla guida del Pd Pierluigi Bersani al quale, sottolinea il leader dell'Italia dei Valori, in una conferenza stampa, "rivolgiamo una domanda a cuore aperto: partecipa anche tu". "Non chiediamo a nessuno di accodarsi e non abbiamo aspettato le primarie - precisa Ferrero - crediamo che questa sia un'opportunità per le opposizioni di ritrovarsi insieme, il nostro quindi è un invito al Pd a cogliere questa occasione. Non credo che i tre milioni di elettori abbiano votato alle primarie solo per scegliere il segretario, c'è voglia di partecipazione, perciò proviamo insieme a costruire un'opposizione. Svegliamoci e ripartiamo con una fase nuova". Di Pietro attacca duramente il premier: "E' al governo solo grazie a una truffa mediatica" e il suo governo sta attuando azioni "tipiche di un regime, il solo modo democratico per fermarlo è informare i cittadini. Condivido il compagno Ferrero: serve più opposizione". Questa manifestazione, spiega ancora il leader dell'Idv, "non è nè di destra nè di sinistra, è un'iniziativa di persone per bene che hanno a cuore le sorti del paese". "Chiediamo le dimissioni di Berlusconi - conclude l'appello sottoscritto dai due leader - anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l'incarico di presidente del Consiglio". (27 ottobre 2009)
Quel patrimonio di tre milioni di ILVO DIAMANTI A primarie concluse, la prima reazione è di sollievo. E' finita. Questa lunga, estenuante, complessa maratona congressuale. E al di là di valutazioni di merito, è finita bene. Senza contraddizioni sostanziali fra il voto degli iscritti e quello degli elettori, alle (cosiddette) primarie. Senza bisogno di ricorrere al ballottaggio. Oggi, finalmente, il Pd ha un segretario, Pierluigi Bersani. Ma soprattutto ha scoperto che può ancora contare su una base enorme. Quasi tre milioni di elettori e simpatizzanti. Che domenica hanno partecipato alle primarie. Nonostante tutto. Molti, rientrati dall'esilio, per una volta ancora. Bersani, con il 54% dei voti validi, ha distanziato gli altri due candidati. Che, pure, hanno riscosso un buon risultato. Franceschini ha raccolto un terzo dei voti. Marino ha ottenuto il 12%, il 4% in più rispetto al voto degli iscritti. Il dibattito congressuale non ha prodotto grandi emozioni. Identità chiare. Parole-chiave. Spendibili sul mercato politico, come slogan, dall'intero Pd. Tuttavia, alla fine, resta l'immagine di questa grande partecipazione. Un investimento sulla fiducia. Che sarebbe irresponsabile dissipare (ancora). Sugli elettori delle primarie vorremmo proporre alcune considerazioni. Provvisorie, come i dati forniti dal Pd. (Ieri sera alle 18: poco più di 2 milioni, circa tre quarti del totale, incompleti soprattutto per il Sud). 1. La prima riguarda la partecipazione complessiva stimata dal Pd. Circa 2 milioni e 800 mila elettori - anche calcolando la presenza di giovani oltre i 16 anni e gli immigrati regolari - sono tanti. Circa il 35% degli elettori alle europee. Più di un elettore su tre. Nonostante la delusione verso un partito disorientato. Un'opposizione incerta. Una leadership indefinita. Le ragioni di una partecipazione così ampia sono diverse. (a) Anzitutto, per la prima volta, si è trattato di una competizione vera. Non era mai avvenuto prima. Nel 2005 le primarie erano servite a legittimare l'investitura dell'unico possibile candidato premier. Romano Prodi. Ma anche nel 2007 si sono trasformate in un plebiscito per Veltroni, visto che l'unico vero sfidante, Bersani stesso, dopo un primo momento, rinunciò. Stavolta, invece, i candidati si sono affrontati in modo serio e aspro. (b) Un secondo incentivo alla partecipazione è riconducibile alla lunga fase congressuale. Per alcuni versi, defatigante. Ha tuttavia costruito una rete di tifosi e sostenitori organizzata e diffusa in tutto il paese. (c) Il terzo motivo è che gli elettori di centrosinistra sono pronti a mobilitarsi, se si forniscono loro occasioni serie e ragionevoli ragioni. Come hanno fatto anche stavolta. Quasi per riflesso condizionato. Alcuni - più di quanti si pensi - per disperazione. Come estremo atto di fiducia. Per non lasciare nulla di intentato. 2. La seconda considerazione riguarda la distribuzione territoriale della partecipazione alle primarie. Il cui dato è condizionato dall'andamento dello spoglio, incompleto e lungo. Soprattutto in alcune aree. Calcolata sul voto alle europee dello scorso giugno, raggiunge il massimo nelle zone rosse e nel Nordest. La partecipazione appare rilevante anche al Sud (dove, tuttavia, lo spoglio procede a rilento). Mentre è più ridotta nel Nordovest e nelle regioni centromeridionali: Lazio, Abruzzo e Molise. Le regioni del Nord sono quelle dove la partecipazione alle primarie appare più ampia rispetto agli iscritti. Soprattutto il Nordest. Mentre la partecipazione nelle zone rosse è coerente con la media nazionale (superiore di circa due volte e mezza agli iscritti). Infine, è più bassa nel Centro-Sud e nel Sud e nelle Isole. Questi indici suggeriscono diversi tipi di orientamento politico. Nelle regioni del Nord, in particolare, sottolineano l'importanza del voto di opinione. Espresso da elettori disposti a sostenere il Pd, ma senza atti di fede. Nelle regioni rosse, invece, la partecipazione alle primarie si è appoggiata, anche in questa occasione, alle tradizionali reti di appartenenza partitica. Nel Sud e nel Centrosud, infine, sembrano aver pesato maggiormente i meccanismi del voto personale e delle lobbies localiste. Mentre la mobilitazione sollecitata da motivi di identità e d'opinione appare meno propulsiva che altrove. 3. La terza osservazione riguarda il voto ai candidati. La base elettorale più caratterizzata è certamente quella di Marino. Che ha ottenuto i livelli più elevati nelle regioni del Nord e nelle province metropolitane (sempre oltre il 15%). Bersani, il vincitore, ha raggiunto il 60% nelle regioni del Sud (oltre il 70% in Calabria) e delle Isole. Ma ha conseguito un buon risultato anche nel Nordovest e nelle zone rosse. Ha peraltro vinto in quasi tutte le regioni. Il che ne legittima ulteriormente il successo. Franceschini, infine, appare il più "trasversale", dal punto di vista della distribuzione territoriale dei consensi. In grado di intercettare circa un terzo dei voti dovunque. Mancano, per ora, dati sulla composizione sociale e anagrafica degli elettori. Ci fidiamo dell'esperienza diretta - nostra e dei nostri "testimoni privilegiati". Raccontano di una base adulta e anziana, ma con un'ampia presenza femminile. I giovani si sono visti di meno. Ma abbiamo l'impressione che si tratti di un problema più ampio. Demografico oltre che culturale. Si vedono poco perché sono pochi. Finita questa infinita maratona congressuale, il maggiore partito di opposizione potrà finalmente fare opposizione. Se ne sarà capace. Oggi ha un segretario, legittimato dal voto degli iscritti e degli elettori. Ma soprattutto: le primarie gli hanno restituito una base ampia. Milioni di persone. Vere. Pronte a uscire di casa e a cercare un seggio provvisorio, presidiato da militanti. Per votare. Dopo aver pagato una somma, per quanto piccola. Un'indicazione importante - sorprendente - al tempo della democrazia del pubblico. Dove è convinzione condivisa, anche nel centrosinistra, che lo spazio politico coincida con quello mediatico. In particolare con la televisione. La partecipazione alle primarie rammenta che la politica si può (vorremmo dire: si deve) fare anche sul territorio. Anche nella società. Per il PD, un'avvertenza utile. Forse l'ultima. © Riproduzione riservata (27 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Pd, hanno votato 2,8 milioni di persone Su 7.176 seggi, Bersani al 53,3% Possibile il ballottaggio per 5 segretari regionali Pd, hanno votato 2,8 milioni di persone Su 7.176 seggi, Bersani al 53,3% Maurizio Migliavacca, responsabile di organizzazione del Pd ROMA - Alla fine, verso le 18, i dati arrivano. Ma non sono ancora definitivi. Alle primarie del Pd, secondo una "proiezione lineare" dovrebbero aver votato 2.826.114 cittadini e Pier Luigi Bersani (sul 73 per cento dei seggi scrutinati) è al 53,3%. Una percentuale che continua a essere costante e che, quindi, non dovrebbe discostarsi da quella definitiva. Su 2 milioni e poco più di voti scrutinati pari a 7.176 sezioni scrutinate su un totale di circa diecimila. Bersani ha 1.081.532 preferenze, Franceschini tocca quota 697.759 (34,4%), Marino arriva a 249.784 voti (12,3%). Le schede bianche e nulle sono 33.807 (1,6%). Bersani supera il 50% in tutte le regioni tranne Friuli, Toscana, Lazio, Sicilia e Valle d'Aosta. In nessuna, comunque, Franceschini risulta vincitore. Solo in Puglia supera di poco il 40%. Notevoli alcuni expoit di Marino che tocca il 16,2%in Liguria , il 15,7% in Friuli e il 14% nel Lazio. GUARDA LE TABELLE Con questi dati, dieci segreterie regionali andrebbero alla mozione Bersani, una alla mozione Franceschini, tre ai candidati unitari, mentre nelle altre Regioni potrebbe essere necessario tornare al voto. Il ballottaggio, temuto per l'elezione del segretario nazionale del partito, sarà impiegato per scegliere i rappresentanti di Basilicata, Lazio, Sicilia, Veneto, Trentino e probabilmente quelli di Puglia e Umbria, dove nessun candidato ha superato il 50% delle preferenze. E proprio per l'elezione del segretario in queste regioni si riaccende lo scontro tra i rappresentanti delle tre mozioni. Tra i 'bersaniani', in vantaggio in cinque regioni su sei (fa eccezione la Sicilia), non dispiacerebbe ricorrere al cosiddetto 'Lodo Scalfari', nel timore che un eventuale accordo tra i candidati di Franceschini e Marino possa limitare il peso che la mozione del neo segretario comunque avrà nella Conferenza dei segretari regionali (organo con poteri sulla perequazione finanziaria tra i diversi livelli del partito e i diversi ambiti territoriali). Mancano ancora, si diceva, circa tremila sezioni da scrutinare corrispondenti al 27% circa del totale dei voti espressi. Di qui la proiezione che fissa in poco meno di 2.900.000 gli elettori. Il resto arriverà, non è sicuro quando. Il responsabile dell'organizzazione, Maurizio Migliavacca, ha spiegato un iter piuttosto complesso: i primi dati, quelli di ieri sera (su 3.341 sezioni) sono arrivati via sms, poi, oggi lo scrutinio è ripreso (con le forze a disposizio ne degli scrutatori volontari) un po' dappertutto e i dati sono stati caricati sulla piattaforma preparata dalla "Accesure" la società informatica incaricata dal Pd. I risultati comunicati sono quelli disponibili alle 18 di oggi. (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
2009-10-26 Il neoleader: "Abbiamo dimostrato che può esistere un Paese normale" Regionali, la Sicilia al ballottaggio. Serracchiani segretario in Friuli Venezia Giulia Bersani, primo giorno da segretario "Non temo scissioni dentro il Pd" Bersani, primo giorno da segretario "Non temo scissioni dentro il Pd" Pierluigi Bersani ROMA - Ricorda e rilancia l'Ulivo. Nega "scissioni interne". Definisce le primarie "una grande vittoria per il Pd", giunta la termine "di una giornata incredibile per partecipazione e anche per organizzazione". Pierluigi Bersani comincia così la sua prima giornata da segretario dei democratici. Ricordando che "dentro questa vittoria c'è anche la mia ma anche il contributo a dimostrare che questo può essere un Paese democratico e normale". Un Paese normale, la stessa espressione coniata dal suo più grande sponsor: Massimo D'Alema. "Oggi - sottolinea il neosegretario - siano un po' più simili ai grandi Paesi democratici. Non so se qualcun altro vuol fare questa riflessione...". Pensa ad un "partito popolare dei tempi moderni', l'ex ministro, "capace di usare tutte le cose nuove, ma senza dimenticare il radicamento nel territorio e senza dimenticare i soggetti a cui vogliamo rivolgerci: i lavoratori, le piccole imprese, le famiglie con i loro bisogni, le nuove generazioni. Un partito che guarda negli occhi questa gente". Un punto di partenza c'è: l'Ulivo. "Ho sempre detto che in quel movimento - aggiunge il segretario democratico - c'era il sapore di una grande riscossa civica, non era solo un'operazione politica. Questo è un punto che intendo riprendere perché abbiamo bisogno di metter dentro alla forza che abbiamo fatto vedere ieri, una spinta che viene dall'idea che questo Paese può vivere intorno alle regole, ai meriti, ai diritti, ai doveri, alla sobrietà della politica. L'Ulivo mi pare rappresentasse questo: quindi è un tema da riprendere". Infine il capitolo alleanze. Bersani vede un partito che "offre un quadro generoso" e che si rivolge "a tutte le forze alternative alla destra". Si mette in moto l'ex ministro. E comincia dal mondo del lavoro. Dopo la conquista della segreteria, Bersani, in un'intervista radiofonica ai microfoni di Cnr, spiega che "il primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, poiché credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali". C'è un "muro di gomma da abbattere - spiega - quello che si è creato tra sistema politico, media e condizioni reali". Oggi, come primo atto, Bersani incontrerà i lavoratori di Prato. Il distretto del tessile è in affanno, stretto tra la delocalizzazione delle fabbriche in Cina e nell'Europa dell'Est, e pesa anche la "concorrenza sleale" in loco delle ditte gestite da cinesi, spesso irregolari e abusive. La crisi, a Prato, ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro. Dopo 63 anni di giunte di sinistra, alle amministrative dello scorso giugno il Comune è stato conquistato dal centrodestra, con il sindaco Roberto Cenni. E proprio per parlare della difficile situazione economica, Bersani chiede a Berlusconi e il ministro Giulio Tremonti di venire in Parlamento "almeno una volta" a discutere della crisi. (26 ottobre 2009)
I commenti degli avversari politici dopo il risultato delle primarie del Pd Gasparri: "Valutiamolo alla prova dei fatti". Bossi: "Almeno è un padano" A Bersani il "consiglio" del centrodestra "Adesso superi l'antiberlusconismo" A Bersani il "consiglio" del centrodestra "Adesso superi l'antiberlusconismo" ROMA - Lo definiscono un politico solido, gli riconoscono esperienza e cultura, ma dicono di aspettarlo alla prova dei fatti, che per i rappresentanti del centrodestra significa "opposizione solida e puntuale", ma niente "antiberlusconismo" e anche meno "dipietrismo". Il giorno dopo la vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie del Pd, i commenti degli avversari politici e degli alleati. La telefonata di Fini. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiamato il neo-segretario del Pd per augurargli buon lavoro dopo la vittoria alle primarie. Bossi: "E' padano". Il leader della Lega non ha nascosto la sua soddisfazione per l'elezione di Pierluigi Bersani a segretario del Pd. "Vediamo cosa fa - ha spiegato Bossi -. Era uno che voleva venire a vivere in Lombardia. E' uno di Piacenza". Bossi anche quest'estate, da Ponte di Legno, aveva espresso la sua preferenza per Bersani rispetto a Franceschini: "E' un padano - ha spiegato - ma questo non vuol dire molto, perchè ci sono anche dei padani che non funzionano". Gasparri: "Lo aspettiamo alla prova dei fatti". Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, dice di aspettarsi dal nuovo segretario del Pd "più pragmatismo e meno furori declamatori" rispetto a quelli "nei quali Franceschini si è molto speso". "Lo attendiamo alla prova dei fatti. Sui grandi nodi, riforme istituzionali e altre questioni, abbiamo sempre offerto la disponibilità al confronto. Vedremo in che misura dovrà pagare un prezzo agli ultrà del Pd e dell'area di sinistra e quanto riuscirà a essere autonomo da Di Pietro che ha dettato l'agenda e le parole di Franceschini. Rotondi: "E' un politico solido". "Con Pierluigi Bersani è stato eletto un politico solido da cui non ci aspettiamo sconti, ma il ripristino di una civiltà di confronto tra maggioranza e opposizione". Così il ministro per l'Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, commenta l'elezione di Pierluigi Bersani a segretario del Pd. Cicchitto: "Chiarisca con l'Italia dei valori". "Per capire bene come si configurerà la sua segreteria, quali influenze e condizionamenti ci saranno, ci vorrà un pò di tempo". Dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. "Sappiano bene chi è Bersani - aggiunge - post-comunista, emiliano, dal taglio abbastanza tranquillo, quindi mettiamo nel conto, ma è tutto da scoprire, una opposizione puntigliosa, l'augurio che io faccio e che passeremo dalla fase attuale, che è quella della demonizzazione dell'avversario a una opposizione di tipo normale". E poi, l'avviso: "Se il Pd mantiene scissa anche con la gestione Bersani la sua diciamo così, alleanza preferenziale con l'Italia dei Valori, ho paura che Bersani andrà incontro agli stessi guai ai quali è andato incontro Veltroni". Cesa: "Auguri, ma ora serve linea chiara". "Sinceri auguri di buon lavoro a Pierluigi Bersani, che ha saputo conseguire un ampio consenso tra gli elettori del Pd nell'ambito di una bella prova di democrazia quale si sono dimostrate queste primarie", afferma Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. "Chiarita la questione della leadership - prosegue - ora il Pd avrà l'occasione per definire meglio la sua linea di opposizione al Governo: ci auguriamo di trovare nel Pd un interlocutore serio con cui definire azioni comuni in Parlamento per incalzare il Governo sui problemi reali dei cittadini, senza cadere nel tranello dell'antiberlusconismo e del populismo". Formigoni: "Ora confronto sereno". "Conosco Bersani da tanto tempo. E' un uomo con cui ci si può confrontare", anche se con lui "esistono moltissimi punti di dissenso". Così il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, commenta il risultato delle primarie del Partito democratico. In particolare, aggiunge Formigoni, "mi auguro che la sua elezione possa riportare il clima complessivo del nostro Paese a un confronto pacato di posizioni, a un'alternativa democratica che nasce del rispetto dell'avversario e su questo si fonda". Donadi: "Bel segnale di forza". "La forte affluenza di ieri è un bellissimo segnale, il segno evidente che, tra la gente, c'è grande voglia di partecipazione e di una politica trasparente. Al neosegretario facciamo i migliori auguri di buon lavoro, augurandoci che con lui riparta subito la ricostruzione di un'opposizione unita per una valida alternativa di Governo". Lo dichiara Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera. Bonino: "Chiarimento con i radicali". La vicepresidente del Senato Emma Bonino rivolge i suoi auguri a Bersani e dice di attendersi da lui "parole chiare". "Mi dispiace - ha aggiunto - che dal Pd si parli di alleanze con tutti tranne che con i Radicali, questo richiede un chiarimento tra le forze politiche visto che è una situazione che c'è stata prima con Veltroni e poi con Franceschini e che certo non può durare in eterno". Alfano: "Può aiutare il confronto". "Una leadership forte del Pd può aiutare il confronto sulle riforme spinte dalla maggioranza di Governo". Secondo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il Pd di Bersani "potrà avere maggiore forza politica e potrà entrare nel merito dei problemi senza preclusioni pregiudiziali". Marcegaglia: "In bocca al lupo". Pierluigi Bersani "è una persona seria e capace. Gli faccio un in bocca al lupo e gli auguro possa fare un ottimo lavoro". Così il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine dell'assemblea degli industriali di Biella, commenta l'elezione a segretario del Pd di Pierluigi Bersani. Fava: "Lavori con Sinistra e libertà". "Con il voto di ieri il Pd non ha più alibi: c'è un segretario, una legittimazione chiara e ci auguriamo anche una linea politica in discontinuità netta con il suo recente passato". Lo afferma Claudio Fava, che si augura che "la scorciatoia del bipartitismo venga archiviata per sempre", e che il Pd cominci a lavorare con Sinistra e libertà "per riscrivere insieme il perimetro di un nuovo centrosinistra che abbia al centro una forte opposizione sociale nel Paese e una nuova etica della responsabilità in politica". Ferrero: "Si superi bipartitismo". Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, spera "che con Bersani il centro sinistra possa uscire dalla logica bipartitica e bipolare che tanti danni ha fatto alla democrazia, ha consegnato il paese a Berlusconi e ha contribuito alla completa perdita di credibilità del sistema politico. Su questa base mi auguro che col Pd di Bersani si riesca a costruire insieme una efficace opposizione". Schifani: "Confronto costruttivo". Renato Schifani, nel corso di una cordiale telefonata ha espresso al neosegretario del Pd gli auguri di buon lavoro. "Il presidente del Senato - riferisce un comunicato di palazzo Madama - auspica che, con l'insediamento del nuovo leader del Partito democratico, si possa instaurare un clima di confronto costruttivo tra le parti, in particolar modo sulle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno". Diliberto: "Sulle alleanze passi dalle parole ai fatti". "I miei complimenti e i miei auguri a Pier Luigi Bersani". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci. "Bersani ha promesso agli italiani e alla sinistra italiana di tornare a un sistema di alleanze. E senza alleanze Berlusconi governa per i prossimi 50 anni, perchè un centro sinistra non può avere una maggioranza se non con un'alleanza larga. Spero adesso che dalle promesse della campagna elettorale si passi ai fatti". (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Intervista del presidente del Copasir nel nuovo libro di Bruno Vespa "Assurdo lo spostamento del partito ancor più a sinistra" Pd, Rutelli pensa al futuro "Con Casini e non da solo" ROMA - "Con Casini, ma non subito e non da solo". Francesco Rutelli affida a Bruno Vespa quello che sembra proprio un annuncio di abbandono del Pd. Una frase, contenuta nel nuovo libro del giornalista Rai, che rafforza le voci che danno Rutelli e la pattuglia dei teocon in via di sganciamento dal Pd. A maggior ragione dopo l'elezione di Bersani. "Mentre Berlusconi detta l'agenda al paese, nel nostro campo da un lato i moderati sono sempre più attratti da Casini e dall'altro guardano a Di Pietro, che batte solo su un punto Berlusconi è un mascalzone, e se incontra sulla propria strada il presidente della Repubblica, non risparmia neppure lui. Per riparare, il Pd si sbilancia a sinistra, e così peggiora la situazione, e si isola" dice Rutelli a Vespa. Parole che, dopo la nomina di Bersani, sembrano trovare sempre più forza. Perché Rutelli vede in questo spostamento "a sinistra" del Pd, "una scelta ancora più assurda". E se Bersani rivendica le radici socialiste, il presidente del Copasir la vede all'opposto: "E' incredibile che il Pd si costruisca radici socialiste con un quarto di secolo di ritardo e molta sinistra è andata a destra". Ed ancora: "Per essere riformisti non bisogna stare necessariamente nel Pd. A destra ci sono socialisti come lo stesso Berlusconi, Tremonti, Brunetta. Frattini è diventato socialista venendo dal Manifesto. Bondi era comunista. Maroni viene addirittura da Democrazia Proletaria..". Severo il giudizio sul Pd, il partito "mai nato". "In questi due anni ha sprecato un patrimonio anziche' costruirne uno nuovo. Avremmo dovuto cambiare terreno di gioco, allenatore, squadra, pallone, modulo tattico, perfino i tifosi. Dopo quindici anni era evidente che lo schema dell'Unione era finito. Bisognava cambiare tutto. E invece non e' cambiato niente. Il Pd e' senza ceti produttivi. Vota per noi soltanto il 13-14 per cento dei piccoli imprenditori. Ne votavano di piu' per il vecchio Partito comunista. Siamo senza operai, senza ceto popolare. Il discorso che Veltroni fece nel 2007 al Lingotto e una conduzione battagliera della campagna elettorale del 2008 hanno portato il Pd a conquistare un terzo dei voti''. L'annuncio di una scelta di rottura e dell'idea di una nuova avventura politica è nella frase finale: "Nemmeno il Pci si era mai sognato di oscillare tra un laicismo fondamentalista minoritario e un giustizialismo caudillista. Deve formarsi una forza nuova per favorire aggregazioni che nascano da questa crisi, un confronto tra moderati del centrodestra e democratico riformisti del centrosinistra". E quando Vespa domanda se è imminente il passaggio con l'Udc, Rutelli replica: "Non subito e non solo". Questione di tempo, quindi. Che sembra ormai scaduto. (26 ottobre 2009)
Il neoleader del Pd: "Abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali" Regionali, la Sicilia al ballottaggio. Serracchiani segretario in Friuli Venezia Giulia Bersani, primo giorno da segretario "Subito il lavoro e la precarietà" Bersani, primo giorno da segretario "Subito il lavoro e la precarietà" Pierluigi Bersani ROMA - L'occupazione al primo posto. Perché la politica va restituita ai binari della realtà e delle emergenze. Da poche ore alla guida del Partito democratico, Pierluigi Bersani è già attivo di buon'ora nonostante la lunga notte spesa ad attendere i risultati delle primarie. E in un'intervista radiofonica ai microfoni di Cnr, spiega che "il primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, poiché credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali". C'è un "muro di gomma da abbattere - spiega - quello che si è creato tra sistema politico, media e condizioni reali". Oggi, come primo atto, incontrerà i lavoratori di Prato. Poi si metterà al lavoro sulla squadra: l'esecutivo, la direzione, i capigruppo - Finocchiaro e Soro dovrebbero rimettere presto il mandato come segno di rispetto al neosegretario. Intanto, durante la notte e dalle prime ore del mattino, è proseguita la conta dei risultati dalle regioni. In Sicilia, ad esempio, per conoscere il nuovo segretario regionale gli elettori dovranno aspettare ancora: l'isola va al ballottaggio. Secondo gli ultimi dati disponibili - non ancora definitivi - Giuseppe Lupo (mozione Franceschini) ha ottenuto il 39,3%, seguìto da Giuseppe Lumia (autonomo) fermo al 31,7%. Bernardo Mattarella (mozione Bersani) si è fermato al 28,8%. Debora Serracchiani è invece la nuova segretaria del Pd in Friuli Venezia Giulia. L'esito delle primarie in regione non è definitivo ma lo scarto è tale da non essere più modificato dai seggi mancanti. Per l'europarlamentare di Udine ci sono 25mila voti pari al 51,5% contro il 36,5% di Vincenzo Martines che ha avuto 17.700. Quasi il 12% invece per Anna Maria Carloni. Serracchiani sosteneva la mozione Franceschini, ma nella regione il segretario uscente (39%) è stato battuto da Bersani (45%). Per Marino il 15,6%. (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Il neoleader del Pd: "Abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali" Regionali, la Sicilia al ballottaggio. Serracchiani segretario in Friuli Venezia Giulia Bersani, primo giorno da segretario "Subito il lavoro e la precarietà" Bersani, primo giorno da segretario "Subito il lavoro e la precarietà" Pierluigi Bersani ROMA - L'occupazione al primo posto. Perché la politica va restituita ai binari della realtà e delle emergenze. Da poche ore alla guida del Partito democratico, Pierluigi Bersani è già attivo di buon'ora nonostante la lunga notte spesa ad attendere i risultati delle primarie. E in un'intervista radiofonica ai microfoni di Cnr, spiega che "il primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, poiché credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali". C'è un "muro di gomma da abbattere - spiega - quello che si è creato tra sistema politico, media e condizioni reali". Oggi, come primo atto, incontrerà i lavoratori di Prato. Poi si metterà al lavoro sulla squadra: l'esecutivo, la direzione, i capigruppo - Finocchiaro e Soro dovrebbero rimettere presto il mandato come segno di rispetto al neosegretario. Intanto, durante la notte e dalle prime ore del mattino, è proseguita la conta dei risultati dalle regioni. In Sicilia, ad esempio, per conoscere il nuovo segretario regionale gli elettori dovranno aspettare ancora: l'isola va al ballottaggio. Secondo gli ultimi dati disponibili - non ancora definitivi - Giuseppe Lupo (mozione Franceschini) ha ottenuto il 39,3%, seguìto da Giuseppe Lumia (autonomo) fermo al 31,7%. Bernardo Mattarella (mozione Bersani) si è fermato al 28,8%. Debora Serracchiani è invece la nuova segretaria del Pd in Friuli Venezia Giulia. L'esito delle primarie in regione non è definitivo ma lo scarto è tale da non essere più modificato dai seggi mancanti. Per l'europarlamentare di Udine ci sono 25mila voti pari al 51,5% contro il 36,5% di Vincenzo Martines che ha avuto 17.700. Quasi il 12% invece per Anna Maria Carloni. Serracchiani sosteneva la mozione Franceschini, ma nella regione il segretario uscente (39%) è stato battuto da Bersani (45%). Per Marino il 15,6%. (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Una bella giornata per la democrazia di CURZIO MALTESE
Tre milioni di votanti, cinquantamila volontari in diecimila seggi, decine di milioni di euro raccolti. Se qualcuno nel Pd ha ancora dubbi sulle primarie è un pazzo. Sono l'elemento più identitario del partito, dal giorno della nascita. È stata una grande giornata per l'unico partito al mondo che coinvolga tanti cittadini nella scelta del segretario, ma soprattutto per la democrazia. Il voto degli elettori ha confermato nella sostanza quello degli iscritti. Bersani è il vincitore, ma Franceschini e Marino non escono sconfitti. Il segretario uscente ha avuto proprio ieri la conferma d'aver svolto bene la missione di salvare il Pd nella stagione peggiore e oggi può consegnarlo al successo in ottima salute. Ignazio Marino è stata la sorpresa del voto popolare, a riprova che i temi del rinnovamento e della laicità sono assai avvertiti dalla base. La vera notizia è la partecipazione. Tre milioni non li aveva previsti nessuno. Tanto meno dopo l'ultimo desolante caso di Piero Marrazzo. Il popolo democratico ha invece reagito con un atto di generosità e responsabilità, qualità più rare ai vertici. La corsa alle primarie può segnare un punto di svolta nello stallo politico. È una scossa positiva per il Pd, in cerca d'identità da troppo tempo. Ed è una spallata al governo Berlusconi, già avvitato in un evidente declino. Una spallata vera e potente, che non arriva dalle élites e dai palazzi complottardi di cui favoleggiano i demagoghi, ma piuttosto da milioni d'italiani. Cittadini normali che si sono svegliati presto di domenica, messi in fila, versato un contributo, atteso i risultati fino a notte. Non perché Bersani, Franceschini o Marino siano leader di travolgente carisma, né sull'onda di un entusiasmante dibattito congressuale. Ma nella speranza d'infondere al principale partito d'opposizione la forza necessaria per mandare a casa il peggior governo della storia repubblicana. Questo è il chiarissimo mandato che i tre milioni consegnano nelle mani del vincitore Bersani, ma anche a Franceschini e Marino, da oggi chiamati a collaborare come rappresentanti delle minoranze interne a un grande progetto. Si tratta di vedere se la nuova dirigenza saprà interpretarlo o, chiusi i gazebo, tornerà a rinchiudersi nelle stanze affumicate di strategie tanto sottili quanto perdenti. Come è sempre accaduto finora. Il nuovo leader democratico ha davanti compiti difficili e tempi strettissimi, da qui alle regionali. Il primo è rilanciare il Pd alla guida di un'opposizione seria nei toni, ma dura nella sostanza. Più dura di quanto non sia stata finora. Di "tregue" a Berlusconi, più o meno volontarie, il centrosinistra ne ha offerte già troppe in questi anni. Un'ulteriore resa a un Cavaliere a fine corsa, almeno nell'opinione mondiale, sarebbe interpretata come un tradimento degli elettori e si tradurrebbe in una catastrofe politica. Il secondo compito è quello di affrontare il rinnovamento interno al partito, che non sia la solita mano di bianco sulla nomenklatura. Nei confronti dei casi inquietanti segnalati qua e là, la base si aspetta da Bersani che agisca con rapidità e chiarezza. Per fare l'esempio più recente, che convinca Marrazzo, dopo l'opportuno gesto dell'autosospensione, a tagliare la testa al toro e rassegnare subito le dimissioni da governatore. Occorre certo un po' di coraggio, quello che è sempre mancato ai leader, davvero non al popolo di centrosinistra. Ma il coraggio, se uno non l'ha, milioni di voti glielo potrebbero pur dare. A Prodi e a Veltroni non erano bastati. Bersani ne ha presi molti meno, ma alla fine di primarie vere e combattute fino all'ultimo. Ora ha l'occasione di dimostrare nei fatti quanto aveva ragione a criticare i predecessori. © Riproduzione riservata (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
Bersani di Piacenza, Franceschini di Ferrara: un modello regionale in comune È terra di riformismo pragmatico e gioviale, che ora deve guardarsi dal leghismo Dai "ceti medi" a Pierluigi e Dario l'Emilia bianco-rossa culla del Pd di FILIPPO CECCARELLI Dai "ceti medi" a Pierluigi e Dario l'Emilia bianco-rossa culla del Pd I tre candidati alle primarie del Pd: Bersani, Franceschini e Marino Neanche a farlo apposta, ieri Franceschini ha incontrato un gruppo di concittadini ferraresi a piazza del Popolo e Bersani, richiesto di un parere nell'ora solenne, ha risposto di aver pensato a certi amici del suo paese, Bettola, provincia di Piacenza. Geografia e malizia si riflettono nei dati della massiccia e prevedibile affluenza di votanti in quella regione. Dallo specchio dell'elezione, al di là dell'ormai risolto agonismo, si ridesta un sospetto: e se il Pd fosse tutta e comunque una faccenda fra emiliani? E sarà pure una coincidenza fortuita, ma non se ne esce: o vinceva un emiliano o vinceva un emiliano. Lo stesso, anzi di più considerata l'affermazione di Ignazio Marino, vale per chi ha perso. La Bassa trionfa, dunque, e insieme la Bassa è sconfitta. Da Piacenza a Ferrara sono 190 chilometri, ma a scivolare sull'acqua del grande fiume la distanza si accorcia. "Nelle vene quell'acqua d'argento" s'intitola il primo romanzo di Franceschini. Piuttosto che fluviale, Bersani è appenninico, ma ha casa pur sempre a Piacenza, città di argini e ponti e antichi mestieri legati al Po. E va bene: alle primarie ha vinto Bersani. Nonostante tutto la politica resta una causa seria, per cui il successo dell'uomo di Bettola avrà la sua ricaduta sul nascente partito, la politica delle alleanze, il tipo di opposizione. Ma se ci si abbandona per un attimo al più bieco campanilismo i ferraresi, aristocratici come sono, si ritengono di molto superiori ai piacentini; mentre questi ultimi, oltre a negare qualsiasi supremazia, li ritengono da secoli extra-emiliani, mezzi veneti. Ha scritto il ferrarese Sgarbi che appena eletto segretario del Pd, Franceschini dava l'impressione di voler trattare l'Italia come una grande Ferrara. Così come nel suo "Quel gran pezzo dell'Emilia" (Mondadori, 2004) Edmondo Berselli designa Bersani "il rosso emiliano forse più rappresentativo... Uno che parla come mangia, e di solito mangia benissimo, ed è capace di tradurre concetti economici complicati in formule che capiscono tutti anche in provincia". E si nuovo si perdoni qui l'abbassamento, sebbene gastronomicamente calcolato: ma oltre allo scontatissimo match fra un ex democristiano e un ex comunista, un po' è stato anche un derby di comuni vocali e sibilo di consonanti fra la Salama da sugo di Ferrara e la Coppa piacentina, entrambi eccelsi insaccati, da consumarsi preferibilmente tra nebbie dense, magnifiche piazze monumentali, vecchie biciclette silenziose, ex case del popolo, officine meccaniche di prim'ordine, benessere diffuso, dinamismo economico e un grado di civiltà parecchio superiore al resto d'Italia. Ma in questo giorno non si capisce se l'Emilia rossa su cui Togliatti calò il cappello del Pci fin dal 1946, e anche l'Emilia bianca, come la illustrarono con le loro bellissime vite, con le loro spericolate opere, con la loro fede in Dio don Dossetti e don Mazzolari, non sia l'unica culla possibile del nuovo partito. La fonte di un riformismo pragmatico e gioviale; la sorgente vera di quelle due fertili tradizioni fattesi culture politiche e in fondo sopravvissute al big bang delle ideologie e dei partiti di massa della Prima Repubblica. Vedi il vincitore, Bersani, e avverti una solidità, una compostezza, un allegro buonsenso che trascende la macchietta del comunista tortellone. Però viene pure da chiedersi se non sia oggi, questa stessa Emilia di leader vincitori e vinti alle primarie del 2009, una ridotta, una gabbia, un rifugio, l'ultimo lembo d'Italia rimasto alle forze del progresso. Un'isola da difendere con le unghie e con i denti dalla pressione del centrodestra, dallo sfondamento leghista di cui si colgono già i primi segni. Un partito regionale di epigoni, per giunta. Una eroica miniatura residuale. O forse l'indispensabile risorsa per ogni rilancio. Comunque una piccola grande realtà, da conservare nell'attesa dell'ennesimo inizio. Al prenzéppi l'è la meté del fén, come si dice da quelle parti: chi ben comincia è a metà dell'impresa. © Riproduzione riservata (26 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica
2009-10-25 Pd, in coda alle primarie 2 mln di votanti alle 17,30 Code in tutt'Italia ai seggi per le primarie del Pd. Gli elettori potranno votare fino alle 20 per scegliere chi, tra Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, dovrà guidare il partito. Nei 9.800 seggi aperti in tutta Italia gli elettori dovranno portare un documento di identità e la tessera elettorale. Possono votare anche i sedicenni, a cui basterà la carta di identità, e gli stranieri: per loro è necessario anche il permesso di soggiorno in regola. Circa 70 mila i volontari al lavoro. Già nella tarda serata il partito comunicherà i risultati ufficiosi della consultazione.
18:23 Le regioni con più votanti Le regioni con più votanti: 300mila in Emilia Romagna, 250mila in Lombardia e 200mila nel Lazio 18:21 Affluenza alle 18, i dati ufficiali Alle 17 e 30 hanno votato 2 milioni di persone. 18:20 In Friuli Venezia Giulia Si stanno svolgendo regolarmente nei circa 200 seggi del Friuli Venezia Giulia le Primarie del Partito democratico, per eleggere i segretari nazionale e regionale e l'assemblea del partito. In mattinata il flusso di votanti è stato costante, con code soprattutto davanti ai seggi delle città. Alle ore 12, avevano votato in regione 15.410 persone. 18:11 In Sardegna Sono 50 mila i votanti registrati alle 17:30 nei 415 seggi istituiti in Sardegna per le primarie del Pd. Particolarmente buono, secondo l'ufficio stampa del partito, l'afflusso nei seggi del Sulcis, una delle maggiori aree di crisi nell'isola, e a Cagliari, nella cui area metropolitana vive più della metà della popolazione sarda. Iscritti ed elettori potranno votare fino alle 20, ma i risultati saranno conosciuti molto dopo, perchè la raccolta dei dati si sarebbe rivelata più lenta del previsto. 18:08 In Piemonte A poco più di due ore dalla chiusura dei seggi, c’è soddisfazione tra i responsabili della macchina della primarie del Pd piemontese: "Forse non riusciremo a raggiungere il risultato di due anni fa ma ci andremo molto vicino" dice il dirigente Claudio Cerrato. Nel 2007 per la scelta del primo segretario del Pd in Piemonte andarono alle urne 170 mila iscritti e simpatizzanti. L’affluenza a Torino e nel resto della regione (Asti è un’altra città in cui c’è stata molta mobilitazione) è stata costante e alta per tutto il giorno: in alcuni punti elettorali (nel quartiere San Donato e in centro) alle 13 erano state esuarite le schede, al punto da richiedere un rinforzo. Alle urne si sono presentante un po’ tutte le fasce d’età: anziani, studenti, giovani, coppie con bambini al seguito. 18:06 In Sicilia: buona affluenza e qualche problema Si va dalla quota di due euro pre-pagata, sotto forma di voucher o di moneta vera e propria, alla bizzarra composizione di un seggio che, a Caltanissetta, era formato da esponenti dell'Mpa, passando per l'anomala affluenza a Partinico, centro del Palermitano, dove il Pd sospetta che alle urne siano andati parecchi elettori della coalizione avversa, istigati da un assessore del centrodestra. Sono episodi accaduti in Sicilia alle primarie del Partito democratico. In attesa del rilevamento ufficiale, le previsioni parlano di una buona affluenza, con lunghe code a partire dalla mattinata. 18:04 In Umbria Operazioni di voto regolari in Umbria per le primarie del Pd. Nessuna difficoltà o problema particolare sono stati segnalati finora alla commissione di garanzia del congresso alla quale stanno giungendo segnali di una "grande affluenza" in tutta la regione. In Umbria sono stati allestiti 375 seggi, 285 dei quali in provincia di Perugia e 90 in quella di Terni. Proprio in provincia di Perugia risulta finora la maggiore affluenza. In alcuni seggi sono state anche fotocopiate le schede, come prevede la procedura, mentre ad altri ne sono state inviate di aggiuntive. 18:03 Nelle Marche Nelle Marche l'affluenza al voto per le elezioni primarie appare alta. Si vota in 333 seggi, allestiti in gran parte nelle sedi del partito, e le operazioni si stanno svolgendo regolarmente. In provincia di Pesaro, a rilevazione delle 17 ancora da completare, avevano votato 17.036 persone. Ad Ascoli Piceno 2.500 persone sono andate alle urne stamani, e 1.800 a San Benedetto del Tronto. A Macerata città oltre mille i votanti alle 16, mentre in provincia la rilevazione delle 17 indicava oltre 6.600 votanti. Tutti questi dati, provvisori, sono stati resi noti dalle segreterie provinciali del Pd. 17:59 In Lombardia Emanuele Fiano, parlamentare del Pd e candidato alla segreteria regionale lombarda per la mozione Franceschini: "L'affluenza massiccia per queste primarie è un risultato straordinario, unisce tutti i candidati e deve dare forza all'idea che noi del Pd abbiamo un popolo in grado di dare uno straordinario esempio di unità. È una comunità politica che non possiamo tradire, data la fiducia che ci dimostra ogni volta. E allora basta con errori e timidezze, dimostriamo nei fatti ogni giorno che siamo il più grande partito progressista d'Europa. Gli elettori delle primarie segnalano come una grande parte di questo Paese si senta esclusa dalla politica e dalle istituzioni. È la terza che viene assegnato un mandato con le primarie e anche io, avendo fatto tutta la campagna elettorale per una delle mozioni, sento il peso della responsabilità e sono pieno di felicità per questa affluenza, a prescindere dal risultato". 17:58 In Toscana Altissima l'affluenza alle primarie del Pd in Toscana. Sono circa 900 i seggi allestiti all'interno di case del popolo e circoli Arci nelle 10 province toscane, in molti si sta in coda anche per venti minuti. Non solo: in decine di seggi iniziano a mancare le schede, in queste ore si sta provvedendo a fare fotocopie a colori ma l'operazione non può esser conclusa all'interno dei seggi, occorre che siano i comitati organizzatori a vidimare le schede, per questo si perde del tempo e le code aumentano. Nemmeno gli organizzatori avevano evidentemente previsto una simile affluenza: è stato stampato lo stesso numero di schede delle primarie di Veltroni del 2007, si presuppone che stavolta l'affluenza possa dunque essere persino più alta di due anni fa, quando votarono 330 mila persone in Toscana, oltre 35 mila a Firenze. A parte le code, tranquille le operazioni di voto: tranne che a Massa, dove al seggio si è presentato il sindaco Roberto Pucci ma il presidente di seggio gli ha impedito di votare. Pucci ha vinto alle ultime elezioni candidandosi con una lista civica contrapposta al candidato ufficiale Pd Fabrizio Neri: per questo oggi l'impedimento. "E' un fatto incostituzionale", ha tuonato Pucci uscendo dal seggio dove è quasi venuto alle mani col presidente di seggio prima che intervenisse la Digos. I primi risultati dalle 22: per ora le truppe di Franceschini vincono sul piano organizzativo, al contrario dei bersaniani tutti i rappresentanti di lista di Franceschini hanno il distintivo e hanno contattato per sms i vecchi elettori delle primarie 2007, i bersaniani non l'hanno fatto. 17:56 In Puglia Sono circa sessantamila i pugliesi che vanno alle urne per votare i nuovi segretari, nazionale e regionale, del pd. Il dato è quello di mezzogiorno: l'unico disponibile, per il momento. nel capoluogo in particolare, sarebbero non più di 5mila gli elettori baresi. I seggi sono 354 e resteranno aperti fino alle 8 di stasera. secondo corrado tarantino, presidente della commissione per il congresso, l'affluenza è in "leggero calo" rispetto a quella che si registrò nel 2007. In puglia, per la guida del pd, sono tre i candidati in corsa: Sergio Blasi (mozione bersani), salentino, il "sindaco della taranta" che tra gli iscritti aveva conquistato il 58 per cento dei consensi; il molfettese Guglielmo Minervini (mozione franceschini), assessore della giunta vendola, con il 24 per cento; Michele Emiliano, segretario in carica e sindaco di bari, che non va oltre il 15 per cento. Alle primarie di due anni fa, erano stati poco più di 250mila i pugliesi che parteciparono alla prima consultazione del genere organizzata da un partito politico. Per emiliano fu un vero e proprio plebiscito: 90,8 per cento. A livello nazionale ebbe la meglio Walter Veltroni con il 64,9 per cento rispetto a Enrico Letta (26,5) e a Rosi Bindi (8 per cento). 17:38 File ai gazebo in tutt'Italia Le lunghe file in molte città italiane fanno pensare che le operazioni di voto si protrarrano ben oltre le 20. 17:32 Affluenza record, oggi più votanti rispetto alle primarie 2007 Una partecipazione maggiore rispetto alle primarie del 2007. Sembrerebbero confermarlo i dati raccolti in molti circoli d'Italia. A Genova è stato necessario stampare altre schede, mentre in molti circoli di Roma già nel pomeriggio era stato superato il numero dei votanti del 2007. 17:11 Roma, all'Anagnina fila di un'ora per votare File di alcune decine di minuti, o in alcuni casi di quasi un'ora come all'Anagnina, di fronte ai gazebo ed ai circoli dove sono allestiti i seggi. Partecipazione diffusa di under 16 ed extracomunitari, soprattutto in periferia. 17:04 Caltanissetta, iscritti all'Mpa tra i componenti del seggio A Caltanissetta i componenti di un seggio per le primarie del Pd sono esponenti dell'Mpa. E' una delle anomalie segnalate in Sicilia dal membro della commissione regionale di garanzia per il congresso, Giovanni Ferro, che sta compiendo altre verifiche "perchè vogliamo che il voto sia espresso in piena libertà e senza condizionamenti". 16:58 Franceschini vota a Piazza del Popolo "Una gran bella giornata per il Pd e per l'opposizione, chiunque vinca. E' davvero una prova straordinaria di democrazia e partecipazione". Lo dice Dario Franceschini ai cronisti dopo aver votato al seggio delle primarie a piazza del Popolo. Il segretario del Pd mostra la ricevuta del voto: "Ecco, sono stato il votante numero 567. Come vedete qua c'è la massima trasparenza". 16:57 Calabria, alle 12 più di 40mila votanti Si stanno svolgendo le operazioni di voto in Calabria per le primarie del Partito Democratico. Da una prima rilevazione, secondo quanto si è appreso dal Pd calabrese, alle 12 avevano votato oltre 40mila persone 16:56 Alemanno, "No alle primarie per eleggere i segretari di partito" "Sono favorevole alle primarie ma credo che siano uno strumento più giusto per selezionare le cariche monocratiche, come sindaci e presidenti di Regione. I segretari di partito, secondo me, dovrebbero essere scelti dagli iscritti". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno 16:54 Bindi, "Una straordinaria occasione per dire no a Berlusconi" "Abbiamo lavorato molto, c'è una grande partecipazione, i dati degli iscritti fanno ben sperare. Quella delle primarie è una straordinaria occasione per dire no a Berlusconi e al suo governo e sì a una Italia migliore, insomma è una occasione non solo per scegliere il segretario del partito ma anche di fare qualcosa per il proprio paese: a chi dice 'ci penso io', rispondiamo che al Paese ci pensiamo noi democratici". Lo dice Rosy Bindi al seggio delle primarie dove ha votato. 16:53 Alle 15, in Via dei Giubbonari, superati i votanti del 2007 In via dei Giubbonari, sede di una delle sezioni storiche del Pci di Roma ed ora circolo del Partito democratico, alle 15 hanno votato circa 600 persone, lo stesso numero di elettori che nell'intera giornata votò alle primarie del 14 ottobre del 2007. 16:24 Sassoli: "Io candidato? Deciderà l'assemblea" "A una mia candidatura alle prossime Regionali non dico né di no né di sì: sarà l'assemblea regionale del partito che si occuperà di guidare questa fase difficile". Lo ha detto l'europarlamentare del Pd, Davide Sassoli, in coda per votare alle primarie a un gazebo in piazza Mazzini a Roma, in merito alle indiscrezioni che lo vorrebbero trai più accreditati ad occupare il posto lasciato libero da Piero Marrazzo. 16:19 Zingaretti al voto Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti si è recato a votare verso le 12 in piazza Mazzini a Roma. "Le primarie vengono vinte da chi ha il 50% più 1 dei voti, sono un grande segnale di apertura, non di imposizione - ha detto - siamo una forza politica enorme, forte e radicata come si vede da queste primarie". Il presidente della Provincia di Roma ha sottolineato che "i dati e le notizie che abbiamo parlano di un'affluenza straordinaria, è un grande segnale di reazione a una situazione difficile e di grandissima speranza per il futuro". 15:32 Piero Marrazzo non partecipa al voto Piero Marrazzo non partecipa al voto per le primarie del Pd. Alla decisione di autosospendersi dalla carica di presidente dela Regione Lazio per ragioni di salute è infatti seguita la decisione di autosospendersi anche dal Partito democratico al quale aveva aderito tra i primi. 15:20 A Castellamare di Stabia il voto dopo gli scandali Dalle 7, momento di apertura dei seggi alle 14 circa sono state registrate al voto circa 800 persone e ad attendere il proprio turno c'erano anche tanti giovani. A Castellammare il voto ha una valenza particolare dopo i fatti degli ultimi mesi: l'omicidio del consigliere comunale del Pd, Gino Tommasino, l'arresto dei componenti del commando che lo ha assassinato, tra cui Catello Romano, iscritto al Pd così come la moglie di un boss della famiglia D'Alessandro. 14:25 Franceschini, "Solidarietà alla Serracchiani" Il segretario del Pd Dario Franceschini, informa una nota, ha espresso nel corso di una telefonata la sua solidarietà a Debora Serracchiani, vittima di minacce ricevute proprio nel giorno delle primarie. "Si tratta di un fatto gravissimo che condanniamo con forza", ha sottolineato Franceschini. 14:04 In tarda serata le prime indicazioni Lo scrutinio inizierà alle 20 subito dopo la chiusura delle votazioni. In tarda serata si potranno avere le prime indicazioni sull'andamento del voto per l'elezione dei segretari nazionali, mentre per il voto regionale è possibile che lo spoglio slitti alla mattinata di domani. 13:46 Oltre un milione di votanti "Già oltre un milione di cittadini hanno partecipato alle primarie del Partito Democratico nelle poche ore della mattina e in tutte le regioni italiane si segnalano lunghe code ai seggi". E' quanto dichiara Luciano Nobili, membro della direzione nazionale del PD. 13:30 Prodi ha votato online dagli Stati Uniti Romano Prodi ha votato on line dagli Stati Uniti, come aveva annunciato nei giorni scorsi, per le primarie del Pd. Per via telematica ha votato anche la moglie, Flavia Franzoni. Prodi ha votato alle 19.50 ora statunitense (l'1.50 di notte in Italia) accedendo al servizio web messo a disposizione dall' organizzazione del Pd per gli iscritti e gli elettori temporaneamente residenti all'estero. 13:26 Bersani, "Le primarie hanno risvegliato la nostra gente" "Credo che le Primarie abbiano risvegliato la nostra gente e consolidato la convinzione che noi siamo la normalità. In tutti i Paesi democratici ci sono partiti che discutono, in trasparenza, sul proprio futuro e sui propri vertici; solo noi abbiamo un partito con un padrone, ma è quella l'eccezione, noi siamo la regola, non facciamo i congressi per risolvere le nostre 'beghe', ma perchè pensiamo che nei partiti deve regnare la democrazia ed il confronto". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd. 13:10 Marino: "Vota il +20% rispetto al 2007" Oltre 876mila persone hanno già votato alle primarie del Pd alle 11.30: "Nel 2007 erano solo 600.000, un 20% di votanti in più quest'anno che rappresenta un dato straordinario". E' il commento di Ignazio Marino, uno dei tre candidati leader del Partito Democratico. 13:04 Bersani, "se sarò eletto mi aspetto collaborazione" Cosa si aspetta da Dario Franceschini se lei sarà segretario? "Se sarò segretario mi aspetto piena collaborazione - ha risposto Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria Pd, dopo aver votato a Piacenza - come io darei piena collaborazione se vincesse lui. E' una questione che non dovrebbe nemmeno porsi". 13:01 Quasi 900mila votanti alle 11,30 Sono 876.570 i cittadini che hanno votato alle primarie del Pd alle 11,30. Il dato è stato fornito dal comitato per le primarie nella sede del partito. Le operazioni di voto andranno avanti fino alle 20. 12:57 Lite in un seggio a Napoli Lite in un seggio a Napoli. Tutto è nato da una controversia relativa a una persona senza certificato elettorale che intendeva votare per le primarie del Pd. All'interno del seggio dal confronto vivace si è arrivati alla lite. Qualche spintone e schede a soqquadro. E' dovuta intervenire la polizia per rimettere tutto a posto. E' successo in un seggio del quartiere di Piscinola a Napoli. 12:45 Alta affluenza in Liguria, stampate 23mila schede in più A Genova, l'alta affluenza ai seggi di stamani ha reso obbligatoria la ristampa di 23.000 schede per consentire il voto nel pomeriggio. 12:43 Messina, pagano la quota di due euro al posto degli elettori A Brolo, in provincia di Messina, davanti all'unico gazebo per le primarie del Pd, "alcuni esponenti del circolo che sostiene Dario Franseschini e il candidato alla segreteria regionale Giuseppe Lupo, pagano la prevista quota di due euro agli elettori". Lo denunciano Giuseppe e Francesca Natoli, padre e figlia, candidati per la lista regionale che sostiene Giuseppe Lumia e per quella nazionale che appoggia Pier Luigi Bersani. 12:39 "Il sindaco non può votare", rissa sfiorata a Massa "Non mi hanno fatto votare alle primarie del Pd; è un fatto anticostituzionale". Lo ha detto il sindaco di Massa Roberto Pucci parlando con i giornalisti all'uscita del seggio a Mirteto, quartiere della città toscana. "Mi sono presentato al seggio - ha raccontato Pucci - e ho chiesto le schede elettorali, ma il presidente ha impedito alla scrutatrice, che invece lo voleva fare, di consegnarmi le schede". Il sindaco e il presidente di seggio si sono offesi a vicenda, quasi arrivando alle mani, anche perchè alcuni presenti invitavano a gran voce il sindaco a votare. Sono così dovuti intervenire agenti della Digos che hanno separato i due e hanno invitato il sindaco a uscire dal seggio. 12:32 Code in tutt'Italia Code in tutt'Italia ai seggi per le primarie del Pd. Dalla Sicilia a Milano l'affluenza degli elettori democratici è molto alta. A Bologna code sin dalle otto del mattino 12:29 Bersani: "Siamo un partito senza padrone" "I 'normali' siamo noi. Il nostro è un partito in cui con trasparenza si discute, come avviene in tutti i partiti degli altri paesi democratici. Solo da noi c'è un partito con un padrone. Quello è l'eccezione, noi siamo quelli 'normali'". Lo ha detto a Sky Tg24 il candidato alla segreteria del Pd, Pier Luigi Bersani, intervistato al seggio delle primarie a Piacenza. 12:27 Franceschini ripartito per Roma Il segretario del Pd, Dario Franceschini ha lasciato Castellammare di Stabia (Napoli) ed è ripartito per Roma nel pomeriggio voterà nel seggio di via dei Giubbonari. 12:26 Minacce a Debora Serracchiani Un caricatore di pistola vuoto, con minacce contro l'europarlamentare Debora Serracchiani, candidata alla segreteria regionale del Pd del Friuli Venezia Giulia è stato trovato stamani in un seggio delle primarie del Pd a Trieste. La Digos della Questura del capoluogo giuliano, intervenuta sul posto, ha concentrato le indagini su un pregiudicato triestino che già in passato si è reso protagonista di numerosi episodi analoghi. 12:25 Franceschini ringrazia Moretti. Via Twitter "Grazie Nanni! Prometto che dirò qualcosa di sinistra...". Lo scrive su twitter Dario Franceschini ringraziando Nanni Moretti per il sostegno alle primarie del Pd. 12:11 Franceschini: "Una festa per la democrazia" "Voglio ringraziare qui tutte le persone che stanno votando alle primarie. So che c'è tanta gente perbene che si sta recando alle urne per esprimere il proprio voto. E' una grande festa della democrazia, a prescindere da chi stiano votando". Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, parlando in un centro confiscato alla camorra e poi riutilizzato per fini sociali in vico Santa Caterina a Castellammare di Stabia. 12:00 Alta affluenza in Sicilia Le primarie del Pd in Sicilia stanno registrando "un afflusso superiore alle previsioni", dice il responsabile della consultazione elettorale nell'Isola, Enzo Napoli. Nel gazebo di piazza Politeama, a Palermo, un centinaio di persone è in coda per votare, mentre il primo rilevamento, giunto da Enna, parla di 3.150 votanti su una popolazione di 28 mila persone. 11:47 Nanni Moretti: voto Franceschini "Voto Franceschini". Lo ha dichiarato Nanni Moretti in un'intervista a Sky TG24, aggiungendo che, nella giornata delle primarie, non intende dire altro che la sua preferenza su chi tra i candidati sia migliore per il Pd. "Andrò a votare - ha aggiunto il regista - perchè sono un tifoso delle primarie". 11:40 Fassino: l'alta affluenza prova di forza del Pd "Una partecipazione straordinaria, una bella giornata per la democrazia, una prova di vitalità e forza del Pd". Così il coordinatore della mozione Franceschini, Piero Fassino esprime soddisfazione per la affluenza al voto per le primarie del Pd. "A poche ore dall'apertura dei seggi - dice Fassino - ovunque si registrano file piene di cittadini, a conferma di quanto le primarie siano strumento prezioso per coinvolgere gli elettori, dar loro voce e rendere manifesta la volontà di quanti vogliono battersi per un'alternativa politica alla destra". 11:39 A Roma e nel Lazio si vota dopo lo shock Marrazzo Circa 650 seggi aperti a Roma e nel Lazio per le Primarie del Pd. L'affluenza, si apprende, sarebbe buona anche se non ai livelli di due anni fa: alle 12 il primo dato ufficiale. Per la segreteria regionale corrono per la mozione Franceschini il segretario uscente Roberto Morassut, per Pierluigi Bersani Alessandro Mazzoli e per Marino Ileana Argentin. Sulla consultazione nel Lazio pesa l'autosospensione del presidente della Regione Piero Marrazzo travolto dalla vicenda legata a rapporti mercenari con trans filmati e un ricatto subito per silenziare la vicenda. 11:38 Franceschini a Castellammare di Stabia Il segretario del Pd Dario Franceschini è andato stamattina a Castellammare di Stabia (Napoli), nella sede al Corso Vittorio Emanuele dove sono stati allestiti i tre seggi per le primarie, per salutare ed esprimere vicinanza agli esponenti del partito impegnati a garantire la regolarità delle consultazioni. 11:36 Ranieri: in realtà come Napoli tesseramento da rifare "Dove sono avvenuti episodi come quello di Castellammare le primarie dovevano essere rinviate, ma il punto cruciale resta quello del tesseramento: in realtà come Napoli non bisogna escludere di rifarlo con regole e controlli completamente nuovi". Ne è convinto il dirigente campano del Pd Umberto Ranieri che, in una intervista al Riformista, aggiunge: "In grande misura, il tesseramento al partito nel Sud è governato da notabili che investono sulle iscrizioni per accumulare munizioni in vista di dispute su prebende, candidature e preferenze". 11:35 Come si vota Si puo' votare versando due euro e presentandosi ai seggi con carta d'identita' e certificato elettorale. Possono votare anche i giovani che hanno superato i sedici anni, gli extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno e i cittadini dell'Unione europea residenti in Italia. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Si vota su due diverse schede. Una (di colore azzurro) per il segretario e l'assemblea nazionale, l'altra (di colore rosa) per il segretario e l'assemblea regionale. Si puo' votare per una sola lista e non ci sono preferenze. 11:34 Alle 24 si prevede il risultato della consultazione Il Pd annuncerà l'afflusso ai gazebo delle 11 e delle 17, nonchè quello finale delle 20. Un sofisticato sistema tecnologico di trasmissione dei dati consentirà di avere già nella tarda serata i risultati ufficiosi, mentre per quelli ufficiali si dovrà attendere domani pomeriggio. Il risultato finale intorno alle 24 |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-11-02 Rosy Bindi contro Rutelli: "Operazione personalistica, noi rappresentiamo cattolici e moderati" "Non si illuda, non gli lasceremo rappresentare i moderati, i ceti produttivi e il mondo cattolico". Rosy Bindi al programma 'In mezz'orà di Lucia Annunziata sfoga il suo risentimento verso Francesco Rutelli che ieri ha annunciato ufficialmente il divorzio dal Pd definendolo un partito socialdemocratico. Bindi dice infatti di essere "un pò arrabbiata" verso l'ex leader della Margherita e se la prende soprattutto sulla definizione che ha dato dei cattolici che sono nel Pd. "Definire - lamenta - come indipendenti di centrosinistra persone come la sottoscritta ed Enrico Letta che alle primarie ci hanno messo anche la faccia in passato, persone come Follini, Marini e tutti i popolari che gli hanno consentito di fare un grande partito come la Margherita non è giusto: non siamo indipendenti di centrosinistra". Il disappunto di Rosi Bindi è tale che, commentando le dichiarazioni di Rutelli, osserva: "adesso invoca una svolta liberaldemocratica, quasi di stampo laicista, proprio lui che ci ha portato dentro di Teodem". Rosy Bindi difende il progetto del Pd a guida Bersani dalle accuse di Rutelli di essere un partito spostato a sinistra. Bersani è un uomo della sinistra liberale - osserva - che ha fatto le liberalizzazioni, dialoga con i ceti produttivi, sa parlare all'Italia del lavoro". Secondo l'esponente del Pd "non mancheranno proposte rivolte ai moderati" e "la sinistra ha una grande tradizione democratica". "Non temiamo la sfida moderata di Rutelli e non temiamo la sfida giustizialista di Di Pietro" sottolinea Rosy Bindi che riconosce comunque come "un danno" quando un leader come Rutelli se ne va dal partito. Il suo addio, comunque, è motivo di una riflessione sui comportamenti dei politici. "Un altro male dopo la questione morale - sostiene la vicepresidente della Camera - è dato dal fatto che da troppo tempo nascono progetti, formazioni politiche più per rispondere a esigenze di posizionamento personale di qualcuno che per esigenze dettate dalla situazione nel paese". "Rutelli - conclude la Bindi - è stato un protagonista del Pd, e questa sua dipartita denuncia il suo fallimento, i suoi errori". Quanto alle voci che la vogliono presidente del partito, Rosy Bindi dice che "Non dipende da me, ma se dovessi esser candidata non mi tiro indietro". "A una settimana dall'assemblea dei delegati - osserva Bindi - c'è la massima incertezza e non so quali siano le mia chanches". "Il Pd - osserva subito dopo - ha bisogno di una grande unità. Tre milioni di persone hanno scelto una persona come Bersani, una linea politica e uno schieramento di persone con sensibilità diverse ma che credono nello stesso progetto. Intorno a questo - dice la Bindi - va costruita l'unità del partito". La Bindi ha affrontato anche il tema della questione morale. "Non ho mai teorizzato la superiorità etica di nessuno, ho sempre trovato odioso far questo", ha detto. "La questione morale - sostiene l'esponente cattolica del Pd - va posta all'ordine del giorno perchè è una questione politica e non tanto giudiziaria anche se ci sono comportamenti diversi tra la destra e la sinistra di fronte alla magistratura". "Loiero infatti - osserva Rosy Bindi - ha detto che se avesse un avviso di garanzia si dimetterebbe subito, mentre Silvio Berlusconi ha detto che se dovesse essere condannato non si dimetterebbe e a questo proposito mi chiedo perchè abbiamo perso tanto tempo con il lodo Alfano...". "Comunque - sottolinea Rosy Bindi - senza moralismi e senza giustizialismi la questione morale è un fatto politico su cui occorre discutere. Lo si faccia intento nel Pd, se si vuole anche a porte chiuse ma è un tema da affrontare". Al tentativo della conduttrice di fare dei paralleli tra la vicenda Marrazzo e quella della escort Daddario con Berlusconi Rosy Bindi premette che non vuol "ergersi a giudice di nessuno" ma osserva che "sul piano politico Marrazzo si è dimesso e non ha insultato la classe politica italiana. La Differenza è che Marrazzo non c'è più e l'altro è presidente del Consiglio". Infine su chi sarà il candidato del Pd nel Lazio dopo le dimissioni del governatore Bindi risponde che:"sarà un laziale o una laziale" smentendo una sua eventuale candidatura. 01 novembre 2009
Milano, mons Bottoni attacca Berlusconi: "La democrazia sta morendo" Alla cerimonia dell'Anpi in memoria dei caduti partigiani, al cimitero Maggiore di Milano, dure parole di monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi del capoluogo lombardo. Come spesso accaduto anche in passato, non ha risparmiato critiche all'attuale governo. Secondo monsignor Bottoni "si assiste in questo periodo a una caduta senza precedenti della democrazia e dell'etica pubblica" e ha parlato di "continui colpi al sistema democratico" oltre che di "uno stato padrone a gestione personale". "È in corso - ha aggiunto - una morte lenta e indolore della democrazia, una progressiva eutanasia della repubblica nata dalla Resistenza". Polemiche le reazioni del centrodestra. "Neanche quest'anno ci è stata risparmiata un'omelia di questo genere", ha commentato l'assessore comunale ai Servizi Civici Stefano Pillitteri, rappresentante della giunta Moratti alla cerimonia. "Continuo a trovare improprio - ha aggiunto Pillitteri al termine della commemorazione - una polemica di carattere politico in una sede come questa, mi sembra proprio stucchevole". Di intervento "un po' forte" e "troppo rigido" ha parlato l'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini, contestato al termine del suo discorso da un paio di persone che gli hanno urlato: "Voi volete dividere il Paese, non unirlo".
01 novembre 2009
Bersani da fabio Fazio: "lavorerò insieme con Franceschini e Marino" - "Dobbiamo lavorare insieme": il segretario del Pd Pier Luigi Bersani risponde così a una domanda di Fabio Fazio, durante la trasmissione "Che tempo fa", sul ruolo che avranno nel Pd i due sconfitti delle primarie. "Ne parlerò con loro nei prossimi giorni", ha spiegato Bersani aggiungendo che a breve si conoscerà anche il nome del presidente del partito. Sul caso Marrazzo Bersani dice di non sapere "niente di più di quanto sanno gli altri", poi bolla come "gesto doveroso" le dimissioni dell'ex governatore del Lazio e infine si chiede "come fanno a girare per il paese certi strumenti, come questi video, che sono strumenti di pressione e di ricatto senza che nessuno faccia niente, che qualcuno, ad esempio, vada da un magistrato. Mi piacerebbe capirlo". In Italia c'è un problema giustizia e di alcuni suoi servizi che non funzionano, per esempio la lunghezza dei processi civili, e su questo terreno il Pd è disposto a un confronto in Parlamento, dice Bersani. "Ma in presenza di un'interferenza ineliminabile, e cioè i problemi del presidente del Consiglio - precisa il segretario del Pd - è molto difficile che questa discussione proceda, a meno che il premier non sgombri il campo dai suoi problemi personali". Bersani ripete che il Pd è disponibile a discutere dei problemi che interessano i cittadini. Su Rutelli afferma: "Sono troppo sicuro del progetto per essere preoccupato". "Sono dispiaciuto - ammette Bersani - ma noi stiamo facendo un bambino nuovo e tre milioni di elettori mi hanno detto di andare avanti non per fare il partito di una volta ma un partito nuovo". Alla domanda se prevede che molti seguiranno l'esempio di Rutelli, Bersani risponde: "Penso proprio di no, anzi ho la sensazione che ci sia un certo rilancio e credo che molti arriveranno". 01 novembre 2009
2009-10-28 Pd, D'Alema vede Rutelli ma non lo convince Prima iniziativa di peso di Massimo D'Alema nell'era Bersani: l'ex ministro degli Esteri ha infatti incontrato Francesco Rutelli per ascoltare le ragioni dell'addio annunciato al Pd. Il colloquio non ha modificato le decisioni dell'ex segretario della Margherita. Intanto, Pier Luigi Bersani ha annunciato passi concreti per favorire la nascita di "alleanze larghe alle regionali"; mentre sul versante interno c'è da segnalare l'unanimità tra maggioranza e minoranza nell' elezione dei presidenti delle due commissioni per la revisione dello Statuto del Pd e del suo Codice etico. Un passo in avanti verso una scelta concordata dei capigruppo di Senato e Camera, ruolo da cui Franceschini si è invece tirato fuori. Dopo aver dribblato i cronisti, appostati davanti alla sede della Fondazione ItalianiEuropei, D'Alema e Rutelli si sono incontrati per un'ora in campo neutro. Qui D'Alema avrebbe cercato di convincere Rutelli a recedere dalle sue intenzioni. Il presidente del Copasir ha ribadito però di non voler recedere. La sua intenzione non è di fondare un nuovo partitino, ma di dar vita ad un movimento capace di dare rappresentanza politica a quel vasto mondo moderato e riformista preoccupato del declino del Paese, ruolo che l'Udc da solo non è in grado di svolgere. È anche interesse del Pd, nell'ottica delle alleanze, osserva Rutelli, che si crei un'area politica capace di intercettare il consenso moderato che nè lui nè l'Udc sono in grado di raccogliere. Franceschini ha detto che Rutelli "sbaglia a fare il bilancio il primo giorno di lavoro di Bersani", ma invita tutti a lavorare "perchè nessuno se ne vada". Ed ecco che Bersani, che si è augurato che alla fine l'uscita non ci sia "vista la straordinaria spinta all'unità ricevuta dalle primarie", incontrerà Rutelli nei prossimi giorni. Le alleanze sono state al centro dell'incontro di Bersani con Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà. I due hanno concordato sull'esigenza di far nascere una "larga alleanza" sulla base dei temi sociali e della questione democratica. Per far questo servirà da parte della sinistra, ha sottolineato Vendola, "superare la cultura dei veti", se si vogliono recuperare i centristi. Da parte del Pd, ha spiegato Bersani, ci sarà un atteggiamento "generoso" verso i possibili partner con una offerta di "corresponsabilita". Ciò significa che il Pd è disposto a cedere la candidatura per la guida di qualche regione pur di favorire un'alleanza. Non per nulla, interpellato dai cronisti sulla possibile candidatura di Emma Bonino nel Lazio, Bersani ha invitato a "lasciar perdere il toto-nomi". "La sequenza è un'altra - ha spiegato - prima la piattaforma, poi l'alleanza e infine il candidato". Domani il segretario incontrerà la sinistra radicale di Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto. Il colloquio clou con Pier Ferdinando Casini sarà invece la settimana prossima. Sul fronte interno il primo atto della "gestione plurale" annunciata mercoledì da Bersani è l'elezione all'unanimità dei presidenti delle due commissioni incaricate di modificare lo Statuto del Pd e il suo Codice Etico: la prima sarà guidata dal bersaniano Maurizio Migliavacca, la seconda dal franceschiniano Pierluigi Castagnetti. Questo può essere un buon prodromo per la scelta dei capigruppo di Camera e Senato. Franceschini ha fatto sapere di non essere interessato a questo ruolo per potersi dedicare alla sua componente di "Area Democratica". I suoi candidati sarebbero Piero Fassino o Beppe Fioroni alla Camera e Luigi Zanda o Enrico Morando al Senato. 29 ottobre 2009
Rutelli conferma l'addio. "Il Pd di Bersani viene dal passato", poi corregge "Occorre tracciare un tragitto differente unendo persone diverse che hanno culture diverse e che hanno bisogno di mettersi al servizio operosamente per un'Italia operosa e non per l'Italia del rancore". È quanto sostiene Francesco Rutelli, oggi a Milano, per presentare il libro 'La svolta - lettera a un partito mai natò. La risposta della politica alla crisi economica e alla divisione del paese - aggiunge - "non può limitarsi a dire che da una parte c'è la destra e dall'altra un centrosinistra che fondamentalmente ripercorre le strade del passato". Su Bersani un giudizio negativo, anche se non connotato personalmente: "Il suo Pd viene dal passato", osserva Rutelli, che critica lo spostamento a sinistra del partito. E' in pratica l'adio ufficiale al Pd. Giudizio però addolcito da attestazioni di stima personali: " "Qualunque cosa accada nei prossimi mesi, io mi aspetto una sorpresa positiva da Bersani". "Tutti coloro che sono andati alle primarie - ha aggiunto - si augurano una sorpresa positiva". Le sue riflessioni sul futuro del Pd dunque, fa capire Rutelli, non devono essere interpretate come "una dichiarazione di sfiducia, anzi, sono il riconoscimento di un carattere di serietà e affidabilità per poter governare il partito democratico". Ieri Bersani l'aveva invitato a raccoigliere la sfida del progetto nuovo del Pd, che tre milioni di voti avevano confermato, oggi commenta Fioroni: "Credo che in politica i fatti non si annunciano ma si compiono, credo che Francesco esprima una preoccupazione, una sofferenza ma dopo il fatto politico che il 25 ottobre due milioni e mezzo ed oltre di cittadini italiani hanno dato spirito e forza al Partito democratico, un segnale di voglia di cambiamento rispetto al governo di questo Paese, questo fatto politico non possa non essere tenuto in considerazione". L'esponente della mozione Franceschini ribadisce l'opportunità di fare alleanze: "Io sono convinto di fare alleanze, l`ho detto in tutti i modi e lo riconfermo, io sono convinto di dover fare delle alleanze a partire dalle regionali con tutti coloro che sono concordi con noi a scrivere un programma chiaro, di poche pagine, con punti precisi e che in modo autorevole il Partito democratico può essere il garante con i cittadini che quelle proposte possono essere fatte e possono essere realizzate senza se e senza ma". Quanto a un ipotetico Grande centro e ai suoi rapporti con il Pd Fioroni osserva: "Sono convinto debba essere un interlocutore per il Partito democratico nella misura in cui condivide progetti, programmi, senza con questo rinunciare all`ambizione del Partito democratico di saper competere e accogliere e drenare i voti moderati del nostro Paese, ricordo a tutti noi l`aggettivo grande come grande centro, come grande opposizione è la misura delle nostre ambizioni ma certo poi serve il riscontro delle urne che vedremo già alle regionali". Sarcastico Ignazio Marino: "La situazione di Rutelli mi sembra come quella di un bambino che quando gioca a calcio porta via il pallone pensando che poi nessuno giochi, credo che Francesco non riesca neanche a portare via il pallone. Noi continueremo a giocare e lo faremo bene". "Se Rutelli se ne va dal Pd è una sconfitta per il Pd, perché lo considero una energia positiva e perché credo in un partito che deve avere al suo interno molte aree culturali". Lo ha detto a Radio Radicale il deputato del Pd Ermete Realacci, secondo il quale "Rutelli ha alcuni elementi condivisibili nelle critiche al Pd, ma è molto debole nell`indicare le sue responsabilità, come per esempio il legarsi alle gerarchie cattoliche su alcuni temi, per esempio nella vicenda Englaro". Aggiunge Realacci: "Non credo che ci sia lo spazio per una forza politica di centro, questi sono schemi da Transatlantico, non c`è spazio per un accrocchio centrista con l`Udc". "Capisco il travaglio di Rutelli e lo rispetto ma non condivido la scelta che sta per fare. Molte delle risposte alle domande che lui pone sono nel partito democratico". Lo ha detto Marco Follini ai microfoni di sky tg24 commentando quanto affermato da Rutelli sul suo futuro impegno politico. "Credo sia giusto concedere una chance a Bersani e al gruppo dirigente uscito dalle primarie a cui tutti abbiamo partecipato. Inoltre - ha detto l'esponente del Pd - penso che indebolire in questo momento il principale partito d'opposizione rischia forse di rallentare il cammino verso il dopo". "Spero che Rutelli ci ripensi ma trovo curioso che uno dei fondatori del Pd si accinga a lasciarlo dopo una consultazione popolare che ha coinvolto 3 milioni di persone che, con idee diverse, credono in questo partito". Lo afferma Gavino Angius, commentando le dichiarazioni del presidente del Copasir, Rutelli, sul futuro del Pd. 27 ottobre 2009
2009-10-27 Il primo giorno da segretario "Ripartiamo dal lavoro" di Vladimiro Frullettitutti gli articoli dell'autore In piedi sopra una sedia di plastica, dentro un capannone fra i macchinari con le rocche di fili azzurri arrotolati. Nella prima uscita pubblica di Pierluigi Bersani da segretario nazionale del Pd non c’è nessun effetto speciale. Mescolati tra telecamere e macchine fotografiche ci sono decine di operai e artigiani. Persone in carne e ossa che ascoltano, applaudono e gli dicono "in bocca a lupo" (c’è anche il brindisi con lo spumante), ma gli chiedono anche di interessarsi ai loro problemi.EBersani, accompaganto dal governatore Martini, dal deputato Lulli e dal neosegretario regionale del Pd toscano Manciulli, prima all’orditura Villanti, azienda terzista alla periferia di Prato, e poi alla tessitura Gori non si sottrae. Del resto ha scelto Prato non a caso. Qui si sono persi migliaia di posti di lavoro.E la pesantissima crisi s’è miscolata con una crescente insofferenza verso gli immigrati, soprattutto la numerosa comunità cinese. Tanto che il Pd ha perso (dopo 63 anni di ininterrotto governo delle sinistre) il Comune. "Ma anche a Bologna avevamo perso - fa notare Bersani - e nessuno ora se lo ricorda più". ARTIGIANI E OPERAI Con gli artigiani e gli operai Bersani si trattiene a lungo e prende impegni per se’ e il suo nuovo Pd. "Ho voluto inaugurare qui la mia vittoria - spiega l’ex ministro - perché voglio che il mio partito aiuti l’Italia ad abbattere quel muroche s’è innalzato fra la situazione sociale e economica e la discussione politica e mediatica ". E a togliere un bel po’ di quei mattoni, dice convinto, hanno iniziato domenica i milioni di elettori che sono andati a votare alle primarie. "Una cosa enorme di cui siamo orgogliosissimi. Abbiamo fatto vedere cos’è la democrazia". Che è fatta di partiti che fanno congressi e hanno diversi candidati, "non di un partito diunuomosolo".Edè in questa straordinaria( "anche inaspettata " ammette) partecipazione che Bersani vede il vero atto di nascita del Pd, "una prova di fiducia in un partitonuovo e non vecchio".Unsfida "affascinante" a cui sarebbe sbagliato sottrarsi spiega l’ex ministro con riferimento a Rutelli e alla sua presunta intenzione di andarsene (non da solo) con Casini. Dichiarazioni rilasciate a Vespa ,fa sapere l’ex sindaco di Roma, diverse settimane fa. Anche perché con Casini (ma anche con Di Pietro e la Sinistra) Bersani ha tutta l’intenzione di sedersi a un tavolo per discutere di come dare "un’altra offerta agli italiani ". "La posizione del Pd - dice Bersani - deve essere generosa verso un sistema di alleanze". Un Pd che è si forza all’opposizione, ma che agisce per costruire l’alternativa di governo a Berlusconi.Madi Rutelli, assetti interni e alleanze gli chiedono i giornalisti. I lavoratori e gli artigiani vogliono sapere del loro futuro. Dell’occupazione che non c’è, della cassintegrazione (chi per fortunace l’ha), delle banche che nonaiutano le piccole imprese. "È una vergogna dicono che ci sono gli ammortizzatori sociali per tutti e che tutti hanno un salario. Ma non è vero". E sfida il governo a uscire allo scoperto, a smetterla con gli annunci ("il taglio dell’Irap s’è perso nelle nebbie fra Pietroburgo e Arcore") e a "mettere un po’ di soldi nelle tasche degli italiani". 27 ottobre 2009
Bindi verso la presidenza Pd di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore "Non userò bilancini. E non mi affiderò a simboli. Metterò in campo forze nuove, perché il Pd deve dar spazio alle nuove generazioni. Ma, soprattutto, il Pdha bisogno di competenze ". Pier Luigi Bersani ha iniziato a lavorare alla squadra con cui guiderà il partito, anche se una lista di nomi definitiva la presenterà soltanto dopo l’assemblea nazionale del 7 novembre. "Formalmente non sono ancora stato eletto, ci sonoprocedure darispettare,non posso procedere immediatamente", si schermisce lui in pubblico. In realtà i tempi non strettissimi che ha deciso di concedersi sono dovuti anche alla delicatezza del passaggio, visto che alla fine dell’operazione ci sarà un partito dagli assetti profondamentemodificati, nella gestione territoriale e anche nelle sedi istituzionali, a cominciare dalla scelta dei capigruppo di Camera e Senato. COINVOLGIMENTO, NON TRATTATIVE Ieri, dopo una giornata in gran parte impegnata dalla trasferta di Prato, c’è stato il tempo per poche telefonate, comprese quelle con Casini, Di Pietro e Vendola, che incontrerà tra breve. Ma con tutti quelli con cui ha parlato Bersani è stato chiaro su alcuni punti. A cominciare dal fatto che intende "coinvolgere tutti" nella gestione del partito, il che però non necessariamente si tradurrà in una segreteria unitaria con incarichi riservati a personalità delle mozioni Franceschini e Marino. Il confronto sui contenuti non mancheràma, è stato il secondo punto messo in chiaro dal neosegretario, "non ci saranno trattative". Parole sentite e risentite e spesso disattese? Un primo segnale dice che forse stavolta non sarà così. BINDI VERSO LA PRESIDENZA Se alla vigilia del voto si parlava di un accordo che prevedeva, in caso di vittoria dell’ex ministro, Bersani segretario e Marini presidente del Pd, ieri lo scenario più accreditato assegnava quell’incarico a Rosy Bindi, con l’ex presidente del Senato che in serata si tirava fuori da ogni gioco: "L’idea di tornare ad una responsabilità diretta nel partito la ritengo una cosa disdicevole per me e per l’età che ho". Bersani ha parlato con Prodi e gli sono bastate poche parole per capire che il Professore non intende tornare a ricoprire quell’incarico. I due però hanno concordato sul fatto che quel posto, importante dal punto di vista simbolico, sarebbe perfetto per una personalità come Bindi, anche per sottolineare il nuovo sguardo rivolto all’Ulivo. RINNOVAMENTO DEI CAPIGRUPPO Ruolo assai poco simbolico e piuttosto importante dal punto di vista operativo è invece quello dei capigruppo. Antonello Soro e AnnaFinocchiaro hanno convocato per domani i rispettivi gruppi, ed entrambi metteranno sul piatto le dimissioni dall’incarico. Verranno respinte, questa volta, ma solo perché è presto per ogni cambio della guardia. Però che dopo il 7 novembre Soro non sarà più il presidente dei deputati Pd viene dato per assodato in tutti i conciliaboli di Transatlantico. Al suo posto potrebbe andare Enrico Letta, anche se l’ex ministro è tutt’altro che convinto di accettare questo incarico. E poi c’è l’ipotesi che, nell’ottica di una gestione unitaria del partito da cui Bersani è allettato nell’ottica di depotenziare l’ipoteca dalemiana sulla sua segreteria, questa casella venga riempita da una personalità della mozione Franceschini. L’ex segretario riunisce oggi i suoi per decidere se accettare e, nel caso, quale nome proporre. Discorso diverso per il Senato, dove è più complicato sostituire la Finocchiaro. Le alternative si riducono a due: Luigi Zanda, non proprio un franceschiniano doc, e Vannino Chiti, bersaniano nonché vicepresidente di Palazzo Madama (e visto che per eleggerne uno nuovo è previsto il voto segreto il Pd preferisce non correre rischi). Il che fa salire le quotazioni per una riconferma dell’attuale capogruppo. LA NUOVA SEGRETERIA Quanto alla nuova segreteria, Bersani promette "forze nuove" e un ruolo, per i big, che è quello di "accompagnare questo processo e di proteggerlo ". Tra le personalità che lo hanno aiutato in questa campagna congressuale e che potrebbero far parte della sua squadra ci sono Filippo Penati (ipotesi incarico, Rapporti con le imprese), Gianni Pittella (Mezzogiorno), Vasco Errani (Enti locali). L’Organizzazione dovrebbe rimanere nelle mani di Maurizio Migliavacca, ma altri dipartimenti verranno affidati a personalità dai nomi finora poco noti ma che, assicura Bersani "ci sono e sono già sperimentate": "Non abbiamo bisogno di inventarci simboli, ci servono le competenze". 27 ottobre 2009
Soro lascia l'incarico di capogruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro si apprestano a dare le dimissioni dai loro incarichi di capogruppo del Pd alla Camera e al Senato. Se Anna Finocchiaro però dovrebbe essere confermata nel suo ruolo, quello di Soro è un addio. "Sia io che Anna Finocchiaro", ha detto Antonello Soro ai microfoni di Radio Radicale, "abbiamo deciso dalla settimana scorsa di convocare per domani l'assemblea dei parlamentari del nostro gruppo, rassegnare in quella sede, che è l'unica titolata a questa funzione, le nostre dimissioni, attivare la procedura di rinnovo delle cariche così come si fa all'indomani di un cambiamento importante di fase politica. Personalmente aggiungo che io non intendo riproporre la mia candidatura, come sanno da tempo tutti i miei collaboratori a cominciare dai miei due vice, e quindi le informazioni apparse oggi in proposito sono esattamente il contrario della verità". "Mi dimetto non per un contrasto politico nè per un atto di straordinaria cortesia - ha proseguito Soro - ma semplicemente perchè considero conclusa la fase politica che mi ha visto alla presidenza del gruppo e considero che il ricambio di classe dirigente fa parte della fisiologia democratica. Ho fatto una bellissima esperienza che insieme a molte soddisfazioni comporta anche una discreta fatica per cui penso che sia normale, arriva il momento di fare un passo indietro. È una decisione che ho preso dall'estate e credo che sia giusto che si avvii un ricambio del gruppo dirigente di direzione politica del gruppo parlamentare. Questo riguarderà nella sua autonomia l'assemblea dei deputati di questa Camera e penso che dovremmo farlo nello spirito della massima coesione, perchè la scelta di un segretario politico possa essere una premessa per dare un pò più di stabilità e di prospettiva di lungo periodo ad un partito che avrà una guida segnata dalla mozione politica che ha vinto le primarie, ma credo nello spirito di una inclusione e di una partecipazione nella quale si riconoscano tutti". "Spero - ha detto ancora Soro - che le notizie circa l'uscita di Rutelli dal Pd non siano fondate. La mia convinzione di democratico, non di ex di niente, mi spinge ad essere impegnato nella vita del partito con lo stesso entusiasmo con il quale ho concorso alla nascita del Pd. È giusto che il segretario vincente abbia la responsabilità e non ho dubbi che saprà cogliere la complessità del Partito democratico, ma nel Pd - ha concluso Soro - si partecipa alle competizioni per rispettarne l'esito, non per scapparne via". 27 ottobre 2009
Rutelli conferma l'addio. "Il Pd di Bersani viene dal passato", poi corregge "Occorre tracciare un tragitto differente unendo persone diverse che hanno culture diverse e che hanno bisogno di mettersi al servizio operosamente per un'Italia operosa e non per l'Italia del rancore". È quanto sostiene Francesco Rutelli, oggi a Milano, per presentare il libro 'La svolta - lettera a un partito mai natò. La risposta della politica alla crisi economica e alla divisione del paese - aggiunge - "non può limitarsi a dire che da una parte c'è la destra e dall'altra un centrosinistra che fondamentalmente ripercorre le strade del passato". Su Bersani un giudizio negativo, anche se non connotato personalmente: "Il suo Pd viene dal passato", osserva Rutelli, che critica lo spostamento a sinistra del partito. E' in pratica l'adio ufficiale al Pd. Giudizio però addolcito da attestazioni di stima personali: " "Qualunque cosa accada nei prossimi mesi, io mi aspetto una sorpresa positiva da Bersani". "Tutti coloro che sono andati alle primarie - ha aggiunto - si augurano una sorpresa positiva". Le sue riflessioni sul futuro del Pd dunque, fa capire Rutelli, non devono essere interpretate come "una dichiarazione di sfiducia, anzi, sono il riconoscimento di un carattere di serietà e affidabilità per poter governare il partito democratico". Ieri Bersani l'aveva invitato a raccoigliere la sfida del progetto nuovo del Pd, che tre milioni di voti avevano confermato, oggi commenta Fioroni: "Credo che in politica i fatti non si annunciano ma si compiono, credo che Francesco esprima una preoccupazione, una sofferenza ma dopo il fatto politico che il 25 ottobre due milioni e mezzo ed oltre di cittadini italiani hanno dato spirito e forza al Partito democratico, un segnale di voglia di cambiamento rispetto al governo di questo Paese, questo fatto politico non possa non essere tenuto in considerazione". L'esponente della mozione Franceschini ribadisce l'opportunità di fare alleanze: "Io sono convinto di fare alleanze, l`ho detto in tutti i modi e lo riconfermo, io sono convinto di dover fare delle alleanze a partire dalle regionali con tutti coloro che sono concordi con noi a scrivere un programma chiaro, di poche pagine, con punti precisi e che in modo autorevole il Partito democratico può essere il garante con i cittadini che quelle proposte possono essere fatte e possono essere realizzate senza se e senza ma". Quanto a un ipotetico Grande centro e ai suoi rapporti con il Pd Fioroni osserva: "Sono convinto debba essere un interlocutore per il Partito democratico nella misura in cui condivide progetti, programmi, senza con questo rinunciare all`ambizione del Partito democratico di saper competere e accogliere e drenare i voti moderati del nostro Paese, ricordo a tutti noi l`aggettivo grande come grande centro, come grande opposizione è la misura delle nostre ambizioni ma certo poi serve il riscontro delle urne che vedremo già alle regionali". Sarcastico Ignazio Marino: "La situazione di Rutelli mi sembra come quella di un bambino che quando gioca a calcio porta via il pallone pensando che poi nessuno giochi, credo che Francesco non riesca neanche a portare via il pallone. Noi continueremo a giocare e lo faremo bene". "Se Rutelli se ne va dal Pd è una sconfitta per il Pd, perché lo considero una energia positiva e perché credo in un partito che deve avere al suo interno molte aree culturali". Lo ha detto a Radio Radicale il deputato del Pd Ermete Realacci, secondo il quale "Rutelli ha alcuni elementi condivisibili nelle critiche al Pd, ma è molto debole nell`indicare le sue responsabilità, come per esempio il legarsi alle gerarchie cattoliche su alcuni temi, per esempio nella vicenda Englaro". Aggiunge Realacci: "Non credo che ci sia lo spazio per una forza politica di centro, questi sono schemi da Transatlantico, non c`è spazio per un accrocchio centrista con l`Udc". "Capisco il travaglio di Rutelli e lo rispetto ma non condivido la scelta che sta per fare. Molte delle risposte alle domande che lui pone sono nel partito democratico". Lo ha detto Marco Follini ai microfoni di sky tg24 commentando quanto affermato da Rutelli sul suo futuro impegno politico. "Credo sia giusto concedere una chance a Bersani e al gruppo dirigente uscito dalle primarie a cui tutti abbiamo partecipato. Inoltre - ha detto l'esponente del Pd - penso che indebolire in questo momento il principale partito d'opposizione rischia forse di rallentare il cammino verso il dopo". "Spero che Rutelli ci ripensi ma trovo curioso che uno dei fondatori del Pd si accinga a lasciarlo dopo una consultazione popolare che ha coinvolto 3 milioni di persone che, con idee diverse, credono in questo partito". Lo afferma Gavino Angius, commentando le dichiarazioni del presidente del Copasir, Rutelli, sul futuro del Pd. 27 ottobre 2009
Rutelli verso l'addio. Sarà "ponte" tra Pd e Udc. Primo obiettivo, il gruppo parlamentare di Federica Fantozzitutti gli articoli dell'autore Rutelli ha ormai un piede fuori dal Pd. Il "countdown" era cominciato, ieri l’accelerazione: prima l’indiscrezione sulla Stampa, non smentita, che lo dà in uscita a giorni, poi il suo pensiero tratto dall’anticipazione del libro di Bruno Vespa: "Andrò con Casini. Ma non subito e non da solo". Rutelli si irrita e precisa: "Dichiarazioni vecchie, da integrare". Il giorno della verità è oggi: quando l’ex vicepremier annuncerà il da farsi alla presentazione milanese del suo ultimo libro "La Svolta. Lettera a un partito mai nato" con Massimo Cacciari, Lorenzo Dellai e Francesco Micheli. Intanto Romano Prodi avverte: "Se qualcuno se ne va non succede niente, globalmente il partito resterà unito". Rutelli sa che se strappo deve essere, va fatto subito. Deve uscire per un fatto politico, come sono le primarie vinte da Bersani: "Tre milioni di cristiani al voto - ragiona un margheritino - Altro che mai nato, è un partito vivo e pulsante. Ma con cui lui non ha a che fare". Su cui Rutelli ha espresso un giudizio severo: "Per riparare (all’attrazione dell’elettorato per Casini e Di Pietro, ndr) il Pd si bilancia a sinistra... È una scelta assurda. È incredibile che si costruisca radici socialiste con un quarto di secolo di ritardo". Per concludere: "Nemmeno il Pci oscillava tra laicismo fondamentalista minoritario e giustizialismo caudillista. Deve formarsi una forza nuova per favorire aggregazioni che nascano da questa crisi, un confronto tra moderati del centrodestra e democratico riformisti del centrosinistra". L’operazione "costituente di centro", dunque, è partita. Obiettivo: creare un centro alleato stabilmente con la sinistra. Primo step: un gruppo parlamentare rappresentativo di un movimento (i Democratici Riformisti, magari) che si collochi a metà tra il Pd, che più centrista di così non può essere, e l’Udc, che più a sinistra di così non può andare. Una sorta, insomma, di "camera di transito" in attesa della sospirata riunificazione della "diaspora centrista". Un’operazione strategica di lungo periodo che potrebbe non dispiacere agli stessi D’Alema e Bersani, liberi così di "aprire" a sinistra: già ieri ha battuto un colpo Fabio mussi, auspicando per il "dopo veltronismo" il dialogo con le forze di sinistra. E Vendola incontrerà presto il nuovo segretario del Pd. Non a caso l’operazione suscita l’interesse di Savino Pezzotta, fondatore con Bruno Tabacci della Rosa Bianca poi confluita nell’Udc: "È vero, con Rutelli abbiamo rapporti ottimi e interessanti, è un interlocutore privilegiato - conferma l’ex portavoce del Familiy Day oggi deputato casiniano - Sto lavorando per ricongiungere la diaspora centrista, non ha senso stare separati. Da presidente della costituente di centro sono interessato ad allargarla. È un’area che insieme può diventare interlocutore di altre forze. Con questa logica del maggioritario abbiamo fatto diventare maggioritari altri...". Guarda con attenzione anche il presidente del Trentino Lorenzo Dellai, che sta tirando le somme della sua storia politica considerando scenari diversi da quello regionale. Ma il primo step, come già detto, è numerico: 20 deputati e 10 senatori. Rutelli sta lavorando alla costituzione del gruppo. Dalla ex Margherita porterebbe i suoi (Mosella, Lusetti, Lusi, Lanzillotta, Vernetti, Binetti, Calgaro, forse Bobba, ma non Gentiloni né Realacci). Pronti, si dice, i tre diniani del gruppo misto Melchiorre, Tanoni e Ricardo Merlo. Più qualche dipietrista (si fanno i nomi di Pisicchio e Misiti) e alcune uscite dal partito dell’"amico Pier Ferdinando". 27 ottobre 2009
Pisanu: "Ora può nascere una terza forza moderata" di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore Teme "la nascita di un terzo schieramento rivolto ai moderati", e intravede il declino del bipartitismo. E comunque anche il bipolarismo non sta bene. Per il senatore Giuseppe Pisanu, la primarie del Pd sono state "un successo democratico" e l’arrivo di Bersani alla guida della sinistra italiana potrebbe avviare una nuova fase. Pisanuciricevenelsuoufficio di Presidente della Commissione Antimafia al V piano di palazzo San Macuto alla vigilia, tra l’altro, di una giornata molto impegnativa per la Commissione. Tre milioni di persone alle primarie del Pd. Si aspettava una partecipazione così massiccia dopo mesi di così bassa politica? "Francamente non mi aspettavo una partecipazione così ampia. Si tratta diunsuccesso democratico velato, forse, dalla scarsa affluenza giovanile ai seggi. Resta comunque il fatto che in Italia c’èun popolo della sinistra che voleva farsi sentire e imporre democraticamente la sua scelta. Il Pd ha creato l’occasione e il suo popolo l’ha colta in pieno". Crede che le primarie possano essere elemento identitario del Pd? "Continuo a ritenere che il metodo adottato sia piuttosto macchinoso e che le primarie abbiano bisogno di una più rigorosa certificazione. Ma non posso non riconoscere che il Pd è riuscito a mobilitare la sua gente e a metterla in grado di scegliersi i massimi dirigenti attraverso una competizione in campo aperto". Più rigorosa certificazione. Come? "E' un problema del Pd, a meno che nonsi voglia istituzionalizzare ilmetodo con una legge che colleghi il finanziamento pubblico all’effettiva democraticità dei partiti. In questo modosi risponderebbe meglio all’articolo49 della Costituzione (preferisce controllare, "tengo sempre una copia a portata di mano, un antico vizio") che riconosce a tutti i cittadini il diritto di associarsi per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Bersani segretario. Per la maggioranza è il risultato migliore? "Fin dalla prima dichiarazioneda segretario si è proposto come leader dell’alternativa a questa maggioranza e a questo governo. Per costruirla dovrà avanzare proposte e disporsi al confronto. Se così farà, la vita politica italiana potrà finalmente incamminarsi sulla via della normalità". Crede che la vittoria di Bersani, una nuova politica di alleanze che guarda molto verso sinistra, possa mettere in difficoltà i centristi del Pd? Magari non Franceschini, ma Rutelli che ha già annunciato l’addio "Non lo so. Sicuramente favorirà la ridislocazione di alcuni gruppi tra i due schieramenti, anche se non possiamo escludere a priori la nascita di una terza forza o di un terzo schieramento principalmente rivolto ai moderati". Sarà coinvolto anche il Pdl? "Penso che il Pdl non subirà danni specialmente se Berlusconi riprenderà la linea delle sue dichiarazioni programmatiche mettendo alla prova il Pd sui problemi più urgenti dell'economia, della società e delle istituzioni". Il sistema bipolare e bipartitico regge o va in crisi? "La ricollocazione a sinistra del Pd non mette in crisi il bipolarismo. Semmai può svuotare l’ipotesi del bipartitismo e favorire una diversa articolazione dell'intero sistema politico. Ho l'impressione che il partito di Bersani tenderà a stabilizzarsi nell’alveo del moderno socialismo europeo. Questa prospettiva potrà creare problemi a tutti i moderati del Pd, cattolici e laici". Torniamo alle primarie: ha un po’nostalgia di questa partecipazione vera anche incavolata? L’atto di nascita del Pdl non è stato questo esempio di partecipazione… "Ciò che conta non è come un partito nasce, ma come cresce...". Gran attivismo sul fronte delle Fondazioni: D’Alema (Italiani Europei), Fini (Fare Futuro), Montezemolo (Italia Futura), la sua, Medidea. Correnti al posto dei "vecchi" partiti? "Non direi. Ho l’impressione però, che le Fondazioni siano nate per supplire a evidenti carenze di partiti politici che non riescono più a funzionarecome"intellettuale collettivo" e a confrontarsi con la forza delle idee". Cita Gramsci... "Il suo moderno principe aveva testa e cuore, oltre ad una volontà egemonica che certo non rimpiango". 27 ottobre 2009ù
Casini: "Nuovo partito nel 2010" L'Udc si presenterà da sola alle regionali ma nel 2010 darà vita al nuovo partito. Lo ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini a margine di un convegno alla Camera. "L'Udc -ha affermato - si presenta come tale alle regionali e poi, nel 2010, ci sarà un partito nuovo in grado di fare la differenza e aggregare sulla base di valori comuni". 27 ottobre 2009
2009-10-26 Bersani, primo giorno da segretario Pier Luigi Bersani è il segretario del Pd. "Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti" ha detto il leader eletto del Partito democratico. Non c'è stato da attendere tutta la nottata per conoscere l'esito dello scrutinio delle primarie del pd che hanno eletto il nuovo leader: le percentuali ricevute dai tre candidati alle primarie, suscettibili di poche variazioni nel computo definitivo delle schede, sono chiare: Bersani è primo con il 53%, Franceschini e Marino si sono fermati rispettivamente al 34,1% e al 13,8. C'è quindi la conferma del risultato del congresso che ha coinvolto 450 mila iscritti (Bersani 55,1%, Franceschini 36,9%, Marino 7,9%). quello che Bersani e Franceschini hanno perso nelle primarie è stato recuperato da Marino. Intorno alle 23 è stato Dario Franceschini, segretario uscente, a presentarsi nella sala stampa della sede del partito in largo del nazareno per dare l'annuncio che Pierluigi Bersani era saldamente in testa. un gesto conciliante e di stile politico quello di franceschini, che sottolinea innanzitutto "la straordinaria partecipazione" alle primarie che ha sfiorato i tre milioni di cittadini. poi aggiunge: "i dati usciranno più tardi e non saranno geograficamente omogenei, ma emerge con chiarezza che bersani è il nuovo segretario. gliene do atto. gli ho già telefonato. la scelta è stata quella dei nostri elettori". nel ringraziare il pd per aver collaborato alla sua gestione, Franceschini si è messo subito a disposizione del nuovo segretario. Bersani, dopo aver rivolto parole di stima nei confronti di Franceschini e Ignazio Marino ("lavoreremo insieme per il nostro partito"), fa un primo discorso d'investitura: "voglio cominciare con l'orgoglio per quanto successo oggi. tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia. è una vittoria di tutti. e nella vittoria di tutti c'è la mia vittoria". Il nuovo segretario conferma le correzioni che intende introdurre nella vita del partito: "farò il leader del pd, ma lo farò a modo mio. sarà un partito senza padroni, non di un uomo solo, ma un collettivo di protagonisti. Il pd è un grande partito popolare e questa sarà la chiave del mio lavoro. Il mio primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali e per prima cosa incontrerò un gruppo di artigiani a prato perchè bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori". bersani accenna subito a un cambiamento di linguaggio che allude a novità politiche: "preferisco che il pd si definisca un partito dell'alternativa piuttosto che dell'opposizione, perchè l'alternativa comprende anche l'opposizione ma non sempre è vero il contrario. stare in un angolo a urlare non porta a nulla". Non c'è stato il tanto temuto ribaltamento del risultato ottenuto tra gli iscritti che avrebbe creato un doppio voto di difficile gestione e non è stato necessario tornare all'assemblea congressuale per l'elezione del segretario, ipotesi che secondo lo statuto del partito si rende necessaria qualora nessuno dei candidati superi il 50% nelle primarie. Bersani ribadisce a questo proposito quello che aveva detto alla vigilia delle primarie: "gli iscritti e gli elettori non sono due razze diverse". dello stesso parere è massimo D'Alema: "c'è stata una scelta chiara che dimostra che gli iscritti al pd non sono marziani". Chi invece ha sostenuto Franceschini, come l'onorevole Roberto Giochetti, sottolinea che il successo delle primarie indica che "questo metodo di elezione del leader non è più modificabile". è l'unica stoccata polemica verso Bersani e D'Alema che aveva manifestato qualche perplessità verso primarie che nel caso di elezione del segretario del partito possono capovolgere il risultato indicato dagli iscritti. anche marino tende la mano a bersani: "avrà la forza per lavorare ad allontanare questa destra che sta lasciando dietro di sè solo rovine". e aggiunge: "sono soddisfatto per i risultati della mia mozione. vuol dire che i temi dell'ambiente e dell'energia, la lotta al precariato, la diminuzione delle tasse per chi vive di lavoro dipendente o pensione e i diritti per tutti diventano temi che entrano di forza nel dna del pd". con Bersani potrebbe prendere forma un pd più radicato sul territorio, impegnato nella politica delle alleanze piuttosto che nel ribadire la "vocazione maggioritaria" che piaceva a Walter Veltroni e Franceschini in un disegno sostanzialmente bipartitico del sistema politico, ma anche un partito più sensibile ai problemi del mondo del lavoro e più collocato a sinistra. la prima sfida per bersani è la scadenza delle elezioni regionali in calendario nel marzo 2010. non è escluso che le correzioni che il nuovo segretario del pd ha intenzione di introdurre nel partito non provochino separazioni individuali o di gruppo. Per ora, l'unico divorzio annunciato è quello di Francesco Rutelli, ex presidente della margherita e tra i fondatori del pd. 26 ottobre 2009
Pd, Rutelli: "Andrò con Casini ma non subito..." Francesco Rutelli lascia il Pd per andare con Pierferdinando Casini? "Andrò con Casini, ma non subito e non solo". Così il presidente del Copasir risponde ad una domanda. "In questi due anni - dice Rutelli - il Pd ha sprecato un patrimonio anziché costruirne uno nuovo. Avremmo dovuto cambiare terreno di gioco, allenatore, squadra, pallone, modulo tattico, perfino i tifosi. Dopo quindici anni era evidente che lo schema dell'Unione era finito. Bisognava cambiare tutto. E invece non è cambiato niente. Il Pd è senza ceti produttivi. Vota per noi soltanto il 13-14% dei piccoli imprenditori. Ne votavano di più per il vecchio Partito comunista. Siamo senza operai, senza ceto popolare". "Il discorso che Veltroni fece nel 2007 al Lingotto e una conduzione battagliera della campagna elettorale del 2008 - prosegue il presidente del Copasir - hanno portato il Pd a conquistare un terzo dei voti. Da allora lo stesso Veltroni si è affidato a un eclettismo senza baricentro politico, non è mai più arrivata una proposta chiara. Gli elettori hanno percepito soltanto un rumore di fondo remoto e confuso. Così, mentre Berlusconi detta l'agenda al paese, nel nostro campo da un lato i moderati sono sempre più attratti da Casini e dall'altro guardano a Di Pietro, che batte solo su un punto 'Berlusconi è un mascalzone', e se incontra sulla propria strada il presidente della Repubblica, non risparmia neppure lui. Nemmeno il Pci si era mai sognato di oscillare tra un laicismo fondamentalista minoritario e un giustizialismo caudillista". "Abbiamo subito una perdita strategica di rappresentanza - prosegue - tanto più grave quanto più sono cominciate le difficoltà del presidente del Consiglio. Per riparare, il Pd si sbilancia a sinistra, e così peggiora la situazione, si isola. Una scelta ancora più assurda nel momento in cui il centrodestra si sbilancia a destra a favore di Bossi, Fini è in grandissima difficoltà e il terreno competitivo diventa quello moderato. E ancora più incredibile dopo che gli ultimi risultati elettorali, a cominciare da quello tedesco, ci dicono che la tradizione socialista è in crisi anche nei paesi in cui aveva riscosso i maggiori successi". "È incredibile - incalza Rutelli - che il Pd si costruisca radici socialiste con un quarto di secolo di ritardo e molta sinistra è andata a destra. Per essere riformisti, insomma non bisogna stare necessariamente nel Pd. A destra ci sono socialisti come lo stesso Berlusconi, Tremonti, Brunetta. Frattini è diventato socialista venendo dal Manifesto. Bondi era comunista. Maroni viene addirittura da Democrazia Proletaria...". E allora? "Deve formarsi una forza nuova - dice Rutelli nel libro di Vespa - per favorire aggregazioni che nascano da questa crisi, un confronto tra moderati del centrodestra e democratico-riformisti del centrosinistra". Ho capito, gli dice il giornalista: Rutelli se ne va con Casini... "Casini - risponde Rutelli - ma non subito e non solo". 26 ottobre 2009
Le cinque sfide di Bersani di Pietro Spatarotutti gli articoli dell'autore Il difficile comincia adesso. Gli elettori hanno scelto Pier Luigi Bersani e lo hanno fatto con una prova di partecipazione straordinaria ("dopo tutto quello che gli facciamo", diceva qualcuno ieri mattina ai seggi). Adesso è il momento di partire: là fuori c’è un paese in crisi che ribolle. Bisogna rimettersi in carreggiata per affrontare le grandi sfide dei prossimi mesi. Ne indichiamo cinque. L'OPPOSIZIONE Ormai siamo in una situazione quasi di pre-crisi. Il duello Berlusconi-Tremonti, la pesante autonomia di Fini e infine la "bossizzazione" del governo costituiscono una miccia che può far saltare in aria l’esecutivo. L’emergenza democratica ha raggiunto ormai livelli di guardia. Bersani è consapevole che dovrà condurre le truppe unite in una battaglia che sarà piena di insidie. Per questo non basterà più, fanno sapere i suoi uomini, essere intransigenti con la destra. Siamo in una fase nella quale bisogna essere inflessibili ma anche avere la capacità di indicare una strada alternativa per portare il Paese fuori dal pantano. Cominciando da un tema caldissimo, quello del lavoro. Insomma, opposizione e alternativa. LE REGIONALI A marzo si misurerà la capacità espansiva del nuovo corso del Pd. Tutti gli occhi sono puntati sulle 13 sfide regionali. Ci sono alcune Regioni, delle 11 governate dal centrosinistra, dove sarà difficile recuperare: il Lazio, sicuramente, dopo lo scandalo Marrazzo. Ma anche la Campania e la Calabria. L’accordo con l’Udc su Burlando lascia qualche speranza per la Liguria. E’ chiaro che per farcela servono buone alleanze. Quali? Vanno viste situazione per situazione cercando di costruire quelle che Bersani chiama "convergenze democratiche di progresso". Ciò deve avvenire sulla base di programmi chiari. Con questa chiave si risolve anche il dilemma Udc sì-Udc no. Un rischio però va evitato: se il voto così ravvicinato non andrà troppo bene, non si cominci a sparare sul quartier generale. LA QUESTIONE MORALE Questo Pd che riesce ancora a mobilitare tre milioni di elettori non può permettersi nemmeno la più piccola macchia. Quel che è successo in Puglia (scandalo sanità) o in Campagnia (il killer con la tessera in tasca) non deve accadere più. Bisogna stare attenti, spiega Bersani, a "infiltrazioni e deviazioni". Noi crediamo che il nuovo segretario debba avere la forza di introdurre un codice etico severissimo: chi è indagato è sospeso dal partito, chi è condannato viene cacciato. Non si può consentire che si possa pensare: sono tutti uguali. Il popolo delle primarie non vuole essere in questo campo, nemmeno lontanamente, uguale. RINNOVAMENTO Non c'è dubbio: il Pd ha bisogno di una scossa. Bersani deve riuscire a mettere alla prova una generazione nuova che si è già fatta le ossa a livello locale e che lui ha coltivato in questi mesi. Si tratta di una classe dirigente che può portare nuove culture, nuove sensibilità e freschezza politica. Dobbiamo cancellare il metodo della cooptazione, dicono al suo staff, i dirigenti si misurano sul campo: anche con il voto, anche con le primarie. IL PARTITO E L'UNITA' Il segretario ha da oggi davanti a sé il compito più difficile: costruire il partito, rafforzare la "ditta". Quindi: circoli, gruppi dirigenti aperti, iscritti, militanti e volontari. Come l'Avis o una bocciofila, ha detto spesso Bersani: insomma un partito popolare. Poi però serve anche trovare strumenti nuovi che rendano più fecondo il rapporto non solo con gli iscritti. Perché ci sono quei tre milioni che vanno coinvolti e tenuti insieme: la chiave giusta forse è nel mix internet e referendum. Sui temi caldi bisogna far contare gli elettori. Se il nuovo segretario riuscirà a rendere vivo questo rapporto il Pd avrà una marcia in più. Però attenzione: questa grande spinta delle primarie chiede anche unità. Ieri ai seggi in molti dicevano: abbiamo votato, adesso basta liti. Il lungo congresso ha diviso, ovviamente, perché ognuno ha accentuato gli aspetti di differenza. Ora si tratta di tenere insieme, di valorizzare passioni, competenze, capacità. Da oggi in qualche modo il Pd torna uno. E quindi c’è un solo modo per evitare i ricorrenti allarmi di scissione ai quali il nuovo segretario non ha mai dato però molto credito ("schermaglie politiche", ha detto): dare spazio a tutti, farli sentire a casa propria, fare gioco di squadra. Questo Bersani lo sa. Come sa anche che servono metodo e regole. E alla fine si deve combattere tutti per lo stesso obiettivo. Detto in due parole: mandare a casa Berlusconi e pensare a un’Italia migliore. 26 ottobre 2009
Primarie, il popolo democratico sceglie il segretario AFFLUENZA, DATO DEFINITIVO: TRE MILIONI Sono circa tre milioni gli elettori che hanno votato alle primarie del Pd per eleggere il segretario. È il dato definitivo sull'affluenza quando ormai Pier Luigi Bersani è diventato il nuovo segretario dei Democratici. BERSANI: "SARO' SEGRETARIO DI TUTTI" "Voglio cominciare con l'orgoglio per quanto successo oggi. Tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia". Sono le prime parole con cui Pier Luigi Bersani ha annunciato la propria vittoria alle primarie. "È una vittoria di tutti. E nella vittoria di tutti c'è la mia vittoria", conclude il nuovo segretario. "Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti". "per prima cosa domani incontrerò un gruppo di artigiani a Prato perchè bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori". "Voglio rivolgere una parola di amicizia e rispetto per Dario Franceschini e Ignazio Marino. Lavoreremo insieme per il nostro partito". MARINO: "NOSTRA MOZIONE TRA 10 E 20 PER CENTO" Nonostante non sia stato eletto segretario, Ignazio Marino è soddisfatto per il risultato delle primarie del Pd. "Se i dati saranno confermati, la nostra mozione è tra il 10 e il 20 per cento", ha detto il senatore in una conferenza stampa alla sede del Pd. Oggi, ha sottolineato, "è un grandissimo giorno, un bellissimo momento per il Pd, ma anche per l'Italia. I temi portati avanti dalla mia mozione, come i diritti civili per tutti, la difesa dell'ambiente, la lotta contro il precariato, entrano di diritto nel dna del Pd". "Se si confermeranno i primi dati", ha proseguito Marino, "Pier Luigi Bersani uscirà da queste primarie eletto democraticamente, e questo sarà un altro grande risultato per il partito". FRANCESCHINI: "PRIMARIE ORA IRREVERSIBILI" C'è stato un "riconoscimento della sovranità del popolo delle primarie e da oggi nessuno potrà più mettere in discussione l'irreversibile decisione che il segretario va eletto con le primarie". COMITATO FRANCESCHINI: "BERSANI AL 48%" "I dati pervenuti al nostro Comitato evidenziano la vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie per le elezioni del segretario del Pd con un risultato che si attesta attorno al 48%". È quanto si legge in una nota diffusa dal Comitato Franceschini. A ROMA AVANTI BERSANI I primi dati che emergono dallo spoglio delle schede nelle circa 250 sezioni allestite nella capitale per le elezioni primarie del Partito democratico, ancora in corso, sembrano premiare Pierluigi Bersani. Vengono in particolar modo dalle periferie i primi risultati ufficiosi dello spoglio delle schede, le urne si sono chiuse alle ore 20. Nella votazione per la scelta del segretario nazionale i dati provenienti da circoli come Magliana, Donna Olimpia, Trullo, Montesacro, Quadraro, Ponte Mammolo, San Giovanni di Dio e Vigne Nuove vedono Pierluigi Bersani in vantaggio su Dario Franceschini ed Ignazio Marino. Notevoli i distacchi segnati tra Bersani e gli alti due candidati in particolar modo in sezioni come Magliana e Donna Olimpia. ALL'ESTERO E ONLINE MARINO OK A Parigi vince Marino con 150 voti. Seguono Franceschini con 115 voti e Bersani con 75. Nella circoscrizione Europa 1, il voto online premia Marino con 366 voti, seguono Bersani con 274 e Franceschini con 187. Marino avanti anche in Europa 2, con 452 voti. Seguono Bersani con 290 voti e Franceschini con 255. MILANO: 15% DEI SEGGI, BERSANI IN TESTA Quando è stato completato lo spoglio del 15% delle sezioni di Milano e provincia, la mozione Bersani risulta al 53,41% delle preferenze, Franceschini al 31,84% e Marino al 14,75%. LE PRIME REAZIONI DAI COMITATI Il comitato a sostegno di Pier Luigi Bersani sostiene di aver superato il 50 per cento alle primarie del Pd. Aria più mogia al comitato per Franceschini, mentre buon morale al quartier generale di Marino, che in alcune grandi città sarebbe la seconda mozione. A ZAGAROLO VINCE FRANCESCHINI Su 904 voti validi, Franceschini 460, Bersani 318, Marino 126. ROMA, A VIA DEI GIUBBONARI VINCE BERSANI Nel seggio allestito all'interno della storica sezione di via dei Giubbonari, Roma, 970 i votanti totali: 416 Bersani, 270 Franceschini, 252 Marino. MIGLIAVACCA: SICURAMENTE PIU' DI 2 MILIONI E MEZZO DI VOTI Sono stati "sicuramente più di 2 milioni e mezzo" i votanti alle primarie per scegliere il segretario del Partito Democratico. Il dato definitivo si avrà "nel corso della nottata". Lo ha detto Maurizio Migliavacca, responsabile della commissione nazionale del Pd per le primarie. TRASTEVERE: BERSANI IN TESTA COL 42 PER CENTO, SEGUE MARINO Concluso lo spoglio nel seggio di via Natale del Grande a Trastevere, Roma: Bersani 42%, Marino 32%, Franceschini 26%. PRIMISSIMI DATI, TRA ROMA E GENOVA Intanto alcuni seggi hanno già completato le operazioni di scrutinio. Alcuni dati arrivano da Genova, dove nel seggio di Poggio San Bernardo risultano vincitori Bersani a livello nazionale e Basso per la segreteria regionale. Questi i risultati: Bersani 15; Franceschini 12, Marino 5. Regionali Basso 18, Cofferati 10, Pasero 4. A Roma, al seggio di Fonte Nuova, Bersani 451 voti, Franceschini 268, Marino 141. ALTA AFFLUENZA, SI VOTA ANCORA IN TUTTA ITALIA Chiusi alle 20 i seggi per le primarie del Pd, dopo tredici ore di voto. Ma in molti gazebo sono segnalate ancora persone in fila, che verranno fatte votare fino all'ultima prima di cominciare lo scrutinio. Specie nelle grandi città e al Centro-Sud molti presidenti di seggio hanno chiesto istruzioni sul da farsi, vista la presenza in molti casi di cittadini in coda. L'indicazione è stata di permettere di votare alle persone che alle 20 erano entrate nei seggi o si erano messe in fila ai gazebo. Questo implicherà uno slittamento della comunicazione sia della affluenza definitiva, e soprattutto dei risultati. Gli organizzatori si attendevano un'affluenza intorno ai due milioni di persone, cifra toccata alle 17.30 e destinata a crescere. Il che implica un'allungamento dei tempi dello scrutinio delle schede. PONTICELLI, PARENTE DI UN BOSS ALLONTANATO DAL SEGGIO Elettore allontanato dal seggio perchè familiare del boss Sarno. L'episodio è accaduto a Ponticelli. Come ricostruito dalla polizia, l'uomo si è presentato intorno alle 17 chiedendo di potere votare. All'identificazione, l'elettore è risultato componente della nota famiglia malavitosa del quartiere. Uno dei componenti del seggio ha richiamato l'attenzione degli altri spiegando "di non volere avere a che fare con i camorristi", invitando l'uomo ad uscire. Invito che è stato accettato senza alcuna protesta da parte dell'interessato. Stamani, invece, a Piscinola, si sono vissuti momenti di tensione per una controversia sorta per una persona che si è presentata sprovvista del certificato elettorale. Alla contestazione fatta dal seggio si è passati alla lite. L'ambiente si è surriscaldato per alcuni spintoni e schede a messe a soqquadro. È intervenuta la Digos per ripristinare la normalità. CICCHITTO METTE LE MANI AVANTI L'altissima affluenza alle primarie del Pd spinge il presidente dei deputati Pdl a correre ai ripari e minimizzare. Secondo Fabrizio Cicchitto, infatti, le primarie sarebbero "un esercizio anomalo, non chiaro, espressione di un partito allo sbando". LOMBARDIA, AFFLUENZA "OLTRE ASPETTATIVE" La Lombardia, insieme al Lazio e l'Emilia Romagna, è una regioni con l'affluenza più alta. Alle 17 di oggi nei 1.404 seggi predisposti sul territorio regionale avevano votato oltre 198mila elettori, contro i 220mila del 2007, l'anno in cui Veltroni venne eletto segretario. Una partecipazione inaspettata, tanto che i presidenti di seggio sono stati autorizzati a fotocopiare le schede in caso dovessero terminare le scorte. I seggi resteranno aperti fino alle 20. NEL LAZIO OLTRE 200MILA VOTANTI Fin dalle 7 di questa mattina, dal momento dell'apertura delle urne, lunghe file ai 650 gazebo per votare alle elezioni primarie del Pd nel Lazio. Alle ore 18, nella regione hanno votato oltre 200.000 elettori, di cui circa la metà a Roma, secondo quanto riferisce l'ufficio stampa del Partito democratico del Lazio. QUASI DUE MILIONI Sono quasi due milioni, per l'esattezza 1.962.397 i cittadini che hanno votato ai seggi del Pd per le primarie con cui scegliere il nuovo segretario. Lo ha annunciato in una breve conferenza stampa Maurizio Migliavacca, responsabile della commissione nazionale per le primarie. 20MILA AL VOTO IN ABRUZZO Sono 325 i seggi aperti da questa mattina in Abruzzo per le primarie del Pd: due i candidati in corsa per la segreteria regionale del partito, Silvio Paolucci, segretario uscente, e Fabio Ranieri, ex segretario provinciale dei Ds dell'Aquila. Intorno alle 12 avevano votato oltre 20mila elettori. Per consentire agli sfollati dell'Aquila di partecipare alle primarie sono stati allestiti tre seggi speciali sulla costa abruzzese: uno a Montesilvano (Pescara), uno a Pineto (Teramo) e uno a Giulianova (Teramo). Complessivamente sono stati organizzati 125 seggi in provincia dell'Aquila, 79 nel chietino, 53 nel pescarese e 68 nel teramano. GUARDA LA MARATONA VIDEO Più votanti rispetto al 2007. "E’ un dato straordinario" dice subito Ignazio Marino, uno dei tre candidati leader del Partito Democratico. Oltre 876mila persone hanno già votato alle primarie del Pd alle 11.30: "Nel 2007 erano solo 600.000, Un 20% di votanti in più quest'anno". Dario Franceschini, invece, ha fatto il pieno di magliette con la scritta "No alla camorra". Da Castellammare di Stabia ha ringraziato tutte le persone che sono in fila ai gazebo in tutt’Italia. "E’ una grande festa della democrazia", dice. Via Twitter ringrazia Nanni Moretti: "Grazie del voto per me. Prometto che dirò qualcosa di sinistra". Poi, insieme Jean Leonard Touadi è ripartito per Roma. Ha votato a Piacenza Pier Luigi Bersani, lasciando al partito cinquanta euro. Assieme a lui, nella Circoscrizione 2 hanno votato la moglie Daniela e le figlie Elisa e Margherita. "Ho dormito tranquillo - dice -. I normali siamo noi. Il nostro è un partito in cui con trasparenza si discute, come avviene in tutti i partiti degli altri paesi democratici. Non siamo gente strana - precisa - Non facciamo un congresso per risolvere le beghe tra di noi". Uno spirito che è stato raccolto dagli elettori: "In giro la nostra gente è di buon umore, con tutte le difficoltà e i problemi, i barocchismi dello Stato. Questo congresso ha risvegliato la nostra gente. Ci darà una spinta" . Non partecipa al voto delle primarie Piero Marrazzo. Alla decisione di autosospendersi dalla carica di presidente della Regione Lazio è infatti seguita la decisione di autosospendersi anche dal Partito democratico al quale aveva aderito tra i primi. Intanto, non mancano le contestazioni ai gazebo. Vladimir Luxuria, ex leader di Rifondazione Comunista, denuncia: "Non mi hanno fatto votare Marino". Il caso a Cento, in provincia di Ferrara. "Rispetto il regolamento del Pd - ha detto l’ex parlamentare - che impedisce a chi è stata candidata alle ultime politiche ad un partito diverso di poter esprimere la sua preferenza alle primarie. Mi auguro però che venga applicato a tutti". Mentre in un seggio a Trieste, è stato trovato un caricatore di pistola vuoto. Era diretto all’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani, candidata alla segreteria regionale del Friuli Venezia Giulia. La Digos concentra le indagini su un pregiudicato triestino. Il caricatore è stato trovato alle 10.30 nella cassetta della posta della sede delle Acli di Campo San Giacomo, dove è stato allestito uno dei seggi delle primarie. Era contenuto in una busta bianca con la scritta: "Per il Pd - stupro etnico, religioso e razziale - e per Debora Serracchiani". Rissa sfiorata a Massa. "Non mi hanno fatto votare alle primarie del Pd; è un fatto anticostituzionale", ha detto il sindaco di Massa Roberto Pucci parlando con i giornalisti all'uscita del seggio a Mirteto. "Mi sono presentato al seggio - ha raccontato Pucci - e ho chiesto le schede elettorali, ma il presidente ha impedito alla scrutatrice, che invece lo voleva fare, di consegnarmi le schede". Il sindaco e il presidente di seggio si sono offesi a vicenda, quasi arrivando alle mani, anche perchè alcuni presenti invitavano a gran voce il sindaco a votare. Sono così dovuti intervenire agenti della Digos che hanno separato i due e hanno invitato il sindaco a uscire dal seggio. Il giorno della verità. Dopo quasi tre mesi di campagna elettorale, la sfida per la segreteria del Pd arriva al giorno delle primarie. Si sfidano Pierluigi Bersani, ex ministro uscito vincente dalle consultazioni dei circoli, Dario Franceschini, attuale segretario del Pd, e Ignazio Marino, senatore chirurgo, candidato outsider. Arriva quindi a conclusione una corsa che darà un leader al più grande partito d'opposizione e che si è sviluppata lungo diversi mesi in un dibattito partecipato sui principali temi di discussione nel partito. La sua forma e la sua organizzazione, il rapporto tra iscritti ed elettori,l'utilizzo delle primarie, il radicamento territoriale. La linea politica, i rapporti con la maggioranza e con le altre forze d'opposizione. E poi i temi cruciali attorno ai quali combattere la destra e contendersi il consenso dei cittadini: il lavoro, la crisi economica, l'ambiente, i diritti civili. Mentre in tutte le città d'Italia 70 mila volontari terranno aperti i seggi dalle 7 alle 20, sul sito de l'Unità sarà disponibile una speciale copertura della giornata: cronache dai seggi e dai gazebo del Pd dove si sceglie il nuovo segretario, un video racconto che ripercorrerà tutta la storia di queste primarie, fotogallery, interviste ai tre candidati e molto altro. Una diretta video con Youdem, con i video realizzati dai sostenitori Pd, e una vera e propria maratona elettorale, sia in versione testuale che su video in streaming (dalle 18,30 in poi) in collaborazione con Red Tv (canale 890 Sky) e Radio Città Futura. Collegamenti dalla redazione de l'Unità, dalla sede del Pd e dai circoli in tutta Italia. Aggiornamenti in tempor eale e commento dei risultati con il direttore Concita De Gregorio, Lucia Annunziata, Claudio Caprara, Stefano Balassone e tanti altri. Nell'attesa dei risultati, un buon modo per ripercorrere la campagna è scorrere i tanti contenuti ospitati da l'Unità in questi mesi: dalla satira di Virus alla campagna su Twitter, dal confronto su Youdem a quello delle Iene, dalla cronaca della convenzione nazionale alle liste dei candidati per le primarie. Dal voto degli immigrati a quello dei sedicenni, passando per quello degli italiani all'estero. Per finire coi forum ospitati da l'Unità, durante i quali redazione e lettori si sono confrontati con Pier Luigi Bersani (video), Dario Franceschini (video) e Ignazio Marino (video). Tutto per ingannare l'attesa, fino a quando arriveranno i primi risultati. 25 ottobre 2009
Pd, segreterie regionali: Serracchiani vince in Friuli Debora Serracchiani è la nuova segretaria del Pd in Friuli Venezia Giulia. L'esito delle primarie in regione non è definitivo, ma lo scarto è tale da non essere più modificato dai 20 seggi mancanti. Per l'europarlamentare di Udine ci sono 25mila voti pari al 51,5 per cento contro il 36,5 di Vincenzo Martines che ha avuto 17.700, quasi il 12 per cento invece per Anna Maria Carloni 5.800 voti. Deborah Serracchiani sfiora il 54 per cento a Udine, raggiunge il 53,5 a Gorizia, il 48,8 per cento a Pordenone, a Trieste il 47. La Serracchiani sosteneva la mozione di Franceschini che però è risultato nettamente battuto da Bersani, che ha raggiunto 45 per cento contro il 39 del segretario uscente. Per Marino il 15,6 per cento. I votanti in Friuli Venezia Giulia oltre 52.000. Sarà il ballottaggio fra Roberto Speranza (mozione Bersani) ed Erminio Restaino (mozione Franceschini) a stabilire chi sarà invece il segretario regionale della Basilicata del Pd: i dati ufficiali sono stati diffusi dallo stesso partito. Nelle primarie di ieri - alle quali hanno partecipato 65.698 persone - Speranza ha ottenuto 23.074 voti (36,25 per cento), Restaino 22.196 (34,87). Salvatore Adduce, anche lui rappresentante della mozione Bersani, ha avvuto 18.377 voti (28,87 per cento). I votanti sono stati 65.698, i voti validi 63.647. Per il segretario nazionale, Pierluigi Bersani, con 35.773 (56,39 per cento) ha preceduto Dario Franceschini (22.441; 35,38 per cento) ed Ignazio Marino (5.221; 8,23 per cento). 26 ottobre 2009
Prodi: "Che meraviglia questa voglia di politica" di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore Chiunque vinca, il partito deve schierarsi con lui...". Ha votato on line, dagli Stati Uniti. "Ci sono riuscito, da solo, senza l’aiuto della Flavia", esulta il Professore, consapevole che "smanettare su internet" non è il suo mestiere. Da New York, adesso, alla vigilia dell’incontro in ambito Onu per discutere la sua proposta di riforma delle missioni di pace in Africa, Romano Prodi commenta il giorno delle primarie italiane. "Molto positivo - sottolinea l’ispiratore del Partito democratico - Tutta quella gente in fila davanti ai gazebo....una meraviglia, la dimostrazione di una grande voglia di politica". IL PD GRANDE ALTERNATIVA Inutile ricordare al Professore le sue primarie, quelle del 2005. Non è giorno di paragoni. "I voto di oggi (ieri, ndr.) - spiega - dimostra che quando si dà spazio alla gente, anche se ci sono tensioni e difficoltà, la gente sceglie". Per l’ex premier, però, "l’affluenza straordinaria che si è registrata in tutta Italia è la dimostrazione che il Pd può rappresentare veramente una grande alternativa. Per questo la gente si mobilita, per renderla tale" . LA NUOVA RIPARTENZA Alle 21.30 di ieri, da New York, "il Prof" non poteva conoscere ancora il responso delle urne democratiche. E manteneva assoluto riserbo sul suo voto dall’America. "Chi vincerà queste primarie, caratterizzata da tanta affluenza - spiegava - avrà la possibilità di agire con forza. Perché quella che serve al Partito democratico è una grande ripartenza. Diciamo, anzi, che bisogna partire davvero. Accidenti se non bisogna avviarsi, finalmente..." Prodi, in sostanza, è molto critico nei confronti della fase iniziale del Pd, nei confronti dei due anni che separano questo ottobre 2009 da quello che incoronò Veltroni. Non è un mistero, in sostanza, la freddezza del Professore nei confronti dell’ex segretario. A CHE SERVE IL BALLOTTAGGIO? Ma le riserve di Prodi investono anche lo Statuto del Pd. Finché è questo, ovviamente, "va rispettato" . Ma il Professore ritiene indispensabile eliminare il ballottaggio dal meccanismo. La premessa è quella che le primarie dovrebbero servire per "decidere chi sarà il candidato alla guida del governo". Per il Professore, tuttavia, "se un partito come il nostro ha il coraggio di utilizzare quello strumento per scegliere il segretario deve farlo fino in fondo, senza passaggi intermedi". PRESIDENTE? NON HO CAMBIATO IDEA Inevitabile, all’indomani di quella che il Professore definisce "la ripartenza del Partito democratico", chiedergli se le indiscrezioni che lo vorrebbero presidente di un Pd guidato - ad esempio - da Pierluigi Bersani hanno fondamento o meno. L’ex premier è categorico. "Mi dispiace - risponde il l’ex Presidente del Consiglio - Quando faccio una scelta la faccio fino in fondo. Non a caso rispondo da New York, dove mi trovo per le Nazioni Unite". Il Prof, vorrebbe dedicarsi soprattutto all’impegno per l’Africa che gli dovrebbe essere riconfermato in ambito Onu. "Ho dimostrato già che non sono uno che non tentenna quando prende una decisione - ricorda Prodi - Vale anche questa volta. Lo ripeto, però: chiunque vinca tutto il partito dovrà schierarsi con lui". 26 ottobre 2009
2009-10-25 Primarie, il popolo democratico sceglie il segretario 18.45 - QUASI DUE MILIONI Sono quasi due milioni, per l'esattezza 1.962.397 i cittadini che hanno votato ai seggi del Pd per le primarie con cui scegliere il nuovo segretario. Lo ha annunciato in una breve conferenza stampa Maurizio Migliavacca, responsabile della commissione nazionale per le primarie. 18.30 - 20MILA AL VOTO IN ABRUZZO Sono 325 i seggi aperti da questa mattina in Abruzzo per le primarie del Pd: due i candidati in corsa per la segreteria regionale del partito, Silvio Paolucci, segretario uscente, e Fabio Ranieri, ex segretario provinciale dei Ds dell'Aquila. Intorno alle 12 avevano votato oltre 20mila elettori. Per consentire agli sfollati dell'Aquila di partecipare alle primarie sono stati allestiti tre seggi speciali sulla costa abruzzese: uno a Montesilvano (Pescara), uno a Pineto (Teramo) e uno a Giulianova (Teramo). Complessivamente sono stati organizzati 125 seggi in provincia dell'Aquila, 79 nel chietino, 53 nel pescarese e 68 nel teramano. GUARDA LA MARATONA VIDEO Più votanti rispetto al 2007. "E’ un dato straordinario" dice subito Ignazio Marino, uno dei tre candidati leader del Partito Democratico. Oltre 876mila persone hanno già votato alle primarie del Pd alle 11.30: "Nel 2007 erano solo 600.000, Un 20% di votanti in più quest'anno". Dario Franceschini, invece, ha fatto il pieno di magliette con la scritta "No alla camorra". Da Castellammare di Stabia ha ringraziato tutte le persone che sono in fila ai gazebo in tutt’Italia. "E’ una grande festa della democrazia", dice. Via Twitter ringrazia Nanni Moretti: "Grazie del voto per me. Prometto che dirò qualcosa di sinistra". Poi, insieme Jean Leonard Touadi è ripartito per Roma. Ha votato a Piacenza Pier Luigi Bersani, lasciando al partito cinquanta euro. Assieme a lui, nella Circoscrizione 2 hanno votato la moglie Daniela e le figlie Elisa e Margherita. "Ho dormito tranquillo - dice -. I normali siamo noi. Il nostro è un partito in cui con trasparenza si discute, come avviene in tutti i partiti degli altri paesi democratici. Non siamo gente strana - precisa - Non facciamo un congresso per risolvere le beghe tra di noi". Uno spirito che è stato raccolto dagli elettori: "In giro la nostra gente è di buon umore, con tutte le difficoltà e i problemi, i barocchismi dello Stato. Questo congresso ha risvegliato la nostra gente. Ci darà una spinta" . Non partecipa al voto delle primarie Piero Marrazzo. Alla decisione di autosospendersi dalla carica di presidente della Regione Lazio è infatti seguita la decisione di autosospendersi anche dal Partito democratico al quale aveva aderito tra i primi. Intanto, non mancano le contestazioni ai gazebo. Vladimir Luxuria, ex leader di Rifondazione Comunista, denuncia: "Non mi hanno fatto votare Marino". Il caso a Cento, in provincia di Ferrara. "Rispetto il regolamento del Pd - ha detto l’ex parlamentare - che impedisce a chi è stata candidata alle ultime politiche ad un partito diverso di poter esprimere la sua preferenza alle primarie. Mi auguro però che venga applicato a tutti". Mentre in un seggio a Trieste, è stato trovato un caricatore di pistola vuoto. Era diretto all’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani, candidata alla segreteria regionale del Friuli Venezia Giulia. La Digos concentra le indagini su un pregiudicato triestino. Il caricatore è stato trovato alle 10.30 nella cassetta della posta della sede delle Acli di Campo San Giacomo, dove è stato allestito uno dei seggi delle primarie. Era contenuto in una busta bianca con la scritta: "Per il Pd - stupro etnico, religioso e razziale - e per Debora Serracchiani". Rissa sfiorata a Massa. "Non mi hanno fatto votare alle primarie del Pd; è un fatto anticostituzionale", ha detto il sindaco di Massa Roberto Pucci parlando con i giornalisti all'uscita del seggio a Mirteto. "Mi sono presentato al seggio - ha raccontato Pucci - e ho chiesto le schede elettorali, ma il presidente ha impedito alla scrutatrice, che invece lo voleva fare, di consegnarmi le schede". Il sindaco e il presidente di seggio si sono offesi a vicenda, quasi arrivando alle mani, anche perchè alcuni presenti invitavano a gran voce il sindaco a votare. Sono così dovuti intervenire agenti della Digos che hanno separato i due e hanno invitato il sindaco a uscire dal seggio. Il giorno della verità. Dopo quasi tre mesi di campagna elettorale, la sfida per la segreteria del Pd arriva al giorno delle primarie. Si sfidano Pierluigi Bersani, ex ministro uscito vincente dalle consultazioni dei circoli, Dario Franceschini, attuale segretario del Pd, e Ignazio Marino, senatore chirurgo, candidato outsider. Arriva quindi a conclusione una corsa che darà un leader al più grande partito d'opposizione e che si è sviluppata lungo diversi mesi in un dibattito partecipato sui principali temi di discussione nel partito. La sua forma e la sua organizzazione, il rapporto tra iscritti ed elettori,l'utilizzo delle primarie, il radicamento territoriale. La linea politica, i rapporti con la maggioranza e con le altre forze d'opposizione. E poi i temi cruciali attorno ai quali combattere la destra e contendersi il consenso dei cittadini: il lavoro, la crisi economica, l'ambiente, i diritti civili. Mentre in tutte le città d'Italia 70 mila volontari terranno aperti i seggi dalle 7 alle 20, sul sito de l'Unità sarà disponibile una speciale copertura della giornata: cronache dai seggi e dai gazebo del Pd dove si sceglie il nuovo segretario, un video racconto che ripercorrerà tutta la storia di queste primarie, fotogallery, interviste ai tre candidati e molto altro. Una diretta video con Youdem, con i video realizzati dai sostenitori Pd, e una vera e propria maratona elettorale, sia in versione testuale che su video in streaming (dalle 18,30 in poi) in collaborazione con Red Tv (canale 890 Sky) e Radio Città Futura. Collegamenti dalla redazione de l'Unità, dalla sede del Pd e dai circoli in tutta Italia. Aggiornamenti in tempor eale e commento dei risultati con il direttore Concita De Gregorio, Lucia Annunziata, Claudio Caprara, Stefano Balassone e tanti altri. Nell'attesa dei risultati, un buon modo per ripercorrere la campagna è scorrere i tanti contenuti ospitati da l'Unità in questi mesi: dalla satira di Virus alla campagna su Twitter, dal confronto su Youdem a quello delle Iene, dalla cronaca della convenzione nazionale alle liste dei candidati per le primarie. Dal voto degli immigrati a quello dei sedicenni, passando per quello degli italiani all'estero. Per finire coi forum ospitati da l'Unità, durante i quali redazione e lettori si sono confrontati con Pier Luigi Bersani (video), Dario Franceschini (video) e Ignazio Marino (video). Tutto per ingannare l'attesa, fino a quando arriveranno i primi risultati. 25 ottobre 2009
Primarie, il popolo democratico sceglie il segretario Più votanti rispetto al 2007. "E’ un dato straordinario" dice subito Ignazio Marino, uno dei tre candidati leader del Partito Democratico. Oltre 876mila persone hanno già votato alle primarie del Pd alle 11.30: "Nel 2007 erano solo 600.000, Un 20% di votanti in più quest'anno". Dario Franceschini, invece, ha fatto il pieno di magliette con la scritta "No alla camorra". Da Castellammare di Stabia ha ringraziato tutte le persone che sono in fila ai gazebo in tutt’Italia. "E’ una grande festa della democrazia", dice. Via Twitter ringrazia Nanni Moretti: "Grazie del voto per me. Prometto che dirò qualcosa di sinistra". Poi, insieme Jean Leonard Touadi è ripartito per Roma. Ha votato a Piacenza Pier Luigi Bersani, lasciando al partito cinquanta euro. Assieme a lui, nella Circoscrizione 2 hanno votato la moglie Daniela e le figlie Elisa e Margherita. "Ho dormito tranquillo - dice -. I normali siamo noi. Il nostro è un partito in cui con trasparenza si discute, come avviene in tutti i partiti degli altri paesi democratici. Non siamo gente strana - precisa - Non facciamo un congresso per risolvere le beghe tra di noi". Uno spirito che è stato raccolto dagli elettori: "In giro la nostra gente è di buon umore, con tutte le difficoltà e i problemi, i barocchismi dello Stato. Questo congresso ha risvegliato la nostra gente. Ci darà una spinta" . Non partecipa al voto delle primarie Piero Marrazzo. Alla decisione di autosospendersi dalla carica di presidente della Regione Lazio è infatti seguita la decisione di autosospendersi anche dal Partito democratico al quale aveva aderito tra i primi. Intanto, non mancano le contestazioni ai gazebo. Vladimir Luxuria, ex leader di Rifondazione Comunista, denuncia: "Non mi hanno fatto votare Marino". Il caso a Cento, in provincia di Ferrara. "Rispetto il regolamento del Pd - ha detto l’ex parlamentare - che impedisce a chi è stata candidata alle ultime politiche ad un partito diverso di poter esprimere la sua preferenza alle primarie. Mi auguro però che venga applicato a tutti". Mentre in un seggio a Trieste, è stato trovato un caricatore di pistola vuoto. Era diretto all’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani, candidata alla segreteria regionale del Friuli Venezia Giulia. La Digos concentra le indagini su un pregiudicato triestino. Il caricatore è stato trovato alle 10.30 nella cassetta della posta della sede delle Acli di Campo San Giacomo, dove è stato allestito uno dei seggi delle primarie. Era contenuto in una busta bianca con la scritta: "Per il Pd - stupro etnico, religioso e razziale - e per Debora Serracchiani". Rissa sfiorata a Massa. "Non mi hanno fatto votare alle primarie del Pd; è un fatto anticostituzionale", ha detto il sindaco di Massa Roberto Pucci parlando con i giornalisti all'uscita del seggio a Mirteto. "Mi sono presentato al seggio - ha raccontato Pucci - e ho chiesto le schede elettorali, ma il presidente ha impedito alla scrutatrice, che invece lo voleva fare, di consegnarmi le schede". Il sindaco e il presidente di seggio si sono offesi a vicenda, quasi arrivando alle mani, anche perchè alcuni presenti invitavano a gran voce il sindaco a votare. Sono così dovuti intervenire agenti della Digos che hanno separato i due e hanno invitato il sindaco a uscire dal seggio.
Il giorno della verità. Dopo quasi tre mesi di campagna elettorale, la sfida per la segreteria del Pd arriva al giorno delle primarie. Si sfidano Pierluigi Bersani, ex ministro uscito vincente dalle consultazioni dei circoli, Dario Franceschini, attuale segretario del Pd, e Ignazio Marino, senatore chirurgo, candidato outsider. Arriva quindi a conclusione una corsa che darà un leader al più grande partito d'opposizione e che si è sviluppata lungo diversi mesi in un dibattito partecipato sui principali temi di discussione nel partito. La sua forma e la sua organizzazione, il rapporto tra iscritti ed elettori,l'utilizzo delle primarie, il radicamento territoriale. La linea politica, i rapporti con la maggioranza e con le altre forze d'opposizione. E poi i temi cruciali attorno ai quali combattere la destra e contendersi il consenso dei cittadini: il lavoro, la crisi economica, l'ambiente, i diritti civili. Mentre in tutte le città d'Italia 70 mila volontari terranno aperti i seggi dalle 7 alle 20, sul sito de l'Unità sarà disponibile una speciale copertura della giornata: cronache dai seggi e dai gazebo del Pd dove si sceglie il nuovo segretario, un video racconto che ripercorrerà tutta la storia di queste primarie, fotogallery, interviste ai tre candidati e molto altro. Una diretta video con Youdem, con i video realizzati dai sostenitori Pd, e una vera e propria maratona elettorale, sia in versione testuale che su video in streaming (dalle 18,30 in poi) in collaborazione con Red Tv (canale 890 Sky) e Radio Città Futura. Collegamenti dalla redazione de l'Unità, dalla sede del Pd e dai circoli in tutta Italia. Aggiornamenti in tempor eale e commento dei risultati con il direttore Concita De Gregorio, Lucia Annunziata, Claudio Caprara, Stefano Balassone e tanti altri. Nell'attesa dei risultati, un buon modo per ripercorrere la campagna è scorrere i tanti contenuti ospitati da l'Unità in questi mesi: dalla satira di Virus alla campagna su Twitter, dal confronto su Youdem a quello delle Iene, dalla cronaca della convenzione nazionale alle liste dei candidati per le primarie. Dal voto degli immigrati a quello dei sedicenni, passando per quello degli italiani all'estero. Per finire coi forum ospitati da l'Unità, durante i quali redazione e lettori si sono confrontati con Pier Luigi Bersani (video), Dario Franceschini (video) e Ignazio Marino (video). Tutto per ingannare l'attesa, fino a quando arriveranno i primi risultati. 24 ottobre 200
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-10-29 Pd, la sfida di Bersani tra riforme bipartisan e alleanze a sinistra di Emilia Patta commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 29 ottobre 2009 Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani (Afp) L'Economist: "Marrazzo si è dimesso dopo lo scandalo. Berlusconi no" "Abbiamo parlato un po' di tutto: di informazione, di Parlamento, delle leggi che stanno arrivando". Nel suo terzo giorno da segretario del Pd Pier Luigi Bersani incontra il presidente della Camera Gianfranco Fini, il più autorevole sostenitore della necessità di riforme bipartisan proprio mentre il premier rilancia a tutto campo su presidenzialismo, Senato federale e giustizia, per fare un primo punto dei temi in agenda. Subito dopo l'incontro "cordiale" con il presidente del Senato Schifani. Non è un mistero che il Pdl, e in primis Silvio Berlusconi, guardano alla leadership di Bersani – sostenuta da Massimo D'Alema – come a una concreta possibilità di riprendere il dialogo sulle riforme, giustizia compresa. In molti ricordano che una sostanziale divisione delle carriere dei magistrati con la conseguente divisione in due del Consiglio superiore della magistratura era prevista nel testo approvato dalla bicamerale presieduta da D'Alema nel '97. E la concretezza pragmatica del nuovo leader, unita alla sua dichiarata volontà di fare un'opposizione non urlata ma basata sui problemi concreti della gente, lo accreditano agli occhi del centro-destra come meno anti-berlusconiano dei suoi predessori. Ma mancano pochi mesi alle elezioni regionali, fissate per il 28 marzo. E per il Pd è prioritario ricostruire la tela delle alleanze di centro-sinistra strappata dalla veltroniana "vocazione maggioritaria". Prima Di Pietro – che Bersani si è visto costretto a confermare come alleato indispensabile pur rimarcando le differenze, a cominciare dal no del Pd alla piazza anti-Cavaliere – poi Nichi Vendola, leader di Sinistra e libertà. E anche, dopo più di un anno di gelo, il leader di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e quello del Pdci Oliviero Diliberto. Nomi che gli elettori del Pd non erano più abituati neanche a sentire nominare. È vero che il centro della strategia delle alleanze del neo-segretario e del suo sponsor più autorevole, ossia lo stesso D'Alema, resta l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Un incontro è fissato per la prossima settimana. È anche vero, però, che l'8% di Di Pietro è assolutamente indispensabile per tentare di tenere botta alle urne conservando almeno qualche regione di peso. Ed è difficile immaginare un dialogo sulle riforme, soprattutto sulla giustizia, mentre si tessono alleanze e accordi elettorali con l'Idv e i partiti della sinistra radicale. Dopo le regionali, forse, se ne potrà riparlare. Intanto la proposta del Pdl è già sul tavolo: una o più bicamerali per riscrivere insieme la Costituzione. 29 ottobre 2009
2009-10-27 Bersani riparte da Pmi e lavoro dall'inviato Emilia Patta Martedí 27 Ottobre 2009 VIDEO C6.TV / Francesco Rutelli: "Basta con il centrosinistra su vecchi binari" Rutelli: "Presto con Casini". Bersani: "Accetti la sfida Pd" Il primo giorno di Bersani, nel distretto del tessile a Prato Lavoro e precarietà le priorità del nuovo segretario Prodi: "Bersani rinnoverà il Pd" SPECIALE / Prato, il lato oscuro del commercio MAPPA / Lo spoglio dei voti regione per regione ANALISI / Le sfide di Bersani: gestione unitaria e regionali (di Lina Palmerini) FOTO / Code ai seggi in tutta Italia "Dai nostri archivi" Il primo giorno di Bersani, nel distretto del tessile a Prato Le sfide di Bersani: gestione unitaria e regionali Quasi 3 milioni alle primarie Pd. "Bersani oltre il 50% dei voti" Primarie: in mattinata i votanti superano già gli iscritti al Pd IL PUNTO / La debolezza del Pd: sceglie un leader, non un candidato premier PRATO - Aiuti diretti alle piccole imprese strozzate dalla crisi e sostegno ai redditi delle famiglie. Riparte da qui, da Prato, "in uno dei luoghi centrali di questa crisi", la sfida di Pierluigi Bersani nel suo primo giorno da segretario del Partito democratico. Prato: distretto tessile in affanno stretto tra la delocalizzazione delle fabbriche in Cina e nell'Europa dell'Est e la concorrenza in loco, spesso sleale, delle ditte gestite da cinesi. Già migliaia i posti di lavoro perduti. E a giugno, dopo 63 anni, il comune è stato conquistato dal centro-destra. Si riparte dunque da qui, dal vulnus dentro una delle zone più "rosse" d'Italia. E si riparte innanzitutto dall'orgoglio delle file ai seggi. "È sembrato che stessimo facendo una cosa esotica, ci hanno guardato come animali da laboratorio – dice Bersani riferendosi al rito delle primarie –. E invece abbiamo dimostrato che cos'è la democrazia. In democrazia ci sono i partiti non i popoli. E noi stiamo realizzando un partito, stiamo realizzando la nostra Costituzione: lo facciano anche gli altri, si rendano trasparenti davanti ai cittadini e all'opinione pubblica". "Mi son detto, dove li porto a fare un giro questi tre milioni di cittadini che ieri hanno votato alle primarie?", scandisce Bersani nel capannone dell'orditura Villanti stipato di cronisti ed operai, tanto che per farsi vedere e sentire è costretto a salire su una sedia in una scenografia che ai più maliziosi ricorda antichi comizi dal sapore "leninista". "Dove li porto? E mi è venuto in mente di portarli qui, dagli artigiani e dai lavoratori in uno dei luoghi centrali della crisi". Molti i piccoli imprenditori. Ma anche alcuni lavoratori cinesi, a rappresentare la comunità dagli occhi a mandorla più popolosa d'Italia. Né mancano i cartelli dei cassintegrati già da mesi senza più assegno. Famiglie e imprese, dice Bersani: "Bisogna mettere un po' di soldi nelle tasche degli italiani, migliaia di famiglie in queste settimane hanno paura e vedono che di tutto si parla fuorché dei loro problemi". E ancora: "Bisogna venire incontro alle piccole imprese direttamente: non si possono dare i soldi alle banche che poi li danno alle imprese, occorre darli direttamente alle imprese". Liquidità, e subito, per dare respiro alle imprese strozzate e che stanno chiudendo. E poi una vera manovra anti-crisi, quella manovra che il governo non ha avuto il coraggio di fare. "Berlusconi e Tremonti vengano in Parlamento almeno una volta a parlare della crisi, possibilmente in modo non onirico. E se c'è da fare qualche sforzo per aiutare lavoratori, piccole imprese e famiglie, un grande sforzo collettivo, noi siamo pronti". Al Pdl che, a partire dal presidente del Senato Renato Schifani, si augura che la vittoria di Bersani apra la porta a una stagione di riforme, il neosegretario del Pd risponde che no, la parola dialogo "è una parola malata che io non userò: esiste il termine confronto e il confronto si fa in Parlamento. Noi siamo pronti a discutere delle cose che interessano alla gente: se il governo viene con le proprie proposte noi avremo le nostre, l'agenda non la può fare solo il governo". Bersani ribadisce quindi il profilo di un'opposizione "generosa" che non si limiti ad opporsi ma che contenga in sè un progetto di alternativa: "Non solo urla, che non portano niente alla gente che vogliamo rappresentare". E "generosa" sarà anche la politica delle alleanze: ieri i primi contatti con Pierfedinando Casini e Nichi Vendola, nei prossimi giorni incontri con tutte le opposizioni. La vittoria di Bersani fa calare il sipario sulla strategia veltroniana dell'autosufficienza, e lo stesso neosegretario ritorna a parlare di Ulivo: "Ho sempre detto che nel movimento dell'Ulivo c'era il sapore di una grande riscossa civica, non era solo un'operazione politica. E questo è un punto che intendo riprendere". Tornano le alleanze, a tutto campo. Ne gioisce non a caso anche il leader del Pdci Oliviero Diliberto, uno dei fondatori dell'Ulivo che fu: "Bersani ha promesso di tornare a un sistema di alleanze". E Antonio di Pietro? Telefonata di congratulazioni d'obbligo, ma l'ex pm già tuona contro possibili inciuci: "Bersani scelga, o si mette a dialogare con Berlusconi o con noi". Martedí 27 Ottobre 2009
2009-10-26 Lavoro e precarietà le priorità del nuovo segretario Bersani 26 ottobre 2009 Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Pd (Afp Phto/Andreas Solaro) "Il mio primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali". Il nuovo segretario del Pd, Pier Luigi Bersani indica ai microfoni di Cnrmedia, le priorità che intende affrontare dopo l'elezione che domenica - secondo i dati definitivi - ha visto la partecipazione di circa 3milioni di elettori. "Si è creato un muro di gomma tra sistema politico, media e condizioni reali. Cercherò di abbattere questo muro" ha aggiunto Bersani. La prima uscita pubblica del nuovo segretario sarà proprio in uno dei distretti economici più colpiti dalla crisi: quello tessile di Prato. "Incontrerò un gruppo di artigiani a Prato perchè bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori". Il leader Pd dovrebbe arrivare nella cittá laniera intorno alle 15 di oggi, e incontrare artigiani e lavoratori, anche se i dettagli e il luogo dell'incontro sono ancora in via di definizione. Il distretto del tessile è in affanno, stretto tra la delocalizzazione delle fabbriche in Cina e nell'Europa dell'Est, e la "concorrenza sleale" in loco delle ditte gestite da cinesi, spesso irregolari e abusive. La crisi, a Prato, ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro. Dopo 63 anni di giunte di sinistra, alle amministrative di giugno il Comune è stato conquistato dal centrodestra, con il sindaco Roberto Cenni (Pdl). L'alta partecipazione è stata un po' la sorpresa della giornata, dopo che nelle scorse settimane tutti i candidati avevano indicato i 2 milioni come l'obiettivo realistico per queste primarie, e la vicenda-Marrazzo aveva fatto temere qualche ripercussione sulla partecipazione. Gli elettori del Pd, invece, si sono recati alle urne in tanti anche questa volta, dopo le primarie che incoronarono Romano Prodi nel 2005 e quelle di Walter Veltroni nel 2007, e in molti casi ci sono state file ai seggi. Il popolo delle primarie ha decretato il cambio della guida del partito attribuendo all'ex ministro del governo Prodi oltre il 50 per cento dei consensi, quota necessaria per non rimettere le sorti del partito a un nuovo pronunciamento dell'assemblea nazionale. Il segretario uscente, Dario Franceschini, si sarebbe fermato al 34 per cento mentre l'outsider, il medico Ignazio Marino, avrebbe strappato il 15 per cento. L'alta affluenza non ha ribaltato la tendenza emersa nei circoli, l'ipotesi di un sorpasso di Franceschini si è rivelata infondata e Massimo D'Alema non ha perso tempo per sottolineare: "La scelta è stata chiara, conferma il risultato che abbiamo avuto già nei congressi di circolo, peró con l'autorevolezza di un voto popolare. Si è dimostrato che i nostri iscritti non erano dei marziani". Dario Franceschini non ha voluto aspettare i risultati definitivi, che arriveranno solo nelle prossime ore, per riconoscere la sconfitta. Il segretario uscente ha analizzato con i suoi collaboratori i primi dati che arrivavano dalle sezioni, ha letto le proiezioni che non lasciavano margini di speranza e ha subito telefonato a Bersani per congratularsi. "Questo non è un momento di delusione, è una serata di festa per tutti, perchè ha vinto il Pd". Certo, ha aggiunto commentando l'alta affluenza al voto, da oggi "le primarie sono irreversibili". Quindi, un omaggio a Walter Veltroni che ha costruito il partito e lo ha portato al "33,4%", la rivendicazione del lavoro fatto in questi mesi ("Grazie a quel 26% possiamo ripartire") e l'assicurazione: "Continuerò a servire il partito". Ignazio Marino, intanto, si mostra soddisfatto: la sua mozione appare stabilmente sopra il 10% e, anche se i suoi avevano sperato forse qualcosa di più, commenta: "Se i dati sarannno confermati, la nostra mozione è tra il 10 e il 20%, un risultato davvero ottimo. L'elezione di Bersani è un altro grande risultato, avrà la forza di chi lo ha sostenuto e l'unità del partito". Bersani è stato l'ultimo a presentarsi nella sala conferenze del Pd:"Faró il leader ma a modo mio, come uno che pensa che non puó esistere il partito di un uomo solo ma deve essere un collettivo di protagonisti". Il neo-segretario si è detto "orgoglioso" per i tre milioni di votanti e ha tracciato le linee della sua idea di partito: popolare e di "alternativa", non solo di "opposizione", perché spesso "l'opposizione non contiene l'alternativa". Quindi, subito un segnale alle altre forze di opposizoine: "Parta da subito un confronto per costruire l'alternativa alla destra". E agli sfidanti l'onore delle armi: "Voglio dire una parola di amicizia e collaborazione a Franceschini e Marino. Lavoreremo insieme". 26 ottobre 2009
Prodi: "Bersani rinnoverà il Pd" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 ottobre 2009 "Sono davvero molto contento. Bersani ha grandi capacità e sono convinto che ben presto dimostrerà di essere non solo il leader riconosciuto di tutto il Pd, ma il rinnovatore del partito". L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi commenta così il risultato delle primarie. "Le primarie sono finite, sono state lotta vera", dice Prodi in un colloquio telefonico con Repubblica. "Ora chiedo che Bersani abbia dietro tutti, per dare agli italiani il messaggio che abbia la forza di governare". Sull'affluenza "i gufi sono stati sconfitti. Milioni di persone hanno dimostrato che il Pd è l'unica forza che può costruire un'alternativa democratica". L'ex premier esclude la possiblità di tornare alla presidenza del Pd: "Mi sono tirato da parte. Credo nella necessità di nuove leve. Sono un iscritto, darò il mio contributo come tale". Adesso, sottolinea Prodi in un altro colloquio telefonico riportato dal Corriere della Sera, "è il momento di agire con forza, coraggio e lucidità. Le primarie daranno al nuovo segretario l'autorevolezza sufficiente per impostare la propria azione politica e rispondere concretamente a quei tanti italiani" che hanno votato. "La si utilizzi: questo è il momento di dare tutto" 26 ottobre 2009
Le sfide di Bersani: gestione unitaria e regionali Analisi di Lina Palmerini commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 26 OTTOBRE 2009 Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Pd (Afp Phto/Andreas Solaro) Gestione unitaria del partito ed elezioni regionali. Ecco le due questioni politiche che da stamattina il nuovo segretario del Pd, Pierluigi Bersani, dovrà affrontare. E in qualche modo l'una è legata all'altra. La prima riguarda l'organizzazione del partito: se, cioè, Bersani intenda o no fare squadra con gli sconfitti e con le aree che rappresentano. "Con Dario e Ignazio lavoreremo insieme", è stato uno dei commenti a caldo rilasciati dal neo-leader che lascia già immaginare un coinvolgimento di Franceschini e Marino nella gestione del Pd. Anche - e soprattutto - perché il primo banco di prova del nuovo segretario saranno le elezioni regionali di primavera. "Rappresenteremo un'alternativa, non solo l'opposizione" ha messo subito in chiaro il neosegretario. E per centrare l'obiettivo il voto di marzo sarà cruciale. Una sfida difficile Un'anteprima di quanto potrà essere difficile la sfida per il Pd è già sul tavolo con lo scandalo che ha coinvolto Piero Marrazzo, Governatore del Lazio, che mette in bilico il partito anche in questa regione. Dunque, quel "lavoreremo insieme" di Bersani guarda al prossimo test elettorale e alla necessità di tenere unito il partito per evitare scissioni, piccole o grandi, e divisioni interne come è stato nella passata gestione di Walter Veltroni. Già è partito il toto-nomine su chi saranno i nuovi capigruppo e se Franceschini farà o no il presidente del Pd. Un ruolo di garanzia per tenere dentro il recinto l'area cattolica ex Popolare. "Farò il leader a modo mio". Poche parole sono bastate a Bersani per far intendere che non subirà condizionamenti e non si farà dettare la linea da nessuno. Nemmeno da Massimo D'Alema? Questo è l'altro punto interrogativo visto che l'ex ministro degli Esteri è stato il grande sponsor di Bersani. E di certo il terreno su cui D'Alema eserciterà il suo peso sarà nel confronto con il Pdl: se cioè aprirà o no un varco al dialogo sulle riforme. Ieri sera, però, Bersani sventolava sotto il naso della maggioranza gli oltre 2 milioni e mezzo di votanti alle primarie: "E' stata una prova di trasparenza, il Pdl prenda esempio". Il primo a riconoscere la vittoria di Bersani è stato Dario Franceschini. Quando non c'erano ancora i dati definitivi, l'ex segretario ha scelto di tenere una conferenza stampa per riconoscere la vittoria dell'avversario. Sottolineando però un punto fermo che dovrà rimanere nel Dna del Pd. "La primarie sono un fatto irreversibile per l'elezione del leader", ha detto Franceschini ringraziando il popolo delle primarie. E non poteva mancare lo spunto polemico di D'Alema: "Abbiamo dimostrato che gli iscritti non sono dei marziani: gli elettori hanno confermato il loro voto". A riconoscere la vittoria di Bersani anche Ignazio Marino soddisfatto dei voti ottenuti tra gli elettori. I due sconfitti si portano dietro comunque una fetta di consensi che di certo faranno valere nella composizione del nuovo Pd dell'era Bersani. 26 OTTOBRE 2009
Pb, Bersani è il nuovo segretario 3 milioni di elettori alle primarie 26 ottobre 2009 Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Pd (Afp Phto/Andreas Solaro) Sono circa tre milioni gli elettori che hanno votato alle primarie del Pd per eleggere il segretario. È il dato definitivo sull'affluenza quando ormai Pier Luigi Bersani è diventato il nuovo segretario dei Democratici. L'alta partecipazione è stata un po' la sorpresa della giornata, dopo che nelle scorse settimane tutti i candidati avevano indicato i 2 milioni come l'obiettivo realistico per queste primarie, e la vicenda-Marrazzo aveva fatto temere qualche ripercussione sulla partecipazione. Gli elettori del Pd, invece, si sono recati alle urne in tanti anche questa volta, dopo le primarie che incoronarono Romano Prodi nel 2005 e quelle di Walter Veltroni nel 2007, e in molti casi ci sono state file ai seggi. Ma l'alta affluenza non ha ribaltato la tendenza emersa nei circoli, l'ipotesi di un sorpasso di Franceschini si è rivelata infondata e Massimo D'Alema non ha perso tempo per sottolineare: "La scelta è stata chiara, conferma il risultato che abbiamo avuto già nei congressi di circolo, peró con l'autorevolezza di un voto popolare. Si è dimostrato che i nostri iscritti non erano dei marziani". Dario Franceschini non ha voluto aspettare i risultati definitivi, che arriveranno solo nelle prossime ore, per riconoscere la sconfitta. Il segretario uscente ha analizzato con i suoi collaboratori i primi dati che arrivavano dalle sezioni, ha letto le proiezioni che non lasciavano margini di speranza e ha subito telefonato a Bersani per congratularsi. "Questo non è un momento di delusione, è una serata di festa per tutti, perchè ha vinto il Pd". Certo, ha aggiunto commentando l'alta affluenza al voto, da oggi "le primarie sono irreversibili". Quindi, un omaggio a Walter Veltroni che ha costruito il partito e lo ha portato al "33,4%", la rivendicazione del lavoro fatto in questi mesi ("Grazie a quel 26% possiamo ripartire") e l'assicurazione: "Continuerò a servire il partito". Ignazio Marino, intanto, si mostra soddisfatto: la sua mozione appare stabilmente sopra il 10% e, anche se i suoi avevano sperato forse qualcosa di più, commenta: "Se i dati sarannno confermati, la nostra mozione è tra il 10 e il 20%, un risultato davvero ottimo. L'elezione di Bersani è un altro grande risultato, avrà la forza di chi lo ha sostenuto e l'unità del partito". Bersani è stato l'ultimo a presentarsi nella sala conferenze del Pd:"Faró il leader ma a modo mio, come uno che pensa che non puó esistere il partito di un uomo solo ma deve essere un collettivo di protagonisti". Il neo-segretario si è detto "orgoglioso" per i tre milioni di votanti e ha tracciato le linee della sua idea di partito: popolare e di "alternativa", non solo di "opposizione", perché spesso "l'opposizione non contiene l'alternativa". Quindi, subito un segnale alle altre forze di opposizoine: "Parta da subito un confronto per costruire l'alternativa alla destra". E agli sfidanti l'onore delle armi: "Voglio dire una parola di amicizia e collaborazione a Franceschini e Marino. Lavoreremo insieme". 26 ottobre 2009
Primarie Pd, i risultati parziali regione per regione 26 ottobre 2009 Pierluigi Bersani si conferma il più votato nelle singole regioni alle primarie del Partito democratico. Successo anche per i candidati alla segreteria regionale nelle liste a lui collegate. Con l'eccezione di Debora Serracchiani (mozione Franceschini), si profila la vittoria per la maggior parte dei candidati che sostengono l'ex ministro. Ecco i risultati, finora noti, regione per regione. Veneto Secondo dati ancora non definitivi, Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie del Pd con oltre il 50% dei voti. Da Roma il "cervellone centralizzato", non ha ancora trasmesso il dato finale dell'affluenza registrato alle 20, ora di chiusura dei seggi, nè l'esito dello spoglio, ma secondo il Pd regionale Bersani avrebbe superato il 50% in tutte le province del Veneto tranne che a Rovigo. Sempre secondo dati ancora parziali, per la segreteria regionale si profilerebbe invece il ballottaggio per la candidata della mozione Bersani Rosanna Filippin. Emilia Romagna Dopo lo spoglio di circa la metà delle sezioni (420 su 971) per la segreteria nazionale, in Emilia- Romagna Pier Luigi Bersani è al 56,62%, Franceschini al 30,93% e Marino al 12,45%. Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria regionale del Pd per la mozione Bersani è avviato alla vittoria, anche se i dati definitivi arriveranno solo in piena notte. Secondo le prime proiezioni, Bonaccini sarebbe al di sopra della soglia del 50%, utile per evitare il ballottaggio. Bonaccini dovrebbe attestarsi su un risultato di qualche punto percentuale inferiore a quello di Bersani, ma comunque tale da superare il 50%. Basilicata Sarà il ballottaggio fra Roberto Speranza (mozione Bersani) ed Erminio Restaino (mozione Franceschini) a stabilire chi sarà il segretario regionale della Basilicata del Pd: i dati ufficiali sono stati diffusi dallo stesso partito. Nelle primarie di ieri - alle quali hanno partecipato 65.698 persone - Speranza ha ottenuto 23.074 voti (36,25 per cento), Restaino 22.196 (34,87). Salvatore Adduce, anche lui rappresentante della mozione Bersani, ha avvuto 18.377 voti (28,87 per cento). I votanti sono stati 65.698, i voti validi 63.647. Umbria In Umbria Pier Luigi Bersani ha ottenuto circa il 52% dei consensi nelle primarie del Pd, secondo dati ancora parziali e riferiti a 55 comuni su 90. Dario Franceschini si attesta invece al 37% e Ignazio Marino all'11%. Riguardo alla scelta del nuovo segretario umbro, quando sono state scrutinate circa l'80% delle sezioni, nessuno dei tre candidati sembra destinato a superare il 50%. Lamberto Bottini, collegato a Bersani, sta infatti ottenedo il il 46,86% in provincia di Perugia e il 48,12% in quella di Terni, Alberto Stramaccioni, con Franceschini, il 44,72% e 33,24%, e Valerio Marinelli, collegato a Marino, l'8,35% e 12,16%. Liguria Alle ore 23, in 86 seggi scrutinati su 270 in Liguria alle Primarie del Partito Democratico si è riscontrato il 51.70% dei consensi con 13.279 voti per Pierluigi Bersani, il 32.52% con 8.353 voti per Dario Franceschini, il 15,78% con 4.054 voti per Ignazio Marino, in linea con i dati nazionali. È ancora in corso lo scrutinio delle schede per l'elezione del segretario regionale del Partito Democratico. La corsa tra Lorenzo Basso, Sergio Cofferati ed Ermanno Pasero sembra dare con certezza la vittoria a Lorenzo Basso, sostenitore della lista Bersani, che però potrebbe non raggiungere il 50% più uno dei voti necessari all'elezione immediata. Toscana I primi risultati parziali delle primarie del Pd, a quanto si è appreso, vedono Pier Luigi Bersani attestarsi attorno al 50%, Dario Franceschini al 38% circa e Ignazio Marino al 12%. A livello territoriale, il segretario regionale uscente Andrea Manciulli (che a livello nazionale ha sostenuto Bersani) sarebbe attorno al 58%, seguito da Agostino Fragai (esponente della mozione Franceschini) con il 30% e da Simone Siliani (Marino) 12%. Friuli Venezia Giulia Quando mancano poco più di 30 seggi da scrutinare, si profila, in Friuli Venezia Giulia, la vittoria di Debora Serracchiani nella corsa alla segreteria regionale del Pd. Con il 51,36% delle preferenze, infatti, l'europarlamentare, candidata della mozione Franceschini, è in testa nelle preferenze: precede Vincenzo Martines (che ha realizzato il 36,78% dei voti) e Maria Cristina Carloni che si è fermata all' 11,87% delle preferenze. Puglia Quando è stata scrutinata più della metà dei voti si profila netta la vittoria alle primarie del Pd in Puglia di Pier Luigi Bersani alla segreteria nazionale e di Sergio Blasi, sindaco di Melpignano (Lecce) e collegato alla mozione del nuovo segretario del partito, a quella regionale. Nella regione i votanti sono stati circa 160.000, contro i 260.441 delle primarie del 2007. Per la segreteria nazionale, su circa 100.000 schede scrutinate Bersani ha il 59,73% dei voti, Franceschini il 32,38 e Marino il 7,88. Per la segreteria regionale, i dati si riferiscono a circa la metà dei voti (78.083): Blasi ha il 58,42%, Michele Emiliano, sindaco di Bari e segretario regionale uscente non collegato ad alcuna mozione il 25% e Guglielmo Minervini il 16,57%. Lombardia L'affluenza degli elettori in Lombardia per le primarie del Pd, secondo gli organizzatori, ha raggiunto, a un stima più approfondita, la soglia dei 320mila (130 mila a Milano e provincia). Per quanto riguarda il segretario nazionale, quando sono stati esaminati 988 seggi su 1.393, Pier Luigi Bersani si attesta al 54,36%; Dario Franceschini al 30,32% e Ignazio Marino al 15,31%. Per quanto riguarda, invece, il segretario regionale lombardo, quando sono stati scrutinati 1.000 seggi, Maurizio Martina (mozione Bersani) ha raggiunto il 54,59%; Emanuele Fiano (mozione Franceschini) si è attestato al 29,39% e Vittorio Angiolini (Marino) al 16%. 26 ottobre 2009
Le sfide di Bersani: gestione unitaria e regionali 26 OTTOBRE 2009 Pier Luigi Bersani, nuovo segretario del Pd (Afp Phto/Andreas Solaro) Gestione unitaria del partito ed elezioni regionali. Ecco le due questioni politiche che da stamattina il nuovo segretario del Pd, Pierluigi Bersani, dovrà affrontare. E in qualche modo l'una è legata all'altra. La prima riguarda l'organizzazione del partito: se, cioè, Bersani intenda o no fare squadra con gli sconfitti e con le aree che rappresentano. "Con Dario e Ignazio lavoreremo insieme", è stato uno dei commenti a caldo rilasciati dal neo-leader che lascia già immaginare un coinvolgimento di Franceschini e Marino nella gestione del Pd. Anche - e soprattutto - perché il primo banco di prova del nuovo segretario saranno le elezioni regionali di primavera. "Rappresenteremo un'alternativa, non solo l'opposizione" ha messo subito in chiaro il neosegretario. E per centrare l'obiettivo il voto di marzo sarà cruciale. Una sfida difficile Un'anteprima di quanto potrà essere difficile la sfida per il Pd è già sul tavolo con lo scandalo che ha coinvolto Piero Marrazzo, Governatore del Lazio, che mette in bilico il partito anche in questa regione. Dunque, quel "lavoreremo insieme" di Bersani guarda al prossimo test elettorale e alla necessità di tenere unito il partito per evitare scissioni, piccole o grandi, e divisioni interne come è stato nella passata gestione di Walter Veltroni. Già è partito il toto-nomine su chi saranno i nuovi capigruppo e se Franceschini farà o no il presidente del Pd. Un ruolo di garanzia per tenere dentro il recinto l'area cattolica ex Popolare. "Farò il leader a modo mio". Poche parole sono bastate a Bersani per far intendere che non subirà condizionamenti e non si farà dettare la linea da nessuno. Nemmeno da Massimo D'Alema? Questo è l'altro punto interrogativo visto che l'ex ministro degli Esteri è stato il grande sponsor di Bersani. E di certo il terreno su cui D'Alema eserciterà il suo peso sarà nel confronto con il Pdl: se cioè aprirà o no un varco al dialogo sulle riforme. Ieri sera, però, Bersani sventolava sotto il naso della maggioranza gli oltre 2 milioni e mezzo di votanti alle primarie: "E' stata una prova di trasparenza, il Pdl prenda esempio". Il primo a riconoscere la vittoria di Bersani è stato Dario Franceschini. Quando non c'erano ancora i dati definitivi, l'ex segretario ha scelto di tenere una conferenza stampa per riconoscere la vittoria dell'avversario. Sottolineando però un punto fermo che dovrà rimanere nel Dna del Pd. "La primarie sono un fatto irreversibile per l'elezione del leader", ha detto Franceschini ringraziando il popolo delle primarie. E non poteva mancare lo spunto polemico di D'Alema: "Abbiamo dimostrato che gli iscritti non sono dei marziani: gli elettori hanno confermato il loro voto". A riconoscere la vittoria di Bersani anche Ignazio Marino soddisfatto dei voti ottenuti tra gli elettori. I due sconfitti si portano dietro comunque una fetta di consensi che di certo faranno valere nella composizione del nuovo Pd dell'era Bersani. 26 OTTOBRE 2009
2009-10-25 Alle primarie il Pd in coda, votanti a quota 2 milioni di Lina Palmerini 25 ottobre 2009 Minacce a Debora Serracchiani: un caricatore vuoto in un seggio La conta dei voti? Basterà un sms Viaggio fra i gazebo del Pd Le regole per votare ROMA - Alle 17 gli elettori delle primarie del Pd hanno quasi sfiorato quota 2 milioni: per l'esattezza 1.962.397, come ha annunciato in una breve conferenza stampa Maurizio Migliavacca, responsabile della commissione nazionale per le primarie. Oltre un raddoppio rispetto agli 825mila iscritti al Pd. Le regioni in testa sono l'Emilia Romagna con 300 mila votanti, la Lombardia con 250 mila e il Lazio con 200 mila. Erano attestati a 876.570 i votanti che fino alle 11.30 del mattino si erano messi in fila nei gazebo per scegliere il nuovo segretario del Partito. Già nelle prime quattro ore di voto i partecipanti erano stati già più dei tesserati. In gara ci sono il segretario uscente, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino. Il dato della affluenza è quello che più preoccupa gli sfidanti in gara soprattutto dopo lo scandalo che ha investito il Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, da ieri autosospesosi dagli incarichi istituzionali. "È una grande festa della democrazia" ha detto Franceschini. E Bersani si dice convinto che le primarie abbiano "risvegliato" la nostra gente e se sarà eletto si aspetta "collaborazione da tutti". Entusiasta Marino che dopo i primi dati sulla partecipazione esulta: "Siamo già al 20% in più rispetto alle primarie di Veltroni del 2007, un successo". Sono circa 10mila i seggi in Italia dove si potrà votare per scegliere il leader del partito: i gazebo resteranno aperti fino alle 20 di questa sera. Solo in tarda nottata gli organizzatori del partito prevedono di poter dare il risultato finale dello spoglio delle schede. Bersani ha votato a Piacenza accompagnato dalla moglie, Daniela, e le figlie. Si è messo in fila e al suo turno ha versato 50 euro di contributo. "Stanotte ho dormito tranquillo" dice. Dario Franceschini. A sorpresa va in mattinata a Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, diventata nota dopo il caso delle infiltrazioni di esponenti della camorra nel Pd. Il segretario uscente ha voluto portare il suo incoraggiamento a chi sta seguendo le operazioni di voto e a tutti i militanti e iscritti napoletani. Alla sede del circolo ha indossato una delle magliette con la scritta "No alla camorra". Il segretario uscente ha votato nel pomeriggio al gazebo di Piazza del Popolo a Roma. E online dagli Stati Uniti ha votato pure l'ex premier Romano Prodi. In mattinata è arrivato l'endorsement di Nanni Moretti. "Andrò a votare, sono a favore delle primarie, e sceglierò Dario Franceschini", dice il regista romano che fu protagonista nel 2002 del famoso "J'accuse" contro i big dei Ds e Margherita. "Con questi dirigenti non vinceremo mai", disse in una manifestazione di 7 anni fa a Piazza Navona in un palco affollato di big dei due partiti. 25 ottobre 2009
Primarie: i votanti superano già gli iscritti al partito democratico di Lina Palmerini 25 ottobre 2009 Minacce a Debora Serracchiani: un caricatore vuoto in un seggio La conta dei voti? Basterà un sms Viaggio fra i gazebo del Pd Le regole per votare ROMA - Sono 876.570 gli elettori del Pd che fino alle 11.30 del mattino si sono messi in fila nei gazebo per scegliere il nuovo segretario del Partito. Un dato che già supera, sia pure di poco, gli 825mila iscritti al Pd. Finora un motivo di soddisfazione per gli organizzatori: in quattro ore di voto i partecipanti sono stati già più dei tesserati. In gara ci sono il segretario uscente, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino. Il dato della affluenza è quello che più preoccupa gli sfidanti in gara soprattutto dopo lo scandalo che ha investito il Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, da ieri autosospesosi dagli incarichi istituzionali. "È una grande festa della democrazia" ha detto Franceschini. E Bersani si dice convinto che le primarie abbiano "risvegliato" la nostra gente e se sarà eletto si aspetta "collaborazione da tutti". Entusiasta Marino che dopo i primi dati sulla partecipazione esulta: "Siamo già al 20% in più rispetto alle primarie di Veltroni del 2007, un successo". Sono circa 10mila i seggi in Italia dove si potrà votare per scegliere il leader del partito: i gazebo resteranno aperti fino alle 20 di questa sera. Solo in tarda nottata gli organizzatori del partito prevedono di poter dare il risultato finale dello spoglio delle schede. Bersani ha votato a Piacenza accompagnato dalla moglie, Daniela, e le figlie. Si è messo in fila e al suo turno ha versato 50 euro di contributo. "Stanotte ho dormito tranquillo" dice. Dario Franceschini. A sorpresa va in mattinata a Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, diventata nota dopo il caso delle infiltrazioni di esponenti della camorra nel Pd. Il segretario uscente ha voluto portare il suo incoraggiamento a chi sta seguendo le operazioni di voto e a tutti i militanti e iscritti napoletani. Alla sede del circolo ha indossato una delle magliette con la scritta "No alla camorra". Il segretario uscente ha votato nel pomeriggio al gazebo di Piazza del Popolo a Roma. E online dagli Stati Uniti ha votato pure l'ex premier Romano Prodi. In mattinata è arrivato l'endorsement di Nanni Moretti. "Andrò a votare, sono a favore delle primarie, e sceglierò Dario Franceschini", dice il regista romano che fu protagonista nel 2002 del famoso "J'accuse" contro i big dei Ds e Margherita. "Con questi dirigenti non vinceremo mai", disse in una manifestazione di 7 anni fa a Piazza Navona in un palco affollato di big dei due partiti. 25 ottobre 2009
Viaggio fra i gazebo del Pd di Nicoletta Cottone 25 ottobre 2009 Sedi storiche del Pd e gazebo: sono oltre 10mila le postazioni per votare alle primarie del Pd. Nella Capitale, a via Scarlatti, ai Parioli, hanno messo anche fuori una serie di sedie per chi attende di votare. Molte le persone con i capelli bianchi che si presentano all'appello del Pd. "Bisogna far sentire la propria voce - dice Giuseppe – e questa è un'occasione per dire a gran voce che l'opposizione c'è ed è vigile". Giovanna vota nel quartiere accanto a Rebibbia, in via Palombini. "Vado a votare ma vorrei dire ai vertici del partito che c'è voglia di nuovo. Mi sarei aspettata di vedere archiviata la vecchia guardia e di trovare in lista l'aria nuova che l'opposizione dovrebbe respirare". Per Marcella, invece, "è una giornata di democrazia, che dovrebbe insegnare qualcosa anche ai partiti della maggioranza, che ingoiano ogni giorno diktat dall'alto". Alle ore 13, ha detto il presidente della commissione regionale per il congresso Francesco D'Ausilio, sono stati oltre 100 mila i cittadini di Roma e Lazio che hanno votato alle primarie del Pd negli oltre 650 seggi della regione aperti dalle 7 di stamattina fino alle 20. Rispetto alle cifre di due anni fa, spiega ancora, c'è un calo attorno al 30%, ma si parla comunque "di numeri molto importanti: in qualche seggio è stato necessario fotocopiare d'urgenza i registri che quest'anno sono molto importanti perché c'è un albo pubblico degli elettori". Un calo che molti imputano all'effetto della vicenda Marrazzo. "Voglio dare un segnale positivo a questo paese alla deriva", ha detto una cinquantenne in fila al gazebo di piazza Mazzini, a Roma. Molti pareri di elettori viaggiano anche on line sul sito del Pd. Per Marco, per esempio, 2 euro per il voto sono un furto. "La volta precedente - dice – se ne pagava uno ed era facoltativo". Ma c'è gente, invece, che esce dai gazebo sventolando la ricevuta dell'offerta che supera di molto la somma richiesta per votare. "È un autofinanziamento giusto per un atto di democrazia all'interno del partito", commenta Martina. Anna, invece, non trova giusto che il voto per scegliere il segretario del Pd sia allargato anche ai non iscritti. Ai gazebo non sono mancati i problemi. In un seggio del quartiere Piscinola di Napoli c'è stata una lite, con tanto di intervento della Polizia. In un seggio delle primarie del Pd a Trieste è stato trovato un caricatore di pistola vuoto, con minacce contro l'europarlamentare Debora Serracchiani, candidata alla segreteria regionale del Pd del Friuli Venezia Giulia (mozione Franceschini). La Digos della Questura del capoluogo giuliano, intervenuta sul posto, ha concentrato le indagini su un pregiudicato triestino che già in passato si è reso protagonista di numerosi episodi analoghi. In Sicilia l'afflusso è "superiore alle previsioni", commenta il responsabile della consultazione elettorale nell'Isola, Enzo Napoli. In piazza Politeama, a Palermo, c'è la coda per votare. In Lombardia e a Milano dalle prime ore del mattino l'affluenza ai seggi è ritenuta "buona e soddisfacente" dai funzionari del partito. L'unico problema - spiegano dal Pd - è stata qualche difficoltà dei votanti a trovare le sedi di voto. A Milano sono stati allestiti 92 seggi, 326 nella provincia, 1.404 in tutta la Lombardia, distribuiti tra i circoli di partito, le sedi di associazioni e i classici gazebo, davanti ai quali a metà mattinata si sono formate le prime file di elettori che attendevano il proprio turno per votare. 25 ottobre 2009
Lo scrutinio? Con un sms di Lina Palmerini 25 ottobre 2009 "Dai nostri archivi" Expo, strada stretta Milano Santa Giulia, i sogni infranti della old new town Marino sogna un partito senza correnti L'Europa svolta a destra Tutte le regole per esercitare il "dovere civico" del voto
Ma come funzionerà la raccolta dei voti per decretare il vincitore delle primarie? Con tanti sms. La tecnologia corre in aiuto del Partito democratico che ovviamente non dispone delle strutture del Viminale per scrutinare tutte le schede elettorali dei circa 10mila seggi aperti fino alle 22 di questa sera. In pratica ciascun seggio è dotato di un codice di identificazione - un Pin - che il presidente del seggio dovrà scrivere nell'sms da inviare al centro di elaborazione nazionale seguito dal dato sull'affluenza. Un Pin più numero dei partecipanti: questo è il format di tutti gli sms dai 10mila gazebo. Questa mattina alle 11 il primo test sull'affluenza: il prossimo sarà alle 17 e l'ultimo alle 20. Diverso il meccanismo per la raccolta dei dati del vincitore. Qui i numeri di telefono a cui inviare l'sms sono tre e corrispondono ai candidati: uno per Franceschini, uno per Bersani, uno per Marino. Dunque, il presidente del seggio manderà tre sms ai tre numeri di telefono con i corrispondenti voti raccolti in quel seggio. Stesso meccanismo: Pin più numero di voti di ciascun candidato. Ma c'è anche un meccanismo di salvataggio in caso di problemi tecnici: è stato attivato un numero verde al quale il presidente del seggio potrà chiamare dando il codice identificativo e i dati raccolti. Tutte le rilevazioni confluiranno nella sede centrale di Roma e saranno elaborate da Accenture, società di consulenza aziendale e sviluppo di sistemi software. A coordinare tutte le operazioni di raccolta dati Vanina Rapetti che stamattina ha già tirato un sospiro di sollievo. "Alle 11 è andato tutto bene ma di test ne avevamo fatti tanti in queste settimane". 25 ottobre 2009
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